Mi hanno detto che quando sono triste scrivo bene e scrivo più di frequente.
Me lo ha detto una persona che mi conosce meglio di quanto io conosca me stessa.
Me lo ha dimostrato facendomi vedere date, scritti, statistiche, mail.
Ha ragione.
Come sempre.
Mi ha rimproverata perché dice che per essere un bravo scrittore è necessario scindere la propria vita dalle parole che si affollano nella testa, che cozzano contro l’essenza e che devono uscire fuori.
Si vede che lui non è uno scrittore. Perché chi scrive lo sa e chi scrive sa bene perché scrive e chi è il protagonista di ogni rigo.
Si scrive di chi si ama e di chi si odia perché l’indifferenza non ha mai generato nulla.
Si scrive sempre in prima persona, almeno dentro.
Si scrive di altri per parlare di sé.
Si scrive per tutte queste ragioni qui.
Scusate se sto scrivendo poco.
Ma siate felici per me.
(che poi ieri ero qui ed assistevo a questo spettacolo. Quindi essere felici è piuttosto semplice oggi )