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Chi va con lo Zoppo... legge 'Nudi e crudi', il nuovo libro di Claudio Pescetelli

Creato il 03 febbraio 2011 da Conlozoppo

NUDI E CRUDI
PICCOLA STORIA DEI POP FESTIVAL ITALIANI

Volume Primo:
maggio 1968 / maggio 1972

Claudio Pescetelli
(I libri del Mondo Capellone, 2010)


Chi va con lo Zoppo... legge 'Nudi e crudi', il nuovo libro di Claudio Pescetelli

 

1 febbraio 1971: con il celebre primo concerto italiano dei Jethro Tull al Teatro Smeraldo di Milano parte la grande stagione dei festival pop italiani. Una data memorabile che dà il via al big bang dei grandi concerti rock degli anni '70 sul suolo italico, con la calata delle più famose rock band e la risposta - in termini di organizzazione, gestione e diffusione - di un nuovo spirito di coesione sociale da parte dei giovani. Claudio Pescetelli però fa un passo indietro: va alla fine degli anni '60, alle primissime e seminali avvisaglie del boom concertistico del decennio successivo, ai primi movimenti che avrebbero fatto esplodere.

Con Nudi e crudi l'autore romano - da sempre attento al passaggio tra il beat italiano alle forme più complesse e politicizzate del pop - individua con precisione la nascita dei raduni rock dei Seventies. Lo fa partendo dal primo, leggendario concerto dei Pink Floyd al Piper nel 1968, dal controverso pop festival romano del 1968, dal misconosciuto festival di Isernia, ormai smarrito nella memoria collettiva. Fino al maggio del 1972, fino al Villa Pamphili Pop, evento con il quale la comunità del rock tricolore si è contata e confrontata, Pescetelli individua grandi e piccoli concerti, momenti collettivi di piccoli centri e autentici mari di persone nelle grandi città.

A differenza di Re Nudo Pop di Guarnaccia, uscito nello stesso periodo ma più concentrato sui festival lombardi di Re Nudo, Nudi e crudi presenta le varie anime, i diversi organizzatori e presentatori (Joe Napoli e Eddie Ponti, ad esempio) e i differenti partecipanti anche grazie al recupero di fonti dell'epoca, Ciao 2001 su tutti. A questo aggiunge numerose foto che rafforzano la bontà dell'operazione, la quale sconta solo alcune ingenuità e l'assenza di un impianto storiografico scientifico, cosa che magari avrebbe potuto fornire un sociologo o uno studioso di movimenti giovanili. Attendiamo con curiosità il secondo e terzo volume.

D.Z.


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