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Chi lava i panni sporchi?

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La risposta alla domanda è meno banale di quanto si potrebbe pensare. Ci si aspetterebbe, infatti, che in un’epoca ipertecnologica come la nostra chiunque fosse in grado di caricare una lavatrice, infilare un misurino di detersivo nell’apposito cassetto, selezionare un programma di lavaggio a caso e premere il tasto ON. Il tutto senza causare l’allagamento dell’intero stabile e il successivo tempestivo intervento dei vigli del fuoco. E invece no. Almeno secondo i creativi degli spot televisivi, evidentemente persuasi di rivolgersi a un pubblico dall’apertura mentale di un predicatore dell’ottocento.

Qui la recente pubblicità della lavatrice Samsung “Ecolavaggio”.

Reputo molto interessante il prodotto in questione: un elettrodomestico in linea con le sempre più pressanti richieste di sostenibilità ambientale e risparmio economico. Tuttavia il modo in cui viene proposto si rivela un pazzesco autogol.

La sequenza sembra concentrarsi sulle conflittualità che caratterizzano i rapporti madre-figlia durante la crescita: prima la bambina che viene pescata a impiastricciarsi il viso con il rossetto della mamma, poi la ragazza adolescente in procinto di uscire con addosso un corto abito rosso, seguita dallo sguardo torvo dalla mamma-rompipalle (e rigorosamente inquadrata dal basso dalla telecamera, per catturare l’attenzione dell’osservatore maschio -al quale comunque lo spot NON si rivolge- con un paio di belle gambe), e si conclude con l’immagine della figlia ormai adulta che spiega alla mamma-matusa i prodigi della nuova lavatrice. E lo slogan: “forse la mamma non ha sempre ragione”, a sottendere che, da che mondo è mondo, il bucato è sempre stato roba da donne. Sono loro che strofinano via le macchie dai capi delicati di tutta la famiglia, loro le depositarie della conoscenza in merito all’alchimia di detersivi necessaria a conservare il candore orginario delle lenzuola di casa, loro che dividono minuziosamente i capi per colore per evitare pericolosi viraggi. Loro, cioè noi.

Possibile che nel 2013 le pubblicità si ostinino a veicolare ruoli sessuali così rigidi, stereotipati e senza alcuna attinenza con la realtà?

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Dalla pagina fb di Dash Italia

La rappresentazione della donna unicamente in veste di angelo del focolare-domestica tuttofare (o puttana) è estremamente riduttiva di quella che è la complessità del ruolo della donna nella nostra società e rischia di svuotare di significato tutte le rivendicazioni femministe portate avanti negli ultimi anni. Le donne NON hanno una naturale vocazione per i ruoli di cura e i lavori domestici. Questa mistificazione trae origine dal ruolo a cui le donne sono state relegate per secoli, privando l’evoluzione del contributo originale e creativo del 50% del genere umano, ed è stata malauguratamente avvallata anche da Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Mulieris Dignitatem”, nella quale venivano esaltate le “naturali” doti di sottomissione e abnegazione della donna. Oggi come oggi solo i fautori del patriarcato, reazionari e maschilisti possono condividere questo tipo di immagine.

Senza contare che queste pubblicità non risultano stereotipate solo per quel che riguarda il genere femminile. Come devono sentirsi gli uomini, raffigurati come eterni beoti non-autosufficienti, apparentemente convinti dell’esistenza di una fata del bucato, che preleva i panni sporchi dalla cesta e li deposita lavati e stirati dopo qualche giorno nel cassetto giusto? SVEGLIA! Nessun uomo vuole essere dipendente da qualcuno per quel che riguarda il bucato o le pulizie, così come nessuna donna aspira a una condizione di subordinazione economica! Questi sono retaggi di un passato patriarcale che ha poca o nulla attineneza con la realtà odierna.

C’è un gran desiderio di parità.



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