Nonostante l’accordo raggiunto tra Atene e i partner europei sul piano di aiuti per il paese ellenico, Mosca non nega la possibilità che possa esercitare ulteriori sforzi per una maggiore cooperazione Russia-Grecia. Già a giugno era stata trovata un’intesa preliminare per il passaggio del gasdotto Turkish Stream sul territorio greco. E non a caso gli Stati Uniti sono stati osservatori interessati nelle ore più dure della crisi ellenica. In questi anni la Grecia ha visto accrescere l’influenza di altri paesi, vecchi e nuovi partner commerciali. Tra questi anche la Cina che ha investito ingenti somme (soprattutto sullo sviluppo portuale, isole comprese) fin da prima dello scoppio della crisi economica. Ma la stessa Germania, sebbene principale sponsor dell’austerity in Europa, non ha mai troppo nascosto il proprio interesse per il paese ellenico. Nel 2011 (governo Papandreu) l’allora ministro dell’Economia tedesco, Philipp Rösler, si recò in Grecia in compagnia di una delegazione di imprenditori, a conferma della volontà di investire e incrementare la competitività del paese. Interesse che è effettivamente cresciuto, se si considera il numero non indifferente di aziende tedesche – circa 120, secondo i dati riportati da l’Espresso di recente – in territorio greco. O l’esempio di Deutsche Telecom che attualmente detiene il 60% di Ote, la compagnia telefonica di Stato. E ancora Fraport (società aeroportuale di Francoforte), interessata alla privatizzazione degli aeroporti regionali dopo aver già reso propri alcuni tra i più importanti (Corfù, Rodi e Creta). Sul fronte dell’export, quello tedesco verso la Grecia è cresciuto in pochi anni fino a quattro miliardi e 955 milioni del 2014, e interessa diversi settori, dai prodotti chimici agi alimentari dalla meccanica all’elettronica. E l’Italia? Le cose tra Roma e Atene sono di segno opposto. Le esportazioni dell’Italia verso Atene, infatti, nei primi tre mesi del 2015 sono calate del 4,4%. Secondo le elaborazioni della Camera di Commercio di Milano e della Camera di Commercio di Monza e Brianza, l’interscambio tra i due paesi, sempre nei primi tre mesi, è valso complessivamente quasi 1,6 miliardi di euro, di cui oltre 1,4 miliardi di euro riguardano il settore manifatturiero. Cento milioni di euro è invece il valore dei prodotti agricoli scambiati, di cui il 70% riguarda le importazioni. Nel 2014 l’export italiano ha retto rispetto all’anno precedente (+0,1%) mentre è risultato in crescita l’import (+2%). Sugli investimenti, poi, occupiamo uno spazio minore, pari a 2,3 miliardi di dollari, che equivale a circa lo 0,7% degli investimenti esteri italiani nell’Ue.
(anche su T-Mag)
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