Il neodeputato lombardo che vanta una solidissima preparazione giuridica: «Abbiamo fatto un corso di due giorni con dei professori di Diritto Costituzionale, e altri ne faremo» (La Repubblica, 27/2/2013, p. 13)-; la neosenatrice aquilana che non sa neppure il numero dei senatori – «cinque o seicento», ha dichiarato a Radio 2 -, che però, naturalmente, intende ridurre; il neodeputato trentino che di fronte a rischi di “addomesticamento” dei colleghi di partito non garantisce nulla: «Siamo uomini come tutti gli altri. Con le debolezze di tutti […] Chi vorrà cedere a lusinghe e corteggiamenti ci sarà» (L’Adige, 27/2/2013, p. 9); la neosenatrice genovese che aveva già il fratello naturalmente anche lui grillino, in consiglio comunale e con la quale sarebbe bello approfondire il poco edificante legame fra famiglia e politica. E via di questo passo. Quindi, anche se non sappiamo che ne sarà del Governo, almeno ora è chiaro perché Grillo, in campagna elettorale, non voleva che i suoi andassero in televisione. Molto chiaro.