«Nessun Paese che è stato sottoposto alle cure della troika è riuscito a diminuire il debito, nessuno è riuscito a darsi un minimo di ripresa, fanno due manovre all’anno e al tempo stesso i paesi Ue che pensano di stare bene stanno meno bene. Si sta avvitando un meccanismo tra austerity e recessione che passa da un paese all’altro. I sacrifici non risolvono la situazione e la gente va fuori di testa, come in Grecia dove cresce un partito nazista». C’è quasi da tirare un sospiro di sollievo: finalmente Bersani lo ha capito, stiamo forse tornando alla politica, ma anche a quel minimo di ragionevolezza che finora è stata offuscata da tetragone ideologie e da interessi intuibili, ma non per questo meno opachi. Si sta quasi per dire “grande Bersani” quando la speranza si affloscia come un palloncino improvvisamente bucato un ago perché alla fine salta fuori che Monti – l’attuatore di queste politiche fallimentari e fallite già al momento della sua chiamata sia in Grecia, che in Irlanda che in Portogallo, che in Spagna -”è bravo”. Immaginiamoci se fosse stato cattivo: «Volete venire da me a spiegarmi quanto è bravo Monti? Ma guardate che Monti lo abbiamo voluto noi.”
E qui no, Monti lo ha voluto il nonagenario del Quirinale che se lo è fatto imporre dalla Merkel. Ha sbagliato chi ha pensato che un tecnico a capo di un governo di emergenza fosse l’ideale per evitare le urne. Ma delle due l’una: se è vera l’analisi del disastro combinato ovunque dalle ricette della troika allora Monti e il suo governo di competenti dei miei stivali intenti a metterci del loro per peggiorare il peggiorabile, non sono affatto bravi e viceversa. Lo sappiamo tutti, caro segretario che il momento è drammatico e che la situazione italiana va precipitando: occorre smetterla di salvare capra e cavoli. Ora ci ritroviamo con un aspirante oligarca che sta chiamando a raccolta tutti i poteri e il berlusconismo di risulta, anche quello che si dimena nel Pd per starsene ancora 5 anni sulla poltrona a fare gli interessi dei soliti noti e strage di equità, diritti speranze.
Caro segretario è’ venuto il momento di uscire da ambiguità e schizofrenie ormai intollerabili oppure di rimboccarsi le maniche della camicia di forza.
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