Ero combattuto se parlare o meno di questa faccenda, ma francamente è tutto il giorno che ci penso e non posso farne a meno. La storia è abbastanza nota, un prete di provincia ha affisso sul portone della chiesa un manifesto, tratto, se ho capito bene, da un sito di ultra integralisti cattolici e fatto di tante ignobili parole che possono essere riassunte in una frase che mia nonna mi disse quando avevo, boh, 16 anni anni:
«Angelo, ricordati che le donne sono tutte puttane.»
Ora, mia nonna è nata nel 1912 è pagava la sua educazione retrogada e contadina e poi, è inutile nasconderlo, era davvero una cattiva persona, invidiosa, superficiale, sostanzialmente stupida; francamente non so perché mio nonno ci stesse insieme. Però siamo nel 2013 e, premesso che nemmeno mia nonna avrebbe approvato l’omicidio delle “puttane”, certe affermazioni non devono essere tollerate, non tanto per il tono o per i contenuti quanto perché sono indice di un modo di pensare ignobile e fascista, una serie di idee che sembrano voler riemergere dalle ceneri di 60 anni di tentativi, evidentemente non riusciti, di rendere questo un “paese libero”.
Non è importante che queste parole vengano da un prete, se mai questa è un ulteriore conferma della reale mentalità che permea il mondo cattolico e non è nemmeno importante che il prete venga considerato indegno e sia costretto ad appendere la tonaca al chiodo, non succederà mai, se non altro perché il suo pensiero è tutt’altro che lontano da quello delle alte sfere ecclesiastiche. No, la cosa importante è che questa storia ci serva a riflettere, ci aiuti a comprendere che l’unica cosa che differenzia l’uomo da tutto il resto del “creato” è l’anelito di libertà, la speranza di poter vivere e morire da esseri liberi, senza le imposizioni e i condizionamenti di chicchessia; ma sopratutto è importante per ricordarci che, oggi, nel 2013 non è ancora possibile per una donna uscire di casa, da sola, a piedi, la sera senza rischiare di essere stuprata e quel che è peggio non c’è nessuna tutela nei confronti delle potenziali vittime del così detto “femminicidio” perché, quasi sempre, prima che una donna venga uccisa, ci sono lo stalking e le minacce che se pure denunciati, non trovano mai nessuno che muova un dito per risolvere il problema salvo poi essere tutti in prima fila a rilasciare dichiarazioni del tipo “era tanto una brava ragazza”
Per chi fosse interessato cliccando su Mostra è possibile leggere, a imperitura memoria, il coacervo di sciocchezze, non degne di un commento puntuale, scritte nel manifesto affisso e ritirato; successivamente c’è una canzone di Edoardo Bennato, del 1983, che dimostra come, in 30 anni, non solo non sia cambiato nulla, ma come forse le cose siano persino peggiorate.
Mostra il contenuto dell’indegno manifesto »
LE DONNE E IL FEMMINICIDIO, FACCIANO SANA AUTOCRITICA. QUANTE VOLTE PROVOCANO?
Proseguiamo nella nostra analisi su quel fenomeno che i soliti tromboni di giornali e Tv chiamano “femminicidio”. Aspettiamo risposte su come definire gli aborti: stragi? Notoriamente, l’aborto lo decide la donna in combutta col marito e sono molti di più dei cosiddetti femminicidi. Una stampa fanatica e deviata, attribuisce all’uomo che non accetterebbe la separazione, questa spinta alla violenza. In alcuni casi, questa diagnosi può anche essere vera. Tuttavia, non è serio che qualche psichiatra esprima giudizi, a priori e dalla Tv, senza aver esaminato personalmente i soggetti interessati. Non sarebbe il caso di analizzare episodio per episodio, senza generalizzare e seriamente, anche per evitare l’odio nei confronti dei mariti e degli uomini? Domandiamoci. Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, …… si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti.
Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia, eccetera… Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le responsabilità sono condivise.
Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?
Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera?
Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all’abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: “forse questo ce lo siamo cercate anche noi”?
Basterebbe, per esempio, proibire o limitare ai negozi di lingerie femminile di esporre la loro mercanzia per la via pubblica per attutire certi impulsi; proibire l’immonda pornografia; proibire gli spot televisivi erotici, anche in primo pomeriggio. Ma questa società malata di pornografia ed esibizionismo, davanti al commercio, proprio non ne vuol sapere: così le donne diventano libertine e gli uomini, già esauriti, talvolta esagerano.