Diciotto i lavori teatrali andati in scena dal 15 al 20 novembre che si contendono il premio che sarà assegnato nella serata finale il 28 novembre al Multicinema Modernissimo. Tra i lavori, degno di nota “Samaritano” di Massimo Stinco, ispirato al corto omonimo di Magnus Mork, una storia di affetti difficili, tra solitudini e diversità, tra un uomo maturo ed un giovane immigrato, ed una scena di nudo integrale del giovane Dario Tucci [nella foto].
Completano la manifestazione il premio di narrativa breve Scrivere a Corte (21 novembre al Chiaja Hotel De Charme) e la Corte della Formica Movie con dodici cortemetraggi in gara (il 28 novembre al Modernissimo).
Abbiamo incontrato Gianmarco Cesario.
Come nasce la manifestazione ?
Il progetto parte da una idea che avevo già realizzato ma che era nuova a Napoli e nel Sud. Per le prime edizioni lo spazio che ci ospitò e che ha dato il nome alla rassegna fu il “Formicaio” di Soccavo, grazie a Manuela Schiano Lomoriello fondatrice di “Teatro a Vapore” che fu entusiasta del progetto. Il Formicaio era uno spazio teatrale essenziale ed alternativo che attirò dalla prima edizione, nel 2005, attenzione di pubblico e tanti autori. A Napoli non c’era la cultura del corto teatrale, e gli autori venivano dalla Puglia, dalla Lombardia. Il successo venne anche grazie a Lucio Allocca, personaggio autorevole che si fece garante di una qualità teatrale ed artistica che ci diede anche credibilità. Purtroppo il Formicaio chiuse i battenti, ed anzichè volgerci verso i teatri dopo aver svolto due edizioni a Pozzuoli, ci dicemmo che era forse il momento di “scendere” in città. Trovammo la collaborazione con il teatro San Carluccio dove siamo rismasti per tre ani, subendo delle diminiuzioni delle partecipazioni perchè essendo un teatro, con costi ovviamente maggiori, riducemmo a nove i corti rispetto ai dodici degli anni precedenti. Iniziammo però a confrontarci con il pubblico di città, borghese, e ricevemmo apprezzamenti dalla stampa locale per quello che può, sappiamo infatti che lo spazio dedicato alle recensioni teatrali è sempre più ridotto. Il successo fu dovuto anche ai direttori di giuria che furono in quegli anni, prima Claudio Insegno, poi Carlo Cerciello che ci diede grosso impulso, con la sua attenzione alla giovane scena.
E poi sono venuti Gerardo D’Andrea, Positano, ed il Bellini…
Si con Gerardo D’Andrea, un autore e regista di fama, che quest’anno per la seconda volta presiede la giuria, si apre una pagina nuova per la Corte della Formica. La nostra manifestazione grazie a Gerardo è collegata al Positano Teatro Festival, che si svolge d’estate. Negli ultimi giorni del festival vengono ospitati a Positano dei corti selezionati ne “Il teatro che verrà”.
Per quanto riguarda gli spazi, abbiamo deciso di confrontarci con un’altra realtà, e Gabriele, Daniele e Roberta Russo ci hanno dato la loro disponibilità per ospitare la rassegna nella sala piccola di uno dei teatri più importanti di Napoli, il Bellini. Purtroppo la disponibilità di spazio temporale è di una settimana, e noi, anzichè coprire i week end, come abbiamo fatto negli anni scorsi, abbiamo deciso di programmare per una settimana intera, arrivando a diciotto opere in scena ed una giuria più compatta.
Manifestazioni come questa permettono al teatro di fare concorrenza alla TV. Quest’anno sono stati molti gli abbonati a tutte le serate (gli spettatori che acquistano la FomiCard, che dà diritto anche ad esprimere il voto della giuria popolare) mentre nei concorrenti, giovani sconosciuti di grande talento insieme a nomi di artisti affermati. A me è sembrato un Sanremo del teatro. E poi non girano molti soldi e questo forse contribuisce a mantenere genuina l’iniziativa…
Si sono competizione pure, non ci sono interessi di produzione. Si torna alle origini, il teatro greco nasce con la tetragonia, tre rappresentazioni al giorno in competizione. Quello che noi riproponiamo in piccolo. Dall’anno scorso abbiamo poi introdotto un tema, per creare una differenza rispetto ad altri festival che sono sorti in altri posti. L’anno scorso il tema fu la differenza nell’altro (quella che una volta veniva chiamata diversità) ed il corto che ha vinto, “Di umanità si tratta”, parlava di razzismo a 360 gradi. Quest’anno il tema è stato “Buoni e Cattivi”. L’anno prossimo il tema sarà sul tempo, sulle rappresentazioni del passato.
All’Auditorium Bellini i giovani artisti si sono confrontati con alcuni nomi notissimi al pubblico del teatro napletano, come Pippo Cangiano, Marina Suma, Gabriella Cerino o Antonello Cossia e Patrizia Di Martino. Poi la presenza tra i concorrenti di Ciro Pellegrino, Luciano Saltarelli, di Matassa, o di Marinelli, che negli anni scorsi erano presenti in giuria ed hanno deciso di mettersi in gara, è per noi una vittoria. E ci siamo ritrovati giovani autori che sono riusciti a trattare con ironia e leggerezza temi complessi, e questa è la cifra dei grandi autori che ci fa ben sperare sul futuro del teatro napoletano.
Qualche anticipazione sul favorito ?
Mi sono limitato alle selezioni iniziali. Non faccio parte della giuria che si riunirà il 21 sera per decretare il vincitore. I nomi si sapranno comunque il 28 durante la cerimonia di premiazione al Modernissimo.
foto: flaviana frascogna