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Chi va con lo Zoppo... ascolta 'Bee as such', il nuovo cd degli Amon Düül II

Creato il 17 settembre 2010 da Conlozoppo
"No kraut, no '70 ma suoni del nuovo millennio": una dichiarazione che avrà fatto inorridire i fanatici della Sacra Musica Krauta ma che invece è il più interessante approccio che gli Amon Düül II potevano avere. La formazione di Chris Karrer ha lasciato la sua ultima testimonianza su lp nel 1981 con "Vortex": l'ennesimo album di una sfortunata serie di tentativi più o meno commerciali partita con il post "Made in Germany". La formazione targata 2009 conserva ancora alcuni membri storici: Renate Knaup-Krötenschwanz al canto, Lothar Meid e Gerard Carbonell al basso, John Weinzierl alle chitarre, Chris Karrer che si detreggia tra chitarre, voce, violino e sax soprano, Danny Fichelscher e Jan Kahlert al comparto percussivo.
"Bee as such" offre quattro lunghi brani e l'occhio dei cultori sarà immediatamente caduto sull'ultimo, la sterminata "Psychedelic Suite", 26 minuti di suono in libertà che sconfina anche nell'elettronica e il grezzo minimalismo dell'epopea kraut. Pur annunciando nuovi suoni, lo spirito e l'evento sonoro che gli Amon Düül II creano, sollevano e lanciano non è poi così diverso dalle storiche cavalcate oniriche di "Yeti" e "Tanz der lemminge".
"Mambo la libertad" ha quell'asprezza e quella visionarietà tipicamente teutonica, come il motorik incessante che la spinge e la fa confluire idealmente negli altri pezzi. La vocalità secca e sporca di Karrer fa il paio con quella più "aerea" - quasi alla Gilli Smyth - della Knaup in un crescendo chitarristico che rompe definitivamente - se mai ce ne fosse stato bisogno - con qualsiasi legame progressive. Più che esprimere i ventilati suoni world ed etnici (che comunque profumano il sound), "Du Kommst In’s Heim" e "Still standing" sono un estratto assai efficace di una ampia e "espansiva" jam rock. E proprio qui sta la forza degli attuali Amon: mestiere, senza alcun dubbio, ma anche una potenza espressiva e un carisma che raramente si trova in colleghi dell'epoca d'oro, e viene da pensare subito ai rinati Gong.
Dopo 42 anni di storia, un disco di Karrer ha ancora fibra e nervi: non è cosa da poco. Un lavoro diretto di più a rievocare vecchie estasi psichedeliche e all'affetto dei vecchi fans, ma nonostante questo godibile e intenso.

http://www.amonduul.de
(Recensione apparsa su: http://www.movimentiprog.net/modules.php?op=modload&name=Recensioni&file=view&id=3276)

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