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Martedì 8 gennaio 2013
CAMMINARSI DENTRO (439): «Chiara come un grande vento»: la coscienza secondo Sartre
Esattamente quarant’anni fa, il 17 aprile 1972, ho discusso la mia tesi di laurea su L’essere e il nulla di Sartre, che avevo intitolato: «Una filosofia della coscienza. Lettura fenomenologica de L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre». Avevo avviato lo studio dell’opera sartriana tre anni prima. Per tre anni ho lavorato in vista di quella che poi riuscii a far accettare come tesi personale per concludere il corso di Filosofia.
Convinto ‘sostenitore’ della Fenomenologia di Husserl dal 1967, l’approdo all’esistenzialismo fu per me il portato della crisi religiosa di quegli anni e l’esito più chiaro del bisogno di arrivare a un’idea almeno provvisoria della natura umana: l’espressione sartriana «libertà in situazione» mi avrebbe accompagnato, poi, per il resto della mia vita, assieme all’idea della trasparenza della coscienza. Per converso, mi abituai a pensare che non si possa temere niente più della vischiosità della coscienza.
Tra gli studi propedeutici alla scrittura, La trascendenza dell’Ego, che tradussi in italiano per i miei amici: avvertivo già l’importanza di quel piccolo saggio.
A distanza di quarant’anni, nel dicembre 2012, avviando la lettura del ponderoso volume di Massimo Recalcati, Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione, 643 pagine, edito per i tipi di Raffaello Cortina, ho scoperto quanto segue: «il passo inaugurale dell’insegnamento di Lacan consiste nel mettere in scacco la nozione di Io e ogni supposizione di padronanza che essa comporta» (pag.1). «La sua ripresa della riduzione freudiana dell’Io lo conduce a trovare in Sartre un compagno di strada capace di offrirgli una nuova ispirazione per provare a sganciare ancora più rigorosamente la nozione di soggetto da quella di Io» (pag.2). «La tesi sartriana dell’Io come oggetto, insieme al suo contributo alla critica fenomenologica del concetto tradizionale di “Io” e di vita psichica – sviluppata con rigore e originalità nel saggio del 1938 intitolato La trascendenza dell’Ego – costituisce indubbiamente lo sfondo della rilettura della teoria freudiana del narcisismo con la quale Jacques Lacan entra nel campo della psicoanalisi» (pag.2).
La coscienza non è costituita da nessun essere, non riposa mai su se stessa, ma si manifesta come spinta verso il fuori da sé, come “coscienza di…”, coscienza d’altro da sé, coscienza che non consiste mai di se stessa, dunque priva di unità o identità, strutturalmente “rivolta verso”, aperta, esplosa, in costante autotrascendimento, «chiara come un grande vento». (Jean-Paul Sartre, Un’idea fondamentale della fenomenologia di Husserl: l’intenzionalità)
Nell’Introduzione al volume, Recalcati afferma: «Se c’è, come io credo e provo a sviluppare in questo libro, un neoesistenzialismo di Lacan …». La suggestione forte offerta da Recalcati, che l’intera opera di Lacan sia solcata dalla volontà di proporre un neoesistenzialismo, costituisce la conferma di tante intuizioni e supposizioni che hanno segnato questi quarant’anni di studi personali di Lacan.
La prima opera di Lacan acquistata (26 ottobre 1972)
L’ultima opera di Lacan acquistata (20 dicembre 2012)