Avevo già scritto del rapporto tra il “circo” di Miss Italia e i canoni di bellezza. Il tema ha avuto uno strascico proprio poche ore prima della finale: giovedì pomeriggio, nell’ultima conferenza stampa di Montecatini prima della diretta tv, tra giornalisti e sportivi (erano presenti i campioni olimpici Jessica Rossi, Elisa Di Francisca, Mauro Nespoli, Carlo Molfetta, Luigi Mastrangelo e la pilota di Formula3 Vicki Piria) si inizia a ipotizzare un parallelo tra la chirurgia estetica e il doping, intendendo la prima come strumento per migliorare le proprie performance in passerella così come avviene per il secondo con le prestazioni sportive.
Se nello sport il doping sono le sostanze che si assumono per alterare le prestazioni in gara – è l’assunto di partenza – nei concorsi di bellezza qual è l’eventuale doping? A tagliare la testa al toro è il patron del concorso Patrizia Mirigliani: «Non possiamo andare a vedere e toccare per poter capire se una ragazza si sia rifatta il seno o meno. Di certo il regolamento non ne parla in quanto, quando è nato il concorso, la chirurgia estetica non esisteva». Gli olimpionici hanno detto la loro: «Sarebbe scorretto, così come lo è nello sport». Personalmente, ritengo che in medio stat virtus: una piccola correzione fisica, l’eliminazione di un’imperfezione e ritocchi di questo tipo possono certo migliorare l’aspetto fisico complessivo, ma di sicuro ciò non può rendere un viso o un corpo migliori di un altro in termini assoluti o universali.