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Chi va con lo Zoppo... ascolta 'Nei giardini di Babilonia', il nuovo cd dei Quintessenza

Da Conlozoppo
Pensando al grande lascito del rock progressivo italiano, al patrimonio compositivo e sonoro che i protagonisti di quel movimento hanno lasciato alle generazioni successive, non si può non restare avvinti dal fascino che il prog degli anni d'oro ha sprigionato. E' un passaggio obbligato per chi suona un certo tipo di musica, per chi concepisce il rock come strumento di comunicazione ed evoluzione, non solo disimpegno e levità. Ne sanno qualcosa i Quintessenza, che arrivano al loro disco più ambizioso puntando proprio ad un progetto di alto profilo progressivo.
"Nei giardini di Babilonia" è il risultato di anni di lavoro e fatica, sicuramente un punto d'arrivo ma anche di ripartenza. Il disco della band toscana non cancella i due lp precedenti ma li rielabora alla luce di un obiettivo preciso: la realizzazione di un'opera rock. Una dolorosa separazione, il protagonista sofferente di fronte allo specchio e alla sua anima, la visione del futuro e di un immediato viaggio: da questo spunto parte un plot dai contenuti oscuri e criptici, scritto dal vocalist Diego Ribechini ed espresso con un heavy prog altisonante e poderoso. E' un esoterico percorso di redenzione che i Quintessenza mettono in scena, una parabola che parte dal dolore e si conclude con la rinascita (metafora tipica di ogni opera rock dai tempi di "Tommy", "The Lamb" e "The wall").
Dalle prime atmosfere della title-track e "Nuovi rami" emerge l'approccio tipico della band, ovvero un prog rock a tinte assai hard, ideale via di mezzo tra Dream Theater e Banco, Fates Warning e PFM, articolato e arricchito dal flauto, al tempo stesso debitore di certi sviluppi tipici del metal. L'ossessiva "Viscere" descrive efficacemente un clima infernale e fa da contraltare alla malinconia di "Volo d'argento", dall'intensità quasi floydiana; "Riflesso" è un perfetto e "definitivo" esempio di incontro tra metal e prog, "La fine del viaggio" è un sorprendente e camaleontico hard prog.
Il terzo disco della band pisana è una valida conferma, la definizione di una personalità e di una formula, il risultato di un lavoro accurato e passionale. Certo non mancano i momenti retorici e prevedibili, ma l'impianto complessivo e il risultato generale meritano molta attenzione.

http://www.myspace.com/quintessenza
(Recensione apparsa su: http://www.movimentiprog.net/modules.php?op=modload&name=Recensioni&file=view&id=3260)

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