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Chiesa di S. Domenico di Nardò: ancora sorprese

Creato il 31 marzo 2011 da Cultura Salentina

di Paolo Marzano

Chiesa di S. Domenico di Nardò: ancora sorprese

Chiesa di San Domenico: particolare

La misteriosa facciata della chiesa di San Domenico a Nardò si continua a rivelare. Nuove ipotesi emergono dalle enigmatiche creature che popolano la facciata della bellissima chiesa.

Dopo aver individuato il periodo storico caratterizzato dai frequenti viaggi di studio dei teologi europei verso la Spagna, diretti verso i centri nevralgici per l’insegnamento di quella dottrina domenicana, abbiamo definito le probabili verosimiglianze formali, della partizione chiaroscurale ‘verticalizzante’ dell’apparato gotico che, Simon de Colonia, crea sulla facciata del convento di S. Paolo a Valladolid. Il confronto è avvenuto con monumento sito in Nardò (Le).

Evidenti, anche le ‘attinenze ‘posturali’ tra i particolarissimi omuncoli della facciata della chiesa di S. Domenico a Nardò con quelli del meraviglioso, plateresco portale del Collegio di S. Gregorio a Valladolid (diventato insegna scolpita e insegnamento per i novelli teologi del tempo, riferita all’espulsione degli ebrei e degli islamici dal territorio ispanico) costruito da Gil Siloé (fine del XV sec.). Continuiamo a conoscere le altre creature (sculture) che popolano la facciata del tempio tarantiniano  (fine XVI sec.) dell’antica e colta città di Nardò.

Chiesa di S. Domenico di Nardò: ancora sorprese

Nardò e Valladolid: dettagli a confronto

Ciò che la facciata trasmette è un messaggio ben distinto che fa parte dell’evento comunicativo diretto al popolo dei fedeli. Svelata la particolare postura degli omuncoli capovolti della parte destra della facciata, riferiti ritengo, al tempo della ‘Reconquista’ spagnola, letta dal portale del Collegio di teologia domenicano, con l’aggiunta, a Nardò (quasi cento anni dopo) di una ‘ri-simbolizzazione’ delle teste barbute tramutate in statue-stele, degli Herma dal corpo fogliaceo o ‘virile’. Non è certo un caso che, teologicamente Hermes è l’antico dio interprete, viaggiatore, esperto nell’uso della parola e pratico negli affari (ricordo a questo proposito che il fratello dello scultore della facciata di Nardò, Vincenzo Tarantino studiava teologia). La diversità dei copricapo e delle decorazioni delle teste barbute che ‘sostengono’ i vari omuncoli telamoni, ascrivono dunque al ‘viaggio’ fisico e spirituale,  il ‘sostegno’ della conoscenza, da realizzarsi secondo i codici, le regole e l’ascetismo proiettati alla sola cristianizzazione e contro l’eresia (obiettivi domenicani).

Passiamo alle sculture di omuncoli alla sinistra della facciata. Sono accovacciati su una ‘voluta seduta’, usata (con altre dimensioni) in altre costruzioni del tarantino. Appare evidente l’impronta medievale dei telamoni. La scabrosità e il consumo della dura pietra scolpita, non può cancellare però la figura abbozzata il cui corpo riempie il vuoto curvo, sgraziandosi e assumendo totalmente una postura anti-anatomica se vista lateralmente. Infatti, al vantaggio dato, dal controllo generale dei decisi chiari-scuri frontali, da ‘altorilievo’ medievale (alla maniera degli orafi = plateresco), non corrisponde la cura dei particolari anatomici degli omuncoli. Una facciata, dunque, che privilegia la posizione frontale? Potrebbe essere così, ma sono tante le sculture dello stesso periodo, nel Salento che peccano di poca proporzionalità fra le parti del corpo, pur di agevolare un risultato globale ‘emozionale’, non certamente accademico.

Chiesa di S. Domenico di Nardò: ancora sorprese

San Domenico a Nardò: putto con capitello a forma di cesto

La simbologia usata impegna grandi significati che viaggiano tutt’oggi dietro ad oggetti diversi e culturalmente precisi, come i cesti di frutta sostenuti sulla testa dai putti ai lati del portale  centrale che ricordano capitelli ‘lotiformi’ dallo sviluppo egizio o assiro. Altri oggetti invece tramandano messaggi ancora più netti e determinati. Sono i tre oggetti sostenuti dagli omuncoli-telamoni; il teschio il libro e la sfera.

IL TESCHIO – Lo troviamo ai piedi della croce sul Golgotha. In questo caso è il teschio di Adamo il cui peccato viene lavato col sangue del Nuovo Adamo inchiodato alla croce. Lo troviamo anche tra le mani di alcuni santi come Francesco d’Assisi, Romualdo, Girolamo o Maria Maddalena come simbolo d’ascetismo. Il TESCHIO o CRANIO racconta comunque il carattere effimero della vita terrena.

IL LIBRO -  Fa riferimento al Cristianesimo come al Giudaismo e all’Islam; le tre religioni del LIBRO. E’ tenuto, a volte, tra le mani di un Profeta, di un Evangelista o un Fondatore di un ordine. Nelle mani di un personaggio come un putto o telamone significa e ricorda l’importanza della REGOLA (qui, molto probabilmente, domenicana).

LA SFERA -  Simbolo della teofania (manifestazione di Dio). Ha lo stesso valore simbolico del cerchio, impossibile da misurare con precisione non avendo né principio né fine, è l’immagine della divinità. La sfera o il globo è il volume perfetto, rimandano alla divinità o all’universo, sul quale regna l’Onnipotenza di Dio.


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