Sarà dedicata a Duke Ellington, uno dei più autorevoli musicisti del Novecento, “Take the “C” train – Nel nome di Ellington”, la XVII edizione del Festival di Cultura e Musica Jazz di Chiasso, che si svolgerà dal 20 al 22 febbraio presso lo Spazio Officina, allestito per l’occasione dai vincitori del concorso indetto dall’Accademia di Architettura di Mendrisio. Come consuetudine, l’anteprima del Festival si terrà al Teatro Sociale di Como, venerdì 14 febbraio, con la Treves Blues Band.
Geniale pianista, compositore e direttore d’orchestra, Edward Ellington – detto Duke – si è sempre contraddistinto per la sua personalità e lo stile, un gigante che già dalle prime battute si stagliava come un vero signore, prima ancora che nobile della musica, rispetto alle figure dei primi interpreti della musica afro-americana.
A riscoprirne la ricca eredità saranno, a quarant’anni dalla sua scomparsa, i grandi artisti che gli renderanno tributo calcando il palcoscenico dello Spazio Officina di Chiasso, a cominciare da Archie Shepp, una delle leggende del jazz che, proprio quando Ellington scomparve dalle scene, scrisse con devoto affetto: “…la tua musica descrive nel modo più perfetto la visione morale, il coraggio e l’inesauribile ricchezza di risorse che hanno caratterizzato la lotta del popolo nero per la giustizia in questa società”.
Ma dentro una kermesse che anno dopo anno si rinnova attraverso l’originalità e la qualità delle proposte, non sono da meno le presenze di Fabrizio Bosso e Eric Marienthal nel progetto Colors of Life del talentuoso e abile pianista svizzero Lorenzo De Finti, o di Enrico Intra che si esibirà con la Civica Jazz Band di Milano. E ancora, del poliedrico pianista inglese John Taylor, che arriva in Canton Ticino con due accompagnatori di grande levatura come Palle Danielsson e Morten Lund, personaggi carismatici a cui faranno da contrappunto le voci suadenti e generose di Elina Duni e Letizia Gambi.
Originale e interessante è il connubio che lega la produzione ellingtoniana delle suites “Lo Schiaccianoci” di Ciaikovskij e “Peer Gynt” di Grieg a quella dimensione sinfonica della musica occidentale a cui anelava. La stessa che invece lo aveva come osservato speciale, come testimoniano le presenze ai suoi concerti di grandissimi come Igor Stravinsky, George Gershwin, Leopold Stokowsky e Percy Grainger.
Proprio quegli stessi innovatori che, dopo Debussy, Ravel e Scriabin, compresero subito che la musica colta del Novecento, davanti alle note di musicisti come Ellington, aveva già staccato il biglietto per le sponde americane e che la partita dei nuovi generi musicali si sarebbe giocata oltre oceano, dentro le grandi strade e all’ombra dei grattacieli delle sterminate città degli Stati Uniti.
Venerdì 21 e sabato 22 febbraio nei consueti afterhours di fine serata, prima dei due diversi set – entrambi attorno alla soul music – dello svizzero Dj Phudy, si potrà infine apprezzare la trascinante energia live del Lucien Dubuis Trio e l’irresistibile electro-swing degli inglesi Kitten & the Hip.
PROGRAMMA
Anteprima / Como – Teatro Sociale
Venerdì 14 febbraio, 20.30
Treves Blues Band (I)
Fabio Treves: armonica, voce
Alex “Kid” Gariazzo: chitarre, mandolino, ukulele, lapsteel, voce
Guitar Ray: chitarra, voce
Massimo Serra: batteria, percussioni
Gab D: basso
L’avventura della Treves Blues Band nasce nel 1974 quando un giovane armonicista di Lambrate decide di partire con una “missione impossibile”: divulgare i valori del Blues, la sua storia e i suoi grandi interpreti. L’armonicista in questione è Fabio Treves, che con la sua band ha viaggiato in lungo e in largo per l’Italia e per il mondo e ha tenuto alta la bandiera del “BLUES made in Italy”.
I suoi concerti sono un viaggio nella storia di questa musica, dai primi canti di lavoro a quello arcaico e campagnolo, dal blues elettrico di Chicago a quello più moderno.
Rassegne estive, blues festival, locali, scuole, università, radio, televisioni, tanti e diversi tra di loro sono i luoghi che hanno ospitato la TBB, la prima band italiana a proporre un genere musicale che sembrava avere radici tanto lontane ma che è capace di coinvolgere tanto pubblico.
Chiasso, Spazio Officina
Giovedì 20 febbraio, ore 20.30
Lorenzo De Finti “Colors of life”(CH-I-USA)
Lorenzo De Finti: pianoforte
Eric Marienthal: sax alto e soprano
Fabrizio Bosso: tromba
Walter Muto: chitarra
Luca Scansani: basso elettrico e acustico
Giorgio di Tullio: batteria
Il più recente progetto del pianista e compositore svizzero è un coinvolgente caleidoscopio di evocazioni sonore che rivela una varietà di sfumature virtualmente infinita e che, non a caso, si avvicina in modo naturale al carosello perpetuo di gamme cromatiche della tavolozza di un pittore. Un viaggio musicale coloratissimo, dalle tinte forti del jazz metropolitano alle delicate nuances classicheggianti del pianoforte e della chitarra acustica, fino alle tonalità abbaglianti scatenate da una dirompente e moderna esplosività beboppistica. Il disco, pubblicato di recente da Altrisuoni, documenta la collaborazione di un buon numero di eccellenti musicisti. Dal vivo le composizioni di De Finti, che dichiara apertamente la sua sconfinata ammirazione per l’arte di Joe Zawinul, prendono vita grazie a un sestetto di sicuro livello internazionale. Basti pensare a Eric Marienthal, che i jazzofili associano in particolare all’Elektric band di Chick Corea ma che in realtà ha sempre mostrato un’eclettica raffinatezza d’espressione anche al fianco di grandi nomi del pop come Barbra Streisand o Stevie Wonder, o al trombettista Fabrizio Bosso, uno dei jazzisti italiani più apprezzati in Europa e nel mondo.
Ore 22.00
Archie Shepp Quartet (USA)
Archie Shepp: sax tenore e soprano, voce
Tom McClung: piano
Reggie Washington: contrabbasso
Steve McCraven: batteria
Protagonista assoluto della cosiddetta new thing negli anni ‘60, Archie Shepp è stato uno degli eroi e più in generale un’autentica icona della controcultura neroamericana di quell’epoca infuocata da travolgenti rivoluzioni espressive. Nel 1965, con la registrazione di Ascension in compagnia di Coltrane, diventa di fatto uno gli esponenti di spicco dell’avanguardia newyorchese e da allora non ha mai smesso di imporsi all’attenzione di pubblico e critica per l’inarrestabile energia delle sue improvvisazioni, impregnata di valenze anche extramusicali, e per la possanza davvero unica del suono che riesce a cavare dal suo sax tenore. La sua costante dedizione nel tenere viva la fiamma della libera improvvisazione non gli ha mai fatto perdere l’attaccamento alle radici più profonde, e a quelle del blues in particolare, che riaffiorano di continuo e sotto forme sempre diverse nei suoi dischi come nei suoi concerti. È significativa, in questo senso, l’ammirazione che non si è mai stancato di sottolineare nei confronti dell’universo sonoro di Duke Ellington, apparentemente così lontano dal suo ma in realtà naturalmente complementare, come dimostrano bene le sue splendide versioni di un classico ellingtoniano come Sophisticated lady.
Venerdì 21 febbraio, ore 20.30
John Taylor Trio (GB-DK-SE)
John Taylor: piano
Palle Danielsson: contrabbasso
Morten Lund: batteria
John Taylor è senza dubbio uno dei più sofisticati pianisti in circolazione, che ha saputo coltivare e sviluppare un linguaggio per certi versi unico, frutto prelibato di una personale commistione di elementi “colti” e jazzistici. Dall’elegante sintonia di suoni e silenzi sonori scaturisce la brillante fluidità della sua musica, che sa tradurre in note una penetrante sensibilità poetica. Nato a Manchester, ha cominciato a imporsi all’attenzione del pubblico nel 1969, collaborando con i sassofonisti Alan Skidmore e John Surman. All’inizio degli anni ‘70 ha accompagnato la cantante Cleo Laine, ha cominciato a lavorare a un suo sestetto e ha svolto anche un intenso lavoro come sideman per molti artisti ospiti al Ronnie Scott’s Club di Londra. Nella sua ormai lunga carriera ha lavorato con i gruppi di Jan Garbarek, Enrico Rava, Gil Evans, Lee Konitz e Charlie Mariano, e ha espresso le sue grandi qualità anche in solo e in contesti più “cameristici”, come i duetti con Tony Coe e Steve Argüelles. Nelle sue corde espressive non può mancare, ovviamente, l’affinità con la più classica delle formazioni pianistiche, il trio, e qui Taylor si presenta nel migliore dei modi, forte di una sezione ritmica da sogno che sa esaltare le sue migliori doti d’improvvisatore.
Ore 22.00
Letizia Gambi Project (I)
Letizia Gambi: voce
Max Ionata: sax
Daniel Pacitti: bandoneon
Giuseppe Tortora: violoncello
Fabio Zeppetella: chitarra
Paolo Brioschi: piano
Dario Rosciglione: contrabbasso
Tony Arco: batteria
Nata a Napoli, Letizia è cresciuta in una famiglia di artisti. Molto presto però la sua famiglia si trasferisce a Como, dove la nostalgia per Napoli e il forte contrasto tra nord e sud portano Letizia a legare profondamente con le sue origini e a scoprire poi, crescendo, un forte desiderio di dare espressione alle sue radici. Comincia il suo percorso artistico come ballerina, si diploma come disegnatrice e riceve riconoscimenti per i suoi quadri, dopo aver esposto le prime opere già a 14 anni. Intanto continua a studiare canto e recitazione: nel 2002 è Anita in West side story al Teatro Strehler di Milano, balla e recita in diversi progetti teatrali e televisivi, canta in una Big Band e come solista nel Coro Gospel della Civica Scuola di Jazz e collabora con prestigiosi musicisti del panorama jazz italiano.
Nel 2009 incontra il leggendario batterista e produttore Lenny White, vincitore di vari Grammy Award, che riconosce il suo talento e decide di investire sulla sua idea di cultural fusion tra la cultura mediterranea, e partenopea in particolare, da un lato e quella jazz dall’altra. Ron Carter, Chick Corea, Gato Barbieri e Gil Goldstein, per non citarne che alcuni, fanno parte del cast stellare di Introducing Letizia Gambi. Non meno importante, però, il gruppo che la sostiene nel tour promozionale europeo, forte di alcuni tra i migliori solisti sulla scena italiana.
Ore 24.00 Jazzafterjazz
Lucien Dubuis Trio (CH)
Future rock
Lucien Dubuis: sax alto, clarinetto e contrabbasso
Roman Nowka: chitarra e basso elettrico
Lionel Friedli: batteria
Come sarà il rock del futuro? In attesa di scoprirlo è bene prestare attenzione alla proposta del trio di Lucien Dubuis, un potente cocktail di influenze diverse al servizio di un’inaudita energia espressiva e un’imperdibile occasione di scoprire le mille risorse espressive di uno strumento elefantiaco che si rivela assai agile e incisivo, più esplosivo di una chitarra distorta nel suo furioso scalpitare. Tra le mani di Lucien Dubuis, il clarinetto contrabbasso è un poderoso veicolo che proietta l’audacia rock del trio verso paesaggi sonori di tellurica fantasia. Il giovane polistrumentista giurassiano guida un trio che dalla sua fondazione, nel 1998, è alla ricerca di nuovi territori sonori, un trio capace di generare un sound crudo, spigoloso e al tempo stesso irresistibile, che fa dell’interplay di stampo jazzistico il grimaldello ideale per aprire insospettabili orizzonti al futuro del rock. L’intenso drumming di Lionel Friedli – uno dei batteristi più interessanti dell’attuale scena europea – e la selvatica propulsione dell’incedere armonico-ritmico di Roman Nowka, che si alterna al basso elettrico e alla chitarra, spingono Dubuis a esplorare senza sosta le potenzialità delle sue evoluzioni solistiche, in un inseguimento perpetuo che riserverà ancora molte sorprese.
Ore 01.30 After… all
DJ Phudy (CH)
David Sarasin
Nato a Zurigo, studia due anni psicologia e scrive per diverse riviste e giornali culturali, come Züritipp, TagesAnzeiger, Loop Music Magazine e the Ron Orp Newsletter. Ad oggi scrive ancora di cultura e musica per il Tages Anzeiger. È DJ a Zurigo da 10 anni e suona regolarmente al Gonzo Club, La Catrina, Zukunft, Exil, Helsinki ed è stato ospite al Bad Bonn Kilbi Festival di Düdingen nel 2012.
Sabato 22 febbraio, ore 20.30
Civica Jazz Band (I)
Duke Ellington & Billy Strayhorn: le suites da balletto
Piotr Ilic Ciaikovskij Lo schiaccianoci – Edward Grieg Peer Gynt
Solisti
Emilio Soana: tromba
Roberto Rossi: trombone
Giulio Visibelli: sax tenore e flauto
Marco Vaggi: contrabbasso
Tony Arco: batteria
e gli studenti dei Civici Corsi di Jazz
Solisti ospiti
Sergio Orlandi: tromba
Marco Gotti: sax alto e clarinetto
Giancarlo Porro: sax baritono e clarinetto basso
Direzione
Enrico Intra
Nel 1960 l’orchestra di Duke Ellington incise una sensazionale versione dei celebri capolavori sinfonici di Ciaikovskij e Grieg, nella quale il massimo compositore americano del Novecento ripensò in chiave personale due opere conosciute e amatissime affidando gran parte degli arrangiamenti al suo braccio destro Billy Strayhorn, come Lo Schiaccianoci e il Peer Gynt. Rivisitazioni lontane da un semplicistico ricalco in chiave jazz, ovviamente, perché firmate da un genio musicale che sfrutta materiali altrui per alimentare la sua personale creatività. Un magico incontro tra personalità uniche della storia della musica, che sanno dialogare in modo fertile anche a distanza di diverse generazioni, documentato dalle registrazioni originali di Ellington e che continua a vivere, oggi, sui leggii di orchestre come la Civica Jazz Band di Enrico Intra. Un’orchestra che, negli anni, ha riletto diverse pagine, anche poco o per nulla eseguite, della grande musica afroamericana, e che anche in questo caso sa mettere in bella mostra le sue migliori qualità d’insieme e i suoi agguerriti solisti, tra i quali il trombettista Emilio Soana, il trombonista Roberto Rossi e il sassofonista e flautista Giulio Visibelli.
Ore 22.00
Elina Duni Quartet (CH)
Elina Duni: voce
Colin Vallon: piano
Patrice Moret: contrabbasso
Norbert Pfammatter: batteria
Matanë Malit significa “oltre la montagna”, ed è il titolo dell’esordio di Elina Duni nel catalogo ECM. Un omaggio all’Albania di una cantante che nel 1991, a 10 anni, si è trasferita in Svizzera e che oggi si rivolge alle sue origini rileggendole alla luce delle sue diverse esperienze. Elina Duni è una stella nascente nel panorama jazz europeo che sa ipnotizzare per come interpreta antiche canzoni dei Balcani in chiave jazz, grazie alla vibrante intensità della sua voce, a un’invidiabile presenza scenica e alla maestria dei suoi musicisti. Dopo una serie di incursioni nella musica classica e nel blues e dopo un proficuo apprendistato con gli standard del jazz, l’incontro con il pianista Colin Vallon l’ha convinta a cantare in albanese facendole intraprendere un percorso di crescita artistica che negli ultimi anni l’ha portata ad affinare una poetica sonora modernissima e insieme ancestrale. Merito anche di un trio tutto svizzero decisamente affiatato e ben assortito, in perfetto equilibrio tra jazz d’alto bordo e sottili ammiccamenti a modi e sonorità della musica popolare balcanica. Canzoni che parlano di amanti, eroi, operai e pastori, di esilio e resistenza, in un seducente mosaico d’improvvisazione e lirismo che incanta ed emoziona.
Ore 24.00 Jazzafterjazz
Kitten & the Hip (GB)
Electro Swing
Scarlett Quinn (aka Kitten): voce
Ashley Slater (aka The Hip): trombone, electronics
Prendete una ex-pop star, una brava, bella e giovane cantante e autrice, dinamizzate il tutto con una batteria poderosa e avrete una delle più fresche realtà musicali della swinging London. Kitten and The Hip nasce dall’incontro tra Ashley Slater e Scarlett Quinn. Ashley è un trombonista, dj e cantante dalle mille vite musicali: membro di una big band anarchica (Loose Tubes) e di un collettivo funk (Microgroove), anima insieme a Norman Cook (aka Fatboy Slim) dei Freak Power con cui ottiene un successo planetario a metà degli anni Novanta, sideman di lusso di artisti come Carla Bley, George Russell, Sam Rivers, Hugh Masakela, Elvis Costello, Dub Pistols. Scarlett invece – ne siamo sicuri – non tarderà a rivelarsi come una delle interpreti più suadenti e coinvolgenti dell’attuale scena electro-swing inglese. Insieme danno vita a una scarnificata, convincente e pazzerella orchestra swing (un inusuale trio con voci, trombone, elettronica e batteria), che unisce R&B, camp disco, drum and bass, dubstep. E per lanciare al meglio la serata basti ripercorrere i titoli dei loro maggiori successi: Don’t You Worry, I’m UR MF e Shut Up and Dance; e soprattutto non dimenticare le parole del buon Duca: “It Don’t Mean a Thing (If It Ain’t Got That Swing)”!
Ore 01.30 After… all
DJ Phudy (CH)
David Sarasin
Nato a Zurigo, studia due anni psicologia e scrive per diverse riviste e giornali culturali, come Züritipp, TagesAnzeiger, Loop Music Magazine e the Ron Orp Newsletter. Ad oggi scrive ancora di cultura e musica per il Tages Anzeiger. È DJ a Zurigo da 10 anni e suona regolarmente al Gonzo Club, La Catrina, Zukunft, Exil, Helsinki ed è stato ospite al Bad Bonn Kilbi Festival di Düdingen nel 2012.
INFORMAZIONI
Jazz dinner
Durante le serate del festival sarà attivo un servizio ristorazione con le proposte culinarie a cura di Cronoparty.
Alberghi
Durante il Festival svariati alberghi offriranno i seguenti sconti (unicamente su presentazione del biglietto d’entrata al Festival): 10% una notte, 15% per la seconda e terza notte.
Organizzazione
Centro Culturale Chiasso, Cinema Teatro, con la partecipazione della Radiotelevisione Svizzera – Rete Due e con la collaborazione di Teatro Sociale di Como e Jazz&Co Eventi
Biglietti
Como Fr. 25.–/€ 22 Chiasso interi Fr. 30.–/€ 26.–
ridotti* Fr. 25.–/€ 22.–
after 24 Fr. 10.–/€ 8.–
* Club Rete Due, studenti, AVS, AITessera 3 giorni Fr. 65.–/€ 55.–
2 giorni Fr. 45.–/€ 37.–
La biglietteria del Cinema Teatro sarà aperta al pubblico per informazioni, prenotazioni e acquisto biglietti dal martedì al sabato dalle 17.00 alle 19.30. Il servizio è anche disponibile telefonicamente negli stessi orari al numero +41 (0)91 6950916.