Una serie di fattori la rendono infatti estremamente piacevole: la dolcezza del clima, mai veramente freddo (d'altronde la latitudine è quella che è) anche se la mattina presto in scooter qualcosa a maniche lunghe ci vuole, ma nemmeno con quel caldo umido opprimente che caratterizza Bangkok o le isole del sud, grazie alla sua altitudine collinare e alle verdi montagne che la circondano e che rendono l'aria anche un po' più secca rispetto ad altre zone del paese; l'indiscusso fascino della città vecchia con i suoi templi e i vicoletti; i prezzi bassissimi, più bassi che al centro-sud del paese e tra i più competitivi del mondo intero; i suoi molti e colorati mercati, alcuni di strada e temporanei, altri fissi, ma tutti estremamente vivaci, colorati e convenienti; i vantaggi in termini di servizi, divertimenti e vitalità di una città molto frequentata dal turismo internazionale, grande e importante ma che non raggiunge le dimensioni di una metropoli, che quindi non risulta essere troppo caotica o inquinata; la sua interessantissima regione, verde e boscosa, ricca di siti, sia storico-culturali che naturalistici, che meritano attenzione.
Da tutto ciò non si fa quindi fatica a capire come mai Chiang Mai è anche una delle mete preferite dai viaggiatori o dai nomadi digitali o in generale da chiunque non abbia la necessità di una dimora fissa per guadagnarsi da vivere, per soggiorni anche molto lunghi (curiosamente infatti vi sono parecchie guesthouse dove si può usufruire di una tariffa mensile).
Trovare una stanza dignitosissima a prezzi ridicoli è davvero facile in questa città, visto l'enorme numero di guesthouse e alberghetti carini e comodi; il punto dove la concentrazione è più alta è vicino alla Le strade intorno alla Uno dei motivi principali che mi hanno spinto a ritornare a Chiang Mai, oltre alle tante suddette qualità e alla voglia di esplorare meglio i quartieri fuori dalla città vecchia, era rappresentato dalla visita al parco nazionale che si estende immediatamente a nord-ovest del nucleo urbano e che ingloba le due montagne che incombono sulla città dominandone il panorama: il Il parco si può raggiungere prendendo uno dei tanti
Pratu Tha Phae, ma ve ne sono ovunque: in questa occasione io ho alloggiato alla guesthouse Nice Apartments, dove per una decina di euro si può stare in una stanza ampia, con bagno in camera, e con vari servizi come aria condizionata e frigorifero; e alla Pratu Tha Phae sono inoltre il classico punto di arrivo e stazionamento dei sorng-taa-ou da e per la stazione dei bus e per l'aeroporto internazionale (che si trova a sud-ovest della città, piuttosto vicino al centro). Doi Suthep e il Doi Pui. sorng-taa-ou stracolmi di turisti (non solo stranieri) che partono dalla città vecchia o dalla strada che va verso l'università e lo zoo cittadino, ma il mezzo migliore in assoluto per visitarlo è lo scooter, che consente la piena libertà di movimento e evita le lunghissime code che si formano sulla strada nei principali punti di interesse. Vip House, dove le camere con bagno in comune e ventilatore (a Chiang Mai a gennaio si dorme bene anche senza aria condizionata) sono carine, interamente in legno, e ancora più economiche, e inoltre è gestita da una gentilissima ragazza metà thailandese e metà italiana con cui poter quindi comunicare senza nessun problema.
Il centro cittadino è pieno di negozi che affittano scooter, che però è un mezzo gettonatissimo e potreste dover girare un po' prima di trovarne uno (nel primo dei due soggiorni in città di questo viaggio, solo al terzo tentativo ho trovato un mezzo da affittare; poi la città, date le sue dimensioni non enormi, si gira bene anche in bici, ma per visitare il parco pedalando dovreste essere dei ciclisti molto ben allenati).
La strada per il parco è quella che parte dall'angolo nord-occidentale della città vecchia, Continuando a salire si incontrano poi una terrazza panoramica, qualche padiglione e il bivio per la cascata Dopo circa una dozzina di chilometri di salita infatti, annunciato dall'onnipresente ingorgo di auto che si viene a creare per la folla e dalla lunga fila di negozi e bancarelle a bordo strada, si raggiunge il bellissimo
Th. Hauy Kaew, e, dopo essere passata davanti all'ingresso principale del campus universitario e allo zoo cittadino, comincia a salire velocemente e tortuosamente. Il primo punto di interesse si incontra quasi subito, appena la strada comincia a salire: uno slargo caratterizzato da un santuario molto frequentato e parecchie bancarelle fa da accesso a un breve sentiero nel bosco che porta alla cascata Huay Kaew, abbastanza scenografica e piacevolmente immersa nel verde. Monthathan. Proprio in corrispondenza del bivio per andare alla cascata si trova anche la sbarra dove si paga il biglietto di ingresso all'area naturalistica vera e propria del parco, e una strada tutta curve si perde per alcuni chilometri in mezzo alla foresta fino ad arrivare ad un'area attrezzata nei pressi della cascata dove si sono i parcheggi, i bagni, vari padiglioni e le attrezzature per il campeggio, e da dove partono inoltre i sentieri segnati. La cascata è piuttosto bella, pur se niente di particolarmente impressionante, e ha delle piccole piscine alla base dove fare il bagno, ma se non avete intenzione di campeggiare e fare trekking lungo i sentieri è abbastanza inutile pagare il biglietto di ingresso al parco e conviene invece proseguire per la strada principale, che è libera, alla volta delle attrazioni più importanti della zona.
Wat Phra That Doi Suthep, uno dei templi più importanti e venerati di tutta la Thailandia. Il santuario si raggiunge grazie ad una lunghissima e ripida (e faticosa) scalinata, in cima alla quale si trova l'ingresso al recinto più interno, con i suoi vari altari e padiglioni, al centro del quale si trova il famoso chedi rivestito d'oro che si trova su tut
te le cartoline. Dalla cima della scalinata si può però anche effettuare il percorso che gira tutto intorno alla zona principale del tempio e che permette di ammirare numerose altre costruzioni, sacre e non, statue, aiuole fiorite, e raggiungere il belvedere dal quale si apre un'ampia veduta panoramica sulla città e sulle pendici boscose della montagna (peccato che lo smog e la foschia coprono in parte il panorama).
Dal tempio, proseguendo ancora lungo la strada principale per circa 5 km si arriva al Superato il palazzo reale la strada, che fino ad allora era stata abbastanza agevole nonostante le curve e la pendenza, si restringe notevolmente diventando abbastanza impegnativa e tuffandosi nel pieno della foresta. Dopo solo un chilometro questa si biforca, e prendendo a sinistra comincia una vorticosa discesa che in qualche chilometro porta fino ad un villaggio perso nella foresta sui fianchi della montagna abitato da popolazioni di etnia Dal bivio precedente, prendendo a destra la strada si dirige verso la cima del
Phra Tamnak Phu Bhing, annunciato da un altro ingorgo, ovvero una residenza reale circondata da un grande parco e da giardini. Tranne alcuni padiglioni, i vari palazzi che formano la residenza non sono visitabili, ma il grande parco boscoso nel quale vi sono anche dei bamboo giganteschi, i vari giardini fioriti, le serre e il lago artificiale con le fontane danzanti, valgono il prezzo del biglietto d'ingresso.
Fuori dall'ingresso della residenza c'è un'altra zona con negozi di souvenir e ristorantini che è forse il posto migliore per concedersi una pausa pranzo.
hmong. Il villaggio è molto caratteristico e interessante, con casette strette le une alle altre e alcuni giardini a terrazze e una piccola cascata. Purtroppo l'ingresso al villaggio è soggetto a dei pesanti ingorghi, e il villaggio stesso è ormai una sorta di mercato ad uso e consumo turistico che lascia ben poco alla tradizione del popolo di montagna hmong; tuttavia il colpo d'occhio notevole e le attrazioni che vi sono rendono comunque consigliabile arrivare fino a qui.
Doi Pui, sotto alla quale si trova un campo base per le escursioni, e dopo svariati altri chilometri di strada molto impegnativa, e in alcuni punti anche sterrata, si arriva ad un altro villaggio hmong, molto meno turistico e per questo affascinante, dove osservare la vita e le attività di questa tranquilla popolazione montana; tuttavia prima di intraprendere quest'ultimo tratto di strada conviene fare i conti con l'orario e con la reale voglia di affrontare un percorso parecchio impegnativo (durante il tragitto ci si trova varie volte a chiedersi se si arriverà mai a destinazione e se per caso non si sia sbagliato strada con la paura, peraltro totalmente ingiustificata perché le indicazioni ci sono, di finire chissà dove).
Tutto il percorso sulle due montagne, partendo dalla città, è meraviglioso ed è davvero una delle attività imperdibili da fare a Chiang Mai; è bene ricordare però che si arriva a quasi 2000 metri di quota e che in motorino in mezzo al bosco a quelle altitudini può fare piuttosto fresco ed è bene avere con sé un giacchettino leggero.
Gli altri giorni a Chiang Mai, a parte un'incursione nella vicina e graziosa cittadina di Lamphun (di cui parlerò in un post a parte), li ho trascorsi tornando nei luoghi che mi avano colpito la volta precedente: come Tuttavia questa mia seconda volta nella capitale del nord non è stata scevra da scoperte, novità e da attività che mi ero perso durante il mio primo soggiorno. Ho scoperto un intrico di vicoletti particolarmente pittoresco nella zona nord-orientale della città vecchia, dove c'è anche un mercatino coperto molto "ruspante"; ho girato con più attenzione i quartieri a nord della città vecchia, che sono tra le zone più autentiche dell'agglomerato urbano, scoprendo un'altra stazione dei bus, una moschea, un altro mercato coperto, un monumento con degli elefanti e qualche altro bel tempio (il Ho finalmente cenato al mercato notturno, scoprendo che però il Ho scoperto che intorno alla
Chinatown, dove mi servivo quotidianamente di stuzzichini alle bancarelle intorno al Talat Warorot (il mercato coperto più grande della città) e dove ho fatto un po' di shopping ultraeconomico; o come la zona del mercato notturno, quella più moderna e frenetica; oppure, cosa che adoro, girando a caso tra i vicoletti della città vecchia. Wat Ku Tao in primis, ma anche l'interessante raggruppamento formato ai due lati del fossato che delimita la città vecchia dai due Wat Kuan Kama e food court del Kalaree Night Bazaar, che tanto piace ai turisti, non è né troppo buono né troppo conveniente (cosa comune secondo me a tutti i Pratu Tha Phae si svolge quasi ogni sera un mercatino notturno e che ci sono anche lì le bancarelle gastronomiche, ma la merce e il cibo sono decisamente più cari che altrove in città; ho scoperto che nonostante intorno alla porta orientale e sulla Th. Tha Phae, la via che arriva dalla stazione dei bus, è pieno di bar, caffetterie e pub, la via principale dedicata alla vita notturna è la parallela sud di questa, Th. Loi Khro, dove i pub e i beer bar sono decine e decine (certo, ci sono anche i centri massaggi e i bar con le signorine, ma la vita notturna thailandese nei posti turistici, e Chiang Mai è molto turistica, è anche questa; tuttavia c'è anche una zona con locali notturni senza prostituzione annessa, si trova nella città vecchia lungo Th. Ratchawiti). food court, tra l'altro) e che forse sono meglio le bancarelle che stanno un centinaio di metri più in fondo dove mi sono fatto un'ottima papaya salad preparata davanti ai miei occhi (che mi ha quasi anestetizzato la bocca, e per fortuna che non era troppo "spicy"); ho scoperto che tuttavia, se come me amate cenare ai tipici chioschi con cucina e tavolinetti intorno, il posto migliore è uno spiazzo, sulla sponda nord del fossato, situato poco a ovest della Pratu Chang Pueak, la porta settentrionale, dove una congregazione di decine di questi chioschi cucinano magnificamente le varie pietanze della regione e i prezzi sono talmente bassi che ti sembra di stare rubando. Wat Monthian, pregevole soprattutto il secondo, sulla sponda sud, e dal Wat Lok Moli che li fronteggia dalla sponda nord).
Ho infine scoperto, ma forse no, lo sapevo già dalla mia visita precedente, che quest'ineffabile città mi piace davvero tanto, e che invece di un soggiorno di tre o quattro giorni me ne farei volentieri uno di tre o quattro mesi.