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Chi ti credi di essere?

Creato il 21 novembre 2012 da Tazzina @tazzinadi


Chi ti credi di essere?

Alice Munro, Chi ti credi di essere?, Einaudi.


Chi ti credi di essere?

Alcuni libri di Alice Munro che ho letto in questi anni, con molta passione.


Un'altra domanda che bisogna farsi quando si ha un "bookblog", oppure anche in generale quando si fanno le cose, prima o poi, è proprio questa. Prima che te la facciano gli altri. Oddio: la fanno comunque, ma non te la dicono! Quindi fattela tu, e ti togli il dente.
Ma che sto farneticando: "consigli a un giovane bookblogger?". No. Non so se il mondo è ancora pronto per tutto questo. Chi mi credo di essere, per l'appunto.
Quindi cambiamo completamente argomento, come dicono al tg, e parliamo di cose serie. Anzi, non proprio serie, di cose drammaticamente belle: l'ultimo libro di Alice Munro.
Ultimo uscito per Einaudi, in verità: in due giorni passati nella città della moda è stato il mio unico acquisto (Sono masochista? No, è solo parsimonia, ma va bene, la consiglio, ti fa sentire più forte nelle avversità). Perché la sua prima edizione risale in realtà al 1978, ma se non ci si fa caso non ce ne si accorge quasi. Tanto sono vividi questi racconti-romanzo.
Dicono che oggi vada di moda la formula magica: racconti intrecciati come fossero un romanzo. Ma secondo me è perché sotto sotto piace a tutti chiacchierare davanti a un caffè. Ci ho pensato e credo che infatti questa "formula" sia molto antica, la usava anche Calvino, per dire, se non erro. 
Questa ultima pubblicazione einaudiana è benemerita perché arriva infatti a colmare un vuoto-di-munro che si crea nel cuore dei suoi lettori. Arriva con il titolo giusto, al momento giusto, con la copertina giusta, molto bella! E con una storia, per così dire, di formazione, in cui c'è un bel personaggio ben definito, molto nitido, costante, persistente, deciso e decisivo che matura e poi torna bambina. 
Rose.
Non so voi, ma io leggendo sento il bisogno molto spesso di creare legami forti. Con i personaggi.  Con chi li ha raccontati. Anche se la Munro non l'ho mai vista nemmeno in fotografia. La adoro ma non so perché non ho mai cercato le sue foto in rete. Misteri. 
Quindi è geniale il racconto breve in cui però il personaggio ritorna perché crea come un vento di novità nella mente del lettore, ma anche colma quell'esigenza forte di sicurezza che sentiamo tutti, almeno in certi momenti della vita. 
Detto questo non significa che Rose e la sua storia siano rassicuranti. Tutt'altro. Rose comincia ad apparirvi nella mente, sotto gli occhi, per la prima volta, prendendo botte. Botte da re. Intenta a decodificare queste botte, intenta a decodificare i mali della vita, inventandosi mondi, anzi modi strani di essere, come è tipico di alcune vittime. 
Poi voi crescete con Rose. Leggete i libri che legge lei. Qualcuno, senza motivo, vi pianterà i suoi occhi dilanianti e vi chiederà: Chi ti credi di essere? Farete una fatica mostruosa a sopravvivere, a uscire dalla povertà (non è facile), a uscire dalla gente sbagliata, la vedrete ingegnarsi con l'astuzia e la disperazione dei forti. 
"Rose aveva un bisogno di immaginare le cose, di pedinare assurdità, che superava anche quello di tenersi lontano dai guai, perciò, invece di prendere la minaccia sul serio, si perdeva a rimuginare: ma come saranno le botte da re?"
Funziona così, in effetti, per certi personaggi creati così bene. Si arriva a sapere cosa pensano poco prima di un piccolo massacro. Lei pedina assurdità. Ma sarà proprio quell'intuizione disperata a salvarla? L'intuizione di inseguire lo stesso qualcosa, qualcosa che non sa nemmeno lei?
E poi ritroverete la grande scrittura secca e affidabile della Munro. Le sue parole che, nella tessitura piana della trama, spuntano di colpo con doni valenti e portatori di significati. Doni che non capisci sulle prime di ricevere. Doni di cui si prende contatto solo dopo, molto dopo. Quindi, leggendola, non ci vuole fretta. Ci vorrebbe una spiaggia solitaria. Un lungo viaggio, una casetta in montagna, una settimana bianca, un mese bianco, un anno bianco. 
Ah. Invece se qualcuno avesse interesse a sapere il mio racconto preferito della Munro, esso è contenuto nella raccolta In fuga, e si chiama Scherzi del destino. 
Per pedinatori di assurdità! Enjoy.

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