Chiacchierino: navette ed ago

Da Benben73

Ciaooo a tutte… <3"><3"><3

Oggi, vorrei, per una volta, provare ad imbastire un piccolo articolo serio (o semiserio) sulla tecnica del chiacchierino, in particolare su quali attrezzi usare. A tal proposito, richiamerei – qui – la vostra attenzione anche sulla storia di questo meraviglioso pizzo.

Più di una volta ho nominato gli aghi e le navette. Allora… non nascondo che personalmente sono una amante della vecchia scuola delle navette. Mi ci trovo molto bene e non riesco mai a separarmene. Ultimamente, però, noto come sia diffusa la tecnica del chiacchierino realizzato con l’ago.

Veniamo alle navette:

Queste sono solo un piccolo campione di quelle che possiedo. Diverse le ho acquistate, molte le ho ereditate. Se ci badate, potete vedere che non solo ne esistono di vari colori, ma anche di fogge leggermente diverse: c’è quella bombata, quella piatta, quella che ha, ad un’estremità, una punta molto appuntita ed arcuata (la rossa – la mia preferita – purtroppo non si vede bene) e quella, come la navetta gialla, che ha un vero e proprio uncinetto piccolo piccolo per arpionare e riprendere il filo nei e dai pippiolini. Esistono anche di materiali diversi, ma, al momento a me è dato possederle solo in plastica (mi piacerebbe tanto poterne collezionare di tutti i tipi e da tutto il mondo).

Comunque, tra queste navette che vi ho immortalato, quella gialla è la più complessa. Guardatela bene! Avete visto? In tutte le altre il filo viene avvolto attorno alle navette, in quella gialla non è così. Essa, infatti, ha una bobina nera. Questa la si toglie ed attorno ad essa va avvolto il filo. All’inizio pensavo fosse un’invenzione geniale. Poi, dopo un paio di usi, mi sono dovuta ricredere e l’ho relegata a semplice uncinetto. Il motivo? Quella bobina nera ha dei piccoli dentelli in plastica che la fanno scattare quel tanto che occorre perché il vostro filo non sia mai né troppo né troppo poco, né troppo teso né troppo allentato. Tuttavia – come dicevo – dopo un paio di usi, quei dentelli si sono consumati così tanto, che il filo in essa contenuto è praticamente “ingestibile”: è sempre troppo e questo rende più difficile le operazioni chiacchierinose.

Per imparare la tecnica del chiacchierino realizzato con le navette, in mancanza di mamme o zie o nonne in grado di potervi insegnare, non mi stancherò mai di rinviarvi a Susy ed ai suoi tutorial.  Se pensate che Susy non sia brava, beh, allora non vi rimane altro che cercare in rete.

Veniamo all’ago:

Allora… qui potete vedere un solo esemplare degli aghi in mio possesso: quello messo meglio. Gli altri, infatti sono tutti storti e mi vergognavo e mi vergogno a farveli vedere. Vi ho fotografato questo, inoltre, perché così potete vedere anche da dove proviene (By Handy Hands). Qui il vostro o i vostro aghi saranno contenuti in una comoda custodia tubolare di plastica e corredati da un comodo infila aghi.

Andiamo per ordine. Gli aghi da chiacchierino si possono trovare in merceria, ma solo quelle ben rifornite. Non stupitevi se, a fronte della vostra richiesta, qualche negoziante aprirà la bocca e sgranerà gli occhi come se foste alieni. E’ normale. Se non trovate alcuna merceria, date una sbirciatina alla rete. Posso consigliarvi alcuni siti come Spazio Ricamo o Casa Cenina. Ma questi, sono solo due rispetto ai negozi on-line in cui è possibile reperirli. Di certo, se vorrete, potreste anche googlare la parola “aghi da chiacchierino” e vi si aprirà un mondo.

La particolarità di questi aghi è che, a differenza delle navette, esistono varie misure a seconda del filato utilizzato (nr: 8, 7, 5, 3, 2, 1, 0… questi sono i numeri della casa By Handy Hands). Più il numero è alto più il cotone è sottile.

Per imparare poi la tecnica con l’ago, vi invito a guardare dei tutorial o canali su Youtube. Ho scelto quelli che – personalmente – trovo migliori: Chiacchierino ad Ago o Le Cose della Anto (da Chiacchierino ad ago ho tratto ispirazione per alcune realizzazioni con navetta).

Per quanto attiene all’esperienza, devo dirla proprio tutta (e già ve l’ho anticipato): IO – STO – CON – LE – NAVETTE.

E’ vero, con la navetta è più difficile imparare il chiacchierino. Infatti, occorre impadronirsi dell’esatto movimento delle mani e, soprattutto delle dita. Con l’ago, al contrario, è davvero elementare imparare a fare il nodo doppio (mezzo nodo A e mezzo nodo B). Ma – perché c’è sempre un ma – il risultato è diverso, almeno per quanto ho potuto constatare.

Con le navette i nodi, l’insieme di anellini ed archi… insomma, il pizzo nel suo complesso, è sostenuto compatto, sodo e definitoCon l’ago questo non l’ho mai constatato. Mi è stato detto che con la tecnica ad ago si guadagna in tempo, perché, essendo più facile, è anche più veloce. Questa, tuttavia, non è un’argomentazione che mi ha convinta. Se la velocità non mi permette di ottenere il pizzo definito e sostenuto come con la navetta, allora ne prendo le distanze. Capisco che anche qui occorra prendere dimestichezza con la tecnica, che occorra pazienza e dedizione ed esercitazione (un pò come in tutte le cose),  ma per quanto ci provi (perché sono testarda) non riesco a trovare un risultato soddisfacente, anzi, il risultato (perfezionismo?… forse :-) ).

Pertanto, pur abbinando il filato al suo ago, continuo ad essere fervida sostenitrice del chiacchierino classico, fatto e realizzato con le navette. Comunque, continuerò a riprovare e se un giorno dovessi cambiare opinione sarete le prime a saperlo :-)

Detto questo, sono curiosa di conoscere il vostro pensiero al riguardo. Un abbraccio ed al prossimo gomitoloso post. Benben <3"><3"><3


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