Una volta lessi una frase che suonava più o meno così “Chi ti ama può aspettarti per sempre.”
Per tanto tempo mi è ronzata in testa questa idea. Aspettare. Attendere. Odore di gomme che sfrigolano sull’ asfalto e panchine occupate da sagome silenti.
Quello che ho capito ieri, in mezzo a una tormenta di neve, è che no, chi ti ama non se ne sta lì ad attenderti come fossi un pacco postale da recapitare. Un Godot smemorato. Un marinaio che ogni tanto si degna di far capolino nel porto personale di qualcuno.
Chi ti ama. Ti viene a prendere.
Sfidando. Tutto quello che c’è da sfidare. Autostrade inaccessibili. Alberi sradicati. Isteria giustificatissima causa Trenitalia.
Questa, miei lettori, è la storia di un treno. Roma- Cassino. Partito con un’ ora di ritardo alle 14,40. E arrivato questa mattina alle 5.
Non è la polemica che sto andando a cercare. Lei, la polemica, ha il gran dono di sapersi trovare sempre da sola. Filo di Arianna di se stessa.
In mezzo ad un mondo bianco e silenzioso. Io vi offro una. Due. Tre. Più storie. Storie che sono brandelli di conversazione. Fiocchi che compongono un’ incantevole tormenta.
Perché l’amore è un’ incantevole tormenta. In cui finire.
Un primo cristallo è il signor Aldo. Sguardo mite sotto un paio di lenti spesse. Un uomo sulla cinquantina con un berretto calato eccessivamente sulla fronte. Il mio dirimpettaio di sedile. Il suo cristallo personale è sua moglie Anna. “Anna..Anna…ascolta, Anna… stammi a sentire… Anna, è tutto ghiacciato…“. Ombrello alla mano e apprensione nella voce.
La testarda, caparbia signora Anna. Anna armata di stivali e macchina. Anna scesa in battaglia per il compagno di una, o forse più vite. Anna che si ostina a voler prendere la sua Volvo per raggiungere Aldo là dove s’è piantato il treno. Nel bel mezzo del nulla. Stazione deserta di Zagarolo.
Anna che non s’arrende e si intestardisce. Aldo che si arrabbia dolcemente dentro il suo nokia, implorandola di non partire per non farlo stare in pensiero. Perché fuori si gela. E le ruote slittano.
Un secondo cristallo è Paolo. Fidanzato di Cristina. “La ragazza dei cracker”. Per come l’ ho ribattezzata io. Una chiamata ogni dieci minuti circa. Perché lui la macchina non poteva prenderla da Frosinone. Il suo mezzo era l’etere. Il suo modo di tenerla al sicuro. Di tenerla dentro il suo abbraccio. Al caldo. Dentro la sua voce. Cristina che, dal canto suo, condivideva i suoi due pacchetti di ckacker con chi aveva fame. Cristina che è il quarto cristallo.
Il quinto è Claudio. Un padre. L’ uomo che se ne è fregato del Cis-viaggiare informati. Degli allarmismi comprensibili. Lui l’ ha raggiunta per davvero la sua Francesca. La sua bambina. Alle nove di sera circa. Tratti autostradali chiusi. Strade bloccate, invase da carcasse di rami. Un paesaggio surreale. Incantevole Inferno. Ghiaccio e oscurità. Quattro camion di traverso sull’ unica via percorribile. Perché su quella macchina ci sono salita anche io, assieme ad altre persone a cui lui, gentilmente, ha offerto un passaggio. “Era una notte buia e tempestosa…” Ecco dove ero ieri notte. In una fiaba pericolosa.
E, quando una di noi ha detto “passeremo la notte in auto…”, lui ha replicato, sereno ” A me va bene…non mi importa. Tanto io ho mia figlia con me.”
Tanto io ho. Chi amo con me.
Questo treno mi ha insegnato due cose fondamentali.
La prima è che la neve è una dama solenne. Grandiosa. Proprio perché se ne frega.
Lei scende. Puoi ammirarla. Detestarla. Scuoterti come un pesce all’ amo. Eppure lei continuerà ad essere bellissima. E a cadere.
La seconda è che l’ Amore ha una cosa in comune con lei. L’ Amore se ne frega.
Delle circostanze. Dei contesti. Dello strazio del paesaggio. Lui. Chiunque sia per te. Per me. Per voi.
Lui. In ogni modo possibile e pensabile. Cercherà di venirvi a prendere.
E’ così che lo riconoscerete. Somiglierà a un paio di fari che si accendono per voi nel cuore della notte.
E a suo modo. Coi suoi mezzi. Lui cercherà. Di venirvi a prendere.