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Chiesa, Bocchino e una storia parecchio italiana

Creato il 03 agosto 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Chiesa, Bocchino e una storia parecchio italianaEnrico Borra per La Meta

In una stranissima settimana di luglio si sono incrociati i destini di due ex (o future) promesse del nostro rugby: Riccardo Bocchino e Alberto Chiesa. (…)
Poi Chiesa è sparito dai radar federali mentre a Bocchino sono state concesse opportunità colossali. Mentre il primo faticava nelle sue prime esperienze a Prato infatti, il secondo è arrivato a vestire la maglia degli Aironi (speditoci più che richiesto dalla franchigia lombardo-emiliana) e della Nazionale di Mallett e Brunel. L’ultima non più tardi di un mese e mezzo fa nelle Americhe. Bocchino si è fatto anche un mondiale, mica robetta, e ora? Beh, in teoria lui dovrebbe essere il punto fermo del futuro azzurro, che piange la carenza di dieci di ruolo tanto da introdurre una norma regolamentare che obbligherà le formazioni di eccellenza
a schierare solo aperture “made in italy”, mentre Chiesa dovrebbe vivacchiare tra Eccellenza e Serie A, colpevolmente dimenticato dai selezionatori Azzurri.
Nella realtà sta avvenendo l’esatto contrario. A 24 anni, con quattordici cap sulle spalle, il playmaker laziale è vicino a firmare per la “sua” Capitolina (Serie A1), mentre il livornese farà per la prima volta il suo ingresso nel giro che conta grazie alla chiamata (tardiva
ma assolutamente doverosa) delle Zebre. Fatemi capire: prima si spedisce Bocchino di forza agli Aironi, che non ne fanno richiesta, e poi, quando la FIR decide di fare una franchigia federale, non lo coinvolge nel progetto per mantenerlo ancorato all’alto livello internazionale?
Possibile puntare così tanto su un giocatore e ritrovarsi tra le mani un ragazzo di 24 anni perso nel gioco e soprattutto nella fiducia in se stesso; senza quasi più forze e motivazioni per andare avanti? Cosa è cambiato in meno di un anno? Archiviata una stagione negativa
vissuta con la maglia degli Aironi, l’ultimo anno giocato con I Cavalieri Prato sembrava aver ridato a Bocchino lo stimolo a fare bene. Dopo la convocazione alla Coppa del Mondo è infatti arrivata quella senza dubbio più significativa di Brunel per la toruneé estiva. Una tournée che ha mostrato un giocatore con i limiti di sempre ma anche con qualità sopra la media per il panorama italiano. E allora? A me Bocchino non è mai piaciuto. Non in campo
intemazionale, per lo meno. L’ho scritto più volte in tempi non sospetti. In uno dei fondi del dopo-mondiale per insiderugby però, consigliavo di continuare a puntare su di lui in previsione della Coppa del Mondo del 2015. Quantomeno perché non esistono al momento
alternative in grado di prenderne il posto (e lui in Inghilterra avrà 27 anni). Si può formare un giocatore di livello internazionale in poco più di tre anni? Certo che si può ma é dannatamente complesso e chi comanda il nostro alto livello ha già dimostrato in passato
l’incapacità di riconoscere il talento e, soprattutto, di farlo fruttare.
Allora ecco che torna prepotentemente in auge l’idea dei DAT illustrata nel numero scorso (e, soprattutto le sue conseguenze): perché se avessimo avuto in mano la scheda di Bocchino avremmo avuto almeno la metà delle informazioni acquisite per tentativi nel corso degli anni e, forse, Chiesa avrebbe fatto parte del giro della nazionale maggiore da qualche anno in più. O, forse, al loro posto ci sarebbero altri ragazzi più meritevoli.


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