REMO ANZOVINO & FRANZ DI CIOCCIO
Teatro Comunale G. Verdi
Pordenone
20 febbraio 2011
"Questa è musica che non ha genere. Non è rock, non è jazz, non è pop, non è folk. E' una musica nata dalla spontaneità e dalla passione". Le parole di Franz Di Cioccio durante l'incontro con il pubblico e la stampa che ha preceduto l'atteso concerto sono state utili, quasi una sorta di "legenda" per orientarsi meglio in un sodalizio nuovo e imprevedibile. Conoscendo l'esperienza da capitano di lungo corso di Franz e la classe impeccabile di un giovane talento come Remo, dal loro concerto ci si attendeva un compitino ben fatto, una performance di signorile jazz di frontiera impreziosito dalla ciliegina sulla torta dello special guest. Niente di tutto questo. Proprio perchè questa nuova partnership ha un obiettivo e una direzione: suonare. Con vitalità, inclinazione allo scambio e alla messa in discussione dei ruoli predefiniti, con la possibilità di rileggere nuovi brani adattandoli ad una nitida esigenza comunicativa.
Indubbiamente Anzovino ha giocato in casa, nella "sua" Pordenone, ma il calore di un Teatro Verdi colmo di spettatori e di applausi a scena aperta è andato oltre l'affetto per un concittadino. Il quartetto che si è esibito per un'ora e mezza - Remo e Franz con il fisarmonicista Gianni Fassetta e il chitarrista Marco Anzovino - ha convinto subito il pubblico grazie all'ottimo dosaggio di diversi elementi. All'energia tempestosa di Franz Remo ha risposto con la sua eleganza di pianista, al tratto "pittorico" sui piatti (grande eredità del linguaggio progressive) del primo, il secondo ha reagito inventandosi groove ai limiti del funk. Una corrispondenza di giochi e richiami con un punto in comune: il rapporto con l'immagine. Basta pensare alla splendida Igloo (che dà il titolo al terzo disco di Remo, nel quale è nato il brano con Franz), all'inedito Christmas Tree, al latin-jazz di Tabù, ai colori sgargianti di Rione Terra (un pezzo meno intrigante ma efficace), alla struggente Son, alla rilettura di Deriva: episodi dominati da una forza evocativa e "immaginifica" eccellente, lontani - ad esempio - dal connubio piano-batteria della premiata coppia Bruford/Moraz o della più recente collaborazione del batterista inglese con Michiel Borstlap.
L'unico limite del progetto è una sorta di schematismo che ha "trattenuto" il trio, evidentemente legato all'esecuzione e poco disponibile a volare sulle ali dell'improvvisazione. Ciononostante Franz ha tirato fuori dai ragazzi una notevole carica, la rivisitazione dei brani ha raggiunto il suo obiettivo, il concerto è stato spumeggiante: speriamo che questa anteprima preluda ad uno sviluppo dal vivo in tutta Italia.
Foto di Francesca Grispello
(Recensione apparsa su: http://www.movimentiprog.net/modules.php?op=modload&name=Sections&file=index&req=viewarticle&artid=829&page=1)