Ho letto che i magistrati hanno sostituito gli scrittori al Salone del libro di Torino. Scrivono libri e riempiono le sale con le loro presentazioni lasciando gli scrittori a bocca asciutta. Molti si sono stupiti per questo. Perché? a me sembra talmente normale.
La gente vuole realtà nella narrazione di questi tempi.E’ un processo evidente ma di cui i più ancora non si rendono conto. Il formato del reality, del documentario, del memoir stanno influenzando la narrazione in tutti i campi, sia il cinema, che la letteratura stanno e faranno sempre più i conti con questa evidenza. La cronaca interessa alla gente, la mafia interessa alla gente, la criminalità intressa alla gente, la questione dell’immigrazione interessaalla gente, i problemi personali interessano alla gente. Non dico sia giusto o sbagliato, riporto semplicemente quello che sta succedendo. E chi può raccontarlo meglio degli esperti nel settore?
Uno scrittore che fa l’ impiegato e racconta la mafia non imbroglia più nessuno. Gli mancano i dettagli per rendere reale il racconto. I lettori ormai sono troppo smaliziati. Salgari, fosse di questi anni, non troverebbe nessuno disposto a pubblicarlo. C’è necessità di sentire che gli avvenimenti sono vissuti in prima persona. L’invenzione pura ha fatto il suo tempo (a parte per la lettaratura per l’ infazia ovviamente…) Non c’è niente di peggio per me di chi si improvvisa a parlare di cose che non conosce, come fa la stragrande maggioranza dei “giallisti” italiani. E secondo me a poco serve lo scrupoloso lavoro di ricerca, se non si conosci personalmente i fatti, i luoghi le persone implicate nella narrazione.
Se fai l’impiegato racconta le ingiustizie del tuo ufficio piuttosto. Parla di qualcosa di tuo. O vai a farti una passeggiata in riva al mare piuttosto e raccontala. Chi meglio di te può raccontarla?
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