In una società in cui essere e apparire coincidono, Kieser, un ragazzo molto ambizioso, vorrebbe diventare “se stesso”.
Il compito è arduo, anche se Kieser dopo aver risposto a un annuncio di lavoro, diventa l’assistente personale di Vi, una studentessa di medicina che pratica la Chirurgia creativa su cani ed esseri umani.
Il nuovo formidabile racconto di Clelia Farris, proprio come un bisturi molto affilato, taglia e ricompone i confini tra i generi mescolando – nel suo stile originale – un futuro chirurgicamente “an-estetizzato”, lo steampunk elisabettiano e il surrealismo letterario della migliore fantascienza di James Ballard. Il risultato è una critica spiazzante e spassosa alla nostra società della bellezza ormai decaduta e disposta su un tavolo da laboratorio per essere fatta sapientemente a pezzi.
Recensione
Chi non vorrebbe un tartagatto, adorabile come un gattino, resistente grazie al carapace, e perfettamente vegetariano? Chi non vorrebbe invece sfoggiare un pinscher "da borsa", con la massiccia testa, però, di un bel rottweiler? E magari le zampette girate al contrario, perché nel senso normale sono troppo "mainstream"? Nella società futura immaginata da Clelia Farris nel suo nuovo ambizioso racconto, Chirurgia creativa, ad alzare la mano sarebbero parecchi: ecco le nuove frontiere del piacere del brutto.
A guardare la copertina ci si fa già un'idea del contenuto abbastanza particolare: il sorridente cane imbellettato rimanda a un pastiche vittoriano steampunk che fa da cornice a un racconto che scardina i confini tra i generi, muovendosi tra fantascienza futuristica, horror, e quella fantascienza surreale tra Dick e Ballard.
Centro focale del racconto è la riflessione estetica, i cui canoni tradizionali si presentano stravolti da una società del futuro disumanizzata. Emblema di questa opera disumanizzante è l'uso, anzi l'abuso degli animali, che da vivi si ritrovano ad essere accessorio grottesco dell'esibizione del sé, mentre da morti, smembrati, sono oggetto di lite tra gli studenti di medicina, che affollano fino a far scoppiare gli atenei, e gli artisti della cosiddetta "chirurgia creativa", ovvero l'arte di creare ibridi viventi.
Il racconto si apre subito con l'incontro tra il protagonista, un "saldatore", dalle talentuose e fatate dita capaci di saldare all'istante parti organiche e inorganiche, e la conturbante Vi, l'artista sciatta e diffidente che si affida al talento professionale del protagonista per dare vita alle sue creazioni. La trama si presenta ridotta a fronte della effettiva dimensione del racconto (e questo forse è la sola debolezza che si potrebbe imputare), e si compone per lo più del lavoro congiunto dei due personaggi, che mettono insieme animali, metalli e persino un feto, su richiesta di esigenti e stravaganti clienti; il grosso del racconto è costituito invece delle riflessioni di Kieser, il protagonista, attraverso le quali l'autrice, con vivide e grosse pennellate stilistiche, restituisce la sua visionarissima e al contempo lucidissima visione del futuro.
A dispetto della esile trama, dunque, la portata riflessiva è notevole, e l'abbondanza di temi rielaborati è pari alla notevole sostanza stilistica. In Chirurgia creativa trova dunque posto una riflessione estetica che si salda a un percorso di redifinizione di sé: in una società anestetizzata da canoni di bellezza perfetta, resa possibile dai progressi tecnologici, Vi insiste a manifestare i segni dell'età; allo stesso modo, Kieser non trova migliore espressione della propria identità che nel distinguersi violentamente dall'altro, dalla massa. C'è poi un vivace contorno che anima lo sfondo di questo racconto, a cominciare da quegli atenei affollati in cui gli studenti lottano per accaparrarsi un pezzo animale da studiare, in cui solo i più ricchi e fortunati possono permettersi il lusso di assistere di presenza alle lezioni dei facoltosi docenti, mentre gli altri, lasciati fuori da aule sature, devono accontentarsi di acquistare videoregistrazioni. C'è anche la crisi delle religioni, che passa attraverso una parodica rievocazione delle superstizioni più elementari, come la nuova chiesa che osanna la dea Fortuna, di cui Vi è attenta e speranzosa seguace.
Un mondo ricco di immagini prende dunque vita da questo racconto, come un caleidoscopio che mette insieme le più disparate suggestioni. Tutto ciò non manca di essere ben sostenuto da un adeguato comparto stilistico: e quasi stupisce riscontrare una così bella scrittura che si sofferma, con vero gusto del grottesco, sulle operazioni di chirurgia creativa, e con alle spalle anche un'evidente conoscenza scientifica (in campo di anatomia, ma anche di chimica, etc).
Una grande scrittura dunque per un "piccolo" racconto che stupisce dalla prima pagina fino alla fine.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Chirurgia creativa
- Autore: Clelia Farris
- Editore: Future Fiction
- Data di Pubblicazione: 2015
- ASIN: B00TGZTXEY
- Pagine: 44
- Formato - Prezzo: Ebook - 2,99 Euro