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Chi pone un ordine?

Creato il 04 febbraio 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno

Le modalità interattive dovrebbero essere oggetto di studio di una disciplina, ma mi domando: qual è la scienza o la disciplina che studia la struttura, le trasformazioni, i tratti comuni a ogni forma di modalità interattiva? Se ci guardiamo intorno troviamo varie discipline che si occupano di “comportamento”, dalla sociologia alla psicologia, dalla filosofia all’antropologia, ecc., e, se facciamo eccezione per qualche scuola sociologica, sono poche gli indirizzi che si sono occupate del comportamento reciproco in quanto tale; non mi risulta che ci sia una disciplina specifica che abbia come suo oggetto autonomo lo studio delle modalità interattive (o del comportamento reciproco). Lo studio del comportamento viene abbracciato da quella disciplina che va sotto il nome di “etologia”, (da ethos: comportamento, costume); tuttavia, l’etologia circoscrive questo studio al comportamento animale, quindi a un tipo di comportamento “regolato” dall’istinto. Nel mio caso, occupandomi non semplicemente del comportamento in quanto tale, bensì del “comportamento reciproco” al di fuori di regole condivise, allora si tratta di analizzare come un comportamento viene regolato da un altro comportamento dando forma a nuovi tipi di relazione.
Ora, tutto può essere classificato come comportamento reciproco: se leggo un libro di storia o di economia, incontro dei personaggi che interagiscono con altri personaggi, consumatori che interagiscono con venditori, lavoratori con imprenditori, scrittori che interagiscono con lettori. Tuttavia, se tutto può essere classificato come tale è perché diamo per scontato di sapere a priori cosa sia un comportamento reciproco. D’altro canto, non possiamo partire da una definizione estensiva o referenziale dell’oggetto di studio, come se esso fosse qualcosa di squadernato davanti agli occhi. E se qualcuno avesse già in mente cosa sia un comportamento reciproco, ebbene, domanderai: sulla base di quali criteri ha stabilito che si tratti di un comportamento reciproco? Il più delle volte c’è chi pensa che si può parlare di comportamento reciproco quando due individui agiscono o si influenzano reciprocamente; ma se un individuo interagisce con tavolo o con una sedia, o parla davanti alla tomba di un suo caro, possiamo parlare anche in casi siffatti di comportamento reciproco? Naturalmente quel qualcuno mi risponderebbe di no, perché ha già stabilito che il tavolo non sia un individuo con il quale interagire, e quindi non è “un soggetto che si comporta”. E se, invece, quell’individuo interagisce con lo spirito totemico incorporato nel tronco di un albero, possiamo parlare di comportamento reciproco? Lo spirito totemico è un soggetto dotato di comportamento? Come faccio a includere ciò che ha un comportamento e ad escludere ciò che non ha un comportamento?
Arrivando al nocciolo della questione, la domanda allora è la seguente: in base a che qualcuno stabilisce qualcosa? Potrei anche scrivere che il mio problema comincia nel momento stesso in cui mi chiedo come “emerge” un comportamento reciproco, come si “modifica” e come si “stabilizza” sino a trasformarsi in un comportamento socialmente condiviso. Oppure: è possibile indicare delle modalità in base alle quali emerge, si modifica o si stabilizza una forma relazione sociale? Il problema che mi si pone è: da dove cominciare? Qualsiasi disciplina io posso interrogare per rispondere a questa domanda, dall’antropologia culturale alla sociologia, dalla psicologia all’etologia, ecc., ognuna presuppone già il suo oggetto di analisi: la cultura, la società, la psiche, il soggetto, il comportamento, cioè ogni disciplina presuppone già il suo ordine di cose; per cui rispondere alla domanda “come emerge un ordine” presuppone già l’idea di possedere un ordine. Chi presuppone di avere l’oggetto di analisi, si pone già nella condizione di possedere l’oggetto. Un presupposto sostiene l’altro. Con ciò voglio dire che l’ordine delle cose è già stato posto, che è già stato stabilito. Allora mi chiedo: chi è il “soggetto” che pone l’ordine e in forza di che cosa lo pone? Se stabilire o assegnare un ordine vuol dire “porre”, allora la domanda è: «In virtù (o in forza) di che cosa si crea la condizione di porre?». Questa sono diventate per me le domande cruciali da cui sono ripartito per rispondere alla domanda come emerge un ordine, perché soltanto nel momento in cui ho risposto a questa domanda posso cominciare a capire come esso si modifica e come si stabilizza.


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