Proviamo a capirci senza che nessuno salga in cattedra. Chi segue l’ambient (nelle sue varie reincarnazioni, vien da dire) avrà probabilmente pensato, anche solo in modo vago, ai punti di contatto del genere con la religiosità e con le culture non occidentali. Insomma, da un lato non è strano, in un simile contesto sonoro, trovarsi di fronte a una cassetta intitolata Kalachakra (scritto utilizzando l’alfabeto appropriato), dall’altro però è il caso di precisare che non fingerò con l’aiuto di Google di sapere qualcosa su questa “dottrina” legata al buddismo (se n’è occupato anche Werner Herzog con un documentario, questo me lo ricordo da solo). Il lato A di questa cassetta Icore Produzioni è meditativo, ovattato, con melodie e voci lontane sullo sfondo mentre ascoltiamo costantemente quello che sembra lo svolgersi di una pellicola dalla bobina, lo stesso che si può sentire in qualche vecchio cinema o su qualche introvabile proiettore casalingo. In questo Chilld è piuttosto vicino a quelle sottocorrenti degli ultimi anni che, stufe del digitale, si sono date a un suono corrotto e in corruzione, come accade alla nostra memoria. Il lato B conduce ugualmente in uno stato di trance, ma è caratterizzato da una sorta di punteggiatura abbastanza paragonabile a dei glitch, che lo rende più nervoso e non permette davvero di acquietarsi. Del resto, per quello che è possibile capire, la prima parte ha a che vedere con un modo di affrontare la vita senza turbamento, mentre la seconda cerca di descrivere l’arrivo della morte. L’approccio è consciamente lo-fi ed è oltranzista anche nel rapporto tra minutaggio e staticità della proposta, ma del resto qui l’obiettivo sembra essere cancellare il tempo (o farlo riconsiderare?) e non si cercano patinature new age. Per iniziati, un po’ in tutti i sensi.
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