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Chichi o tori ni (チチを撮りに, Capturing Dad). Regia e sceneggiatura: Nakano Ryōta. Fotografia: Hirano Shingo. Interpreti e personaggi: Watanabe Makiko (Sawa, la madre), Yanagi Elisa (Hazuki, la sorella maggiore), Matsubara Nanoka (Koharu, sorella minore), Nikaido Satoshi (il padre), Takito Ken’ichi (lo zio). Produzione: Hirakata Noriyasu. Durata: 74’. Uscita nelle sale giapponesi: 16 febbraio 2013.
Link: Trailer - Derek Elley (Business Asia)
Punteggio ★★★
Hazuki (20 anni) e Koharu (17) vivono in campagna insieme alla madre, Sawa, che anni prima è stata lasciata dal marito. Un giorno Sawa decide di spedire entrambe le figlie al capezzale del padre che sta morendo di cancro, chiedendo loro di scattargli una fotografia per potergli così ridere in faccia un’ultima volta. Prima che Hazuki e Koharu arrivino a destinazione, il padre muore, e le due dovranno così partecipare al suo funerale.
Opera prima di Nakano Ryōta, Chichi o tori ni - vincitore del premio per il miglior film e il miglior regista allo Skip City International D-Cinema Festival di Kawaguchi nel 2012 - è un piccolo romanzo di formazione segnato da toni lievi, e talvolta ironici, con un finale del tutto favolistico (un enorme tonno fuoriesce dal mare per divorare un osso del corpo cremato del padre). Tra i motivi dominanti del film quello della compassione che porterà le tre donne a regolare i conti col marito/padre, che le aveva lasciate, senza rancore e con un sorriso. Per le due sorelle la scoperta della figura paterna avviene soprattutto grazie al piccolo Chihiro, il figlio avuto dall’uomo con un’altra donna, che a sua volta lo aveva lasciato, il quale alla richiesta delle due ragazze di raccontar loro come fosse il padre, risponde che più di agni altra cosa amava fumare (proprio come Hazuki) e mangiare sushi di tonno (proprio come Koharu). È proprio questo ritrovare il proprio padre dentro di sé, nei propri piccoli piaceri quotidiani, che darà il via a quel processo di riavvicinamento su cui l’intero film si costruisce.
Non mancano in Chichi o tori ni momenti di crudele rappresentazione dell’avidità del mondo degli adulti, come quando la zia equivoca sulla presenza delle due sorelle al funerale, supponendo che loro siano lì solo per avanzare dei diritti sull’eredità del genitore. Di là da questa e altre parentesi dal carattere drammatico, il tono del film è nel complesso alquanto delicato, e di una leggerezza che senza essere affatto superficiale, riesce con la dovuta intensità ad affrontare situazioni forti della vita di ognuno: dal rapporto con i propri genitori alla morte, dalla definizione della propria identità al superamento del rancore. [Dario Tomasi]
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