Chi salvereste dalla fine del mondo?

Creato il 06 novembre 2014 da Tiziana Zita @Cletterarie

Con buona pace del calendario Maya e dei molti profeti di sventure che proliferano sul web, pare proprio impossibile sapere in anticipo quando finirà il mondo. Se dobbiamo rinunciare a conoscere il “quando”, possiamo però scervellarci sul “come”.
Se siete curiosi di sapere come si estinguerà la razza umana, trovate un esauriente elenco dei possibili modi in un libro scritto da Alok Jha, master in scienza della comunicazione e laurea in fisica all’Imperial College di Londra, corrispondente del Guardian e collaboratore della BBC. Nel suo Manuale dell’apocalisse (The Doomsday Handbook – 50 Ways to the End of the World) sono elencate una cinquantina di possibili catastrofi, dal banale impatto con un meteorite a una nuova glaciazione, dall’inversione geomagnetica alla improvvisa comparsa di una letale particella subatomica denominata strangelet.

Se pensate che conoscere in anticipo “il come” possa aiutare ad evitare la fine, lasciate perdere: finirà comunque. Il vero problema, allora, non è sapere quando, né come: il vero problema è capire chi salvare dalla fine del mondo.
Un primo suggerimento risale addirittura ai tempi di Noè e si trova nella Bibbia (infinite ristampe e autori vari che scrivono tutti da dio), dove si legge che a salire sull’arca della salvezza furono «Noè, i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, gli animali mondi e immondi, gli uccelli e gli esseri che strisciano sul suolo, tutti a due a due, maschio e femmina».
La ricetta appare un po’ semplicistica: neanche un cenno al tema delle coppie gay o degli organismi geneticamente modificati, è vero, però indubbiamente ha funzionato.

Se poi ci spostiamo dalle catastrofi del passato a quelle del futuro, la scelta pare ancora più elementare, visto che si salvano soltanto in due: Arthur Dent, portato via all’ultimo minuto dal suo amico alieno Ford Prefect (che si rivelerà essere originario di Betelgeuse) e Tricia McMillan, fuggita con maggiore anticipo in compagnia di Zaphod Beeblebrox, un altro alieno che è “quasi-cugino” di Ford. Almeno così ci riferisce Douglas Adams, autore del best seller Guida Galattica per autostoppisti (The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy), il quale profetizza che la Terra finirà con l’essere demolita perché si trova proprio sul percorso di una nuova autostrada iperspaziale.


Se una fine del genere per il nostro pianeta vi sembra troppo inverosimile e pensate di poter ridurre il tutto all’eccesso di fantasia di uno scrittore in overdose da humor britannico, provate a ricordare quanti universi della vostra infanzia sono stati cancellati da supermarket, villette a schiera o altre indispensabili colate di cemento e vi accorgerete che molti mondi, ogni giorno, finiscono per cose molto più banali di un’autostrada iperspaziale.

Per saperne di più potete leggervi il romanzo di Adams tratto, almeno nelle sue parti iniziali, dall’omonima serie radiofonica e pubblicato a Londra nel 1979 o, ancora meglio, leggetevi l’intera trilogia (divisa in cinque parti) che narra le avventure galattiche del terrestre superstite. Così, nel secondo tomo della trilogia, intitolato Ristorante al termine dell’Universo (The Restaurant at the End of the Universe), troverete un altro interessante caso di fine del mondo.
Questa volta si tratta del pianeta Golgafrincham che, destinato a una fine orribile causata da uno sciame di api piranha lunghe tre metri, o forse da un’enorme capra stellare mutante, vedrà salvarsi soltanto un gruppo selezionatissimo di persone. Sulla nave spaziale, denominata “Arca B”, hanno infatti trovato posto soltanto parrucchieri, produttori televisivi, agenti d’assicurazione, capi del personale, guardie di sicurezza, addetti alle pubbliche relazioni, consulenti amministrativi, disinfettatori di telefoni e chi più ne ha più ne metta. Come finisce la storia (e come finisce il pianeta) è un triplo colpo di genio di Adams che vale la pena andare a scoprire personalmente, senza che io stia qui a svelarvi nulla.

Tornando più prosaicamente al nostro pianeta Terra, un’altra interessante lettura che può illuminare su chi salvare dalla catastrofe finale viene dal libro di Morris West, scrittore australiano di successo, morto nel 1999. Nel suo I giullari di Dio (The Clowns of God) del 1981, immagina che a dare il colpo di grazia a una terra decisamente malmessa sarà la terza guerra mondiale, combattuta in grande stile con armi nucleari, gas tossici, virus letali e tutte le altre infernali amenità di cui siamo stati capaci di dotarci. Profezia da non sottovalutare, visto che si trova in un romanzo del 1980 che inizia con un pontefice straniero che si ritira in convento per lasciare anzitempo il soglio di Pietro al suo successore. Ma conta poco come finisce, l’importante è sapere chi si salva.

Converrete con me che è abbastanza prevedibile che l’autore voglia salvare alcuni giovani innamorati (Only Lowers Left Alive…) e qualche gruppetto di brave persone in giro per il mondo, ma immagino che nessuno avrebbe pensato di inserire nell’elenco anche una ragazzetta deforme e una bambina mongoloide. Si, lo so, si dovrebbe dire “bambina down”, ma nel libro, che vanta una traduzione di più di trenta anni fa, c’è proprio scritto “mongoloide”. Comunque, al di là del bon ton terminologico, se leggerete questo romanzo capirete che la scelta proposta è indiscutibilmente la migliore possibile, fosse altro perché viene direttamente da chi già una volta aveva dato la lista a Noè.

Mentre continuate a scervellarvi su chi salvare dall’ultima catastrofe, potete anche allenarvi a riconoscere quali saranno i Segnali che precederanno la fine del mondo (Señales que precederán al fin del mundo), leggendo il libro di Yuri Herrera che proprio così s’intitola. L’astro nascente della letteratura latino americana, nato in Messico nel 1970, non parla di future apocalissi, ma delle piccole catastrofi della vita. Per lui basta un viaggio, un percorso diverso, e la terra stessa su cui poggiamo i piedi viene inghiottita da nuovi mondi che cancellano qualunque possibilità di ritorno alla realtà che li ha preceduti. Non sembra un romanzo di Murakami?


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