Chiara Coccorese è un artista produttiva e ormai di fama internazionale due volte è stata scelta per cascinafarsettiArt.
Nella buca di Alice
di Diego Mormorio
Guardare le immagini di Chiara Coccorese è come scivolare dentro la buca di Alice nel paese delle meraviglie. Viaggiare nelle più carrolliane delle fotografie possibili. Già la prima volta che ne ho viste alcune, mi sono trovato a casa. Nell'unica casa dove è possibile abitare: dove il quotidiano è fantastico e il fantastico quotidiano. Dove cioè la verità è fatta d'immaginazione, che arde come il fuoco nel cuore del pianeta. Se avesse visto queste immagini Charles Baudelaire non avrebbe lanciato la sua celebre invettiva contro la fotografia; non avrebbe detto: "è sorta in questi deplorevoli giorni una nuova industria che ha contribuito non poco a distruggere ciò che di divino forse restava nello spirito francese". Nella fotografia, infatti, Baudelaire vedeva il naufragio di quello che per lui era un vero e proprio mito: quello dell'immaginazione, dal quale faceva dipendere non soltanto il risultato creativo, ma anche la vita di tutti i giorni. Per Baudelaire l'immaginazione è centro di tutto. "L'immaginazione - scrive - è l'analisi, è la sintesi, e tuttavia anche uomini capaci nell'analisi e non negati nel ragionamento riassuntivo, possono mancare d'immaginazione. [...] L'immaginazione invero ha appreso all'uomo il senso morale del colore, del contorno, del suono e del profumo. Essa ha creato, al principio del mondo, l'analogia e la metafora. Essa scompone tutta la creazione e, con i materiali raccolti e disposti secondo regole di cui non si può provare l'origine se non nel più profondo dell'anima, crea un mondo nuovo, produce la sensazione del nuovo. [...] Che cosa mai si può dire di un guerriero senza immaginazione? Può essere un ottimo soldato, ma se sarà alla testa di un esercito, non farà nessuna conquista. Ciò si può paragonare al caso di un poeta o di un romanziere che togliesse alla facoltà immaginativa la direzione delle altre facoltà per trasferirla, a esempio, alla conoscenza della lingua o all'osservazione dei fatti. Che dire di un diplomatico senza immaginazione? [...] Di uno scienziato senza immaginazione? [...] L'immaginazione è la regina del vero, e il possibile è una provincia del vero. Essa è concretamente congiunta con l'infinito". Agli occhi di Baudelaire, la fotografia appariva del tutto priva di capacità immaginativa e, per questo, collocata nel numero delle cose, oltre che inutili, dannose. Di fronte alle immagini di Chiara Coccorese, Baudelaire sarebbe costretto a ricredersi. A meno di dire che non si tratta di fotografia. E di che si tratterebbe? Di post-fotografia. Di qualcosa che è in grado addirittura di abbandonare la struttura prospettico matematica che è alla base della fotografia e della sua cosiddetta verità. In alcune immagini, Coccorese ci fa sentire vicine certe antiche e bellissime figure cinesi o giapponesi, certe miniature persiane, così come certi disegni di bambini. Il suo mondo resta, comunque, inseparabile dalla cultura occidentale. Nelle sue composizioni troviamo infatti espliciti richiami alla tradizione pittorica, così come a quella iniziatica. In Maria e il bambino, ad esempio, il drappo dorato rimanda agli sfondi d'oro delle icone bizantine, mentre i cappelli fungono da aureole e il paesaggio sullo sfondo, volendo richiamare il concetto esoterico della via secca e della via umida, è composto da due parti, una rocciosa e l'altra verde. Nelle immagini di Coccorese l'intreccio di sacro e profano mostra il suo aspetto più affascinante nella presenza di oggetti irrisori della vita quotidiana, come calze, bigodini, grucce, etc. Oggetti che sono quasi il filo d'oro col quale l'autrice cuce la sua tela fatta di frammenti diurni e onirici. Un'ultima considerazione. Nelle composizioni di Coccorese la natura torna alle origini del pensiero occidentale, alle nostre radici greche. Assume una centralità che non può venire meno â€" mostra tutta sua forza, la sua intramontabilità.