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China Day: Inside the Tradition - Storia di fantasmi cinesi (1987)
Creato il 21 giugno 2015 da Babol81L'instancabile mente di Alessandra del blog Director's Cult ha progettato una riunione dei soliti Blogger per celebrare una cinematografia complessa come quella cinese. Dico complessa perché, come giustamente ha fatto notare Obsidian, noi occidentali conosciamo quasi esclusivamente il cinema dell'ex colonia inglese Hong Kong mentre ora la Repubblica Popolare Cinese si sta risvegliando, distaccandosi dalla tradizione e soprattutto dalla pesante censura, cosa che sta portando alla nascita di un nuovo modo di fare film. In base a questo giusto appunto, abbiamo dunque deciso di dividere il Day in due "categorie", Inside the Tradition (film girati prima del 1997, anno in cui Hong Kong è tornata alla Cina) e Through the Revolution (pellicole girate dopo il 1997): la mia scelta è caduta sulla tradizione di Storia di fantasmi cinesi (Sien nui yau wan), diretto nel 1987 dal regista Siu-Tung Chin e tratto da un racconto di Songling Pu, autore della raccolta Racconti straordinari dello studio Liao, pubblicata nel 1766. ENJOY!
Trama: Un esattore pasticcione si ritrova a passare la notte in un vecchio tempio abbandonato. Lì viene avvicinato dal fantasma di una donna e la conquista con la sua goffaggine, finendo coinvolto in un’intricata storia di demoni, guerrieri, maledizioni ed esorcismi…
Al tempo in cui avevo cominciato ad avvicinarmi agli horror che non fossero quelli “classici” come Nightmare, Venerdì 13, Halloween, Scream ecc. mi capitava di scorrere la guida TV, segnarmi i titoli degli horror trasmessi in settimana e andare a cercare trama, curiosità o giudizi sul Mereghetti oppure su libri monografici dedicati all’argomento prima di guardarli o registrarli. Non ricordo dove ma proprio durante una di queste ricerche avevo letto che Storia di fantasmi cinesi si era molto ispirato, come tecnica ed umorismo, alla serie La casa e so che era stata questa la molla che mi aveva spinta a registrarlo dall’emittente un tempo nota come TMC2e a guardarlo, affrontando peraltro anche il mio primo film cinese. Che dire, guardare Storia di fantasmi cinesi è stata un’esperienza allora e lo è stata anche recuperarlo dopo più di dieci anni. I rimandi a La casa di Raimi ci sono, è vero: dall’uso della steadycam alle riprese forsennate dove la telecamera viene frustata dai rami degli alberi, dagli stessi rami che prendono vita aggredendo le persone agli orrori nascosti in “cantina”, dai passaggi dimensionali che si aprono improvvisamente agli enormi demoni che minacciano di inghiottire i protagonisti urlanti, gli elementi che rimandano al classico Raimiano abbondano ma fermarsi a quella che alla fine è solo apparenza sarebbe sbagliato. Storia di fantasmi cinesi riesce infatti a mescolare una quantità di generi impensabile per il cinema occidentale, a non perdere il filo di questo meltin’pot neppure per un istante e a creare una storia coerente e piacevole, una fiaba con terribili cattivi, principesse in pericolo, baldi cavalieri e un buffo protagonista che si trova coinvolto in una realtà che non gli appartiene riuscendo a passare dall’essere totalmente clueless al diventare un Eroe nel vero senso del termine. Storia di fantasmi cinesi, come da titolo italiano ed internazionale, affonda le radici nel folklore di quella terra antica e misteriosa, con gli ingannevoli spiriti femminili che fungono da distrazione per far sì che gli Jiangshi, gli “zombie” (o è meglio scheletri semoventi?) che puntano all’essenza degli esseri viventi, riescano a mietere vittime tra gli incauti e lussuriosi viaggiatori uomini, e mette in scena non solo una battaglia tra le forze infernali e un cinico guerriero Taoista o l’amore impossibile tra vivi e morti ma anche una spietata satira nei confronti del vecchio sistema feudale cinese, rispettando appieno il senso dell'opera originale di Pu.
Poiché Storia di fantasmi cinesi unisce già nella trama parecchi generi e suggestioni, anche lo stile ne risente. Siu-Tung Chin gira l'intera storia assecondando il punto di vista del protagonista, che ovviamente cambia in base alla sua esperienza: all'inizio la pellicola è molto ironica, quasi comica, e viene mostrato un orrore esagerato che prevede l'utilizzo di fiotti di sangue ed inquietanti scheletri animati con la tecnica della stop motion. Con l'arrivo della bella Siu Sin le atmosfere si fanno maggiormente inquietanti ed evocative, come giustamente si confà alla presenza di un elegante e sensuale spirito femminile, mentre l'introduzione del guerriero Taoista Yin offre la possibilità al regista di girare delle dinamiche scene wuxia, durante le quali i personaggi (sia spiriti che umani) combattono volteggiando nell'aria e addirittura sparando raggi di energia spirituale dalle mani (meravigliosa la formula taoista Pao-yeh-pao-lo-mi per esorcizzare i demoni!). Molto forte è anche la componente horror-fantasy, incarnata nella triplice demone dalla lunghissima lingua e nel terribile re dell'inferno che si riesce a scorgere sul finale ma anche quella romantica, fatta di luci soffuse, languidi primi piani dei due sfortunati amanti e musiche delicate, riesce a ritagliarsi un proprio, importante spazio in tutta questa abbondanza di elementi. Oltre all'effettiva bellezza della trama, della regia e degli effetti speciali, c'è da dire che questa volta anche gli attori si fanno apprezzare: Leslie Cheung è un protagonista tenero e credibile sia nella sua interpretazione di un esattore sprovveduto e goffo, sia nei momenti in cui questo strano anti-eroe deve tirare fuori la forza e i sentimenti, il carismatico Ma Wu è un favoloso ed ironico cacciatore di fantasmi mentre Joey Wang è talmente bella ed eterea che non si fa affatto fatica a credere che possa essere stata una principessa, in una vita passata. Insomma, sono stata davvero contenta che Alessandra mi abbia dato la possibilità di recuperare ed apprezzare nuovamente Storia di fantasmi cinesi. Sarà anche un film della tradizione (e ha dato vita a due seguiti, un remake del 2011 e persino a una versione animata del 1997 che vorrei cercare e guardare) ma è talmente particolare e "moderno" da poter venire tranquillamente annoverato nell'elenco di pellicole cult che chiunque dovrebbe tenersi nella videoteca di casa!
Se siete curiosi di approfondire il discorso, ecco i link divisi per categoria ai post degli altri Blogger! ENJOY!
China: inside the tradition
The Killer (John Woo, 1989) su Director's Cult
Lanterne rosse (Yimou Zhang, 1991) su Scrivenny 2.0
China: through the revolution
I love Beijing (Ning Ying, 2000) su The Obsidian Mirror
Infernal Affairs (Wai-Keung Lau e Alan Mak, 2002) su Non c’è paragone
Life without principle (Johnnie To, 2011) su Solaris
Il tocco del peccato (Zhangke Jia, 2013) su White Russian
Closed Doors Village (Xing Bo, 2014) su Mari's Red Room
Mountains may depart (Zhangke Jia, 2015) su Montecristo
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