Grande freschezza narrativa per questo esordiente nigeriano, capace di essere incluso tra i finalisti del Man Booker Prize 2015. Davvero, un continente capace di riservare grandi e piacevoli sorprese al mondo letterario! Ancora una volta la storia viene presentata da una angolatura particolare: il fratellino minore di quattro maschi osserva con il suo occhio ingenuo il percorso che lo porterà ad entrare nel mondo degli adulti, un percorso di formazione che lo vedrà confrontarsi con la marcia inarrestabile del fiume del destino, contro cui non potranno opporre resistenza i fratelli pescatori… Sullo sfondo la Nigeria degli anni Novanta.
La nazionale degli scrittori nigeriani è composta anche da Chris Abani, Chimamanda Ngozi Adichie, Sefi Atta, Helon Habila, Helen Oyeyemi, Nnedi Okorafor, Kachi A. Ozumba, Sarah Ladipo Manyika, Lola Shoneyin, Chika Unigwe.
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Chigozie Obioma, I pescatori, Bompiani
Nigeria, 1996. Quattro fratelli maschi, in scala, dai quindici ai nove anni. Un padre severo trasferito in una città lontana dalla banca per cui lavora. Una madre presa dai due bambini più piccoli e dal suo banco al mercato. Per Ikenna, Boja, Obe e Ben tutto questo vuol dire libertà. La libertà di andare al fiume, pericoloso e proibito, a farsi pescatori di pesci e di occasioni; la libertà di sfidarsi, litigare, misurare i propri limiti. È proprio al fiume che incontrano il pazzo Abulu, un mendicante noto per i suoi vaneggiamenti ridicoli quanto terribili. Ed è su Ikenna, il maggiore, che si abbatte la profezia di Abulu, annunciando un destino spaventoso per tutta la famiglia. I fratelli impareranno presto che quando il male invade la vita è come un fiume grande che ti porta via. Opporsi è inutile; si può solo cercare di raccontare la propria storia con onestà, come fa Ben dando voce anche a chi non c’è più. Il fato, l’infanzia che se ne va, la famiglia: sono i temi dell’esordio di Chigozie Obiorna, un romanzo di formazione sospeso tra il mito e l’epica, ma anche concreto e sporco come un gioco nel fango, una storia su ciò che si perde e ciò che del passato resta per sempre con noi.
Tradotto da Beatrice Masini