CHIUDI GLI OCCHI (e scrivi un libro)

Da Mammapiky @mammapiky

Il suo primo libro è IL MALE MINORE, una storia d’amore, di forza e coraggio come solo quelle vissute da noi donne possono essere, il secondo invece s’intitola CHIUDI GLI OCCHI e affianca all’inevitabile romanticismo dell’autrice, un thriller a tutti gli effetti e l’ ambientazione straordinaria dell’Irlanda.Jo fa la veterinaria, Mike è uno psicologo. Casualmente (ma forse no) s’incontrano e sono fuochi d’artificio. Jo però vive protetta da una corazza e toglierla fa male perché significa dover fare i conti con i suoi problemi, il suo passato non risolto, le paure e i fantasmi. A far da cornice a tutto ciò un mistero. Oggi CHIUDI GLI OCCHI, è in cima alle classifiche, insieme ai grandi della narrativa, moltissime copie vendute e una escalation di recensioni degna di una carriera ben avviata. Per capire come ha fatto, ho intervistato l’autrice, Simona Fruzzetti, che mi ha raccontato che…
Chi è Simona Fruzzetti?Ti cito la mia presentazione su Twitter perché racchiude, in sintesi, quello che sono:Mamma e moglie per scelta, Scrittrice per coincidenza, Blogger per caso, Fotografa per passione e Rimbambita di fatto. In pratica una donna creativa (con tutte le stranezze del caso) con il pallino della scrittura.
Come nasce la tua passione per la scrittura?Mi piacerebbe rispondere 'Un giorno, durante un temporale, sono stata presa in pieno da un fulmine e toh! Ho sfornato il mio primo romanzo in una notte!'. Invece no, ti dirò la verità: ho sempre scritto, fin da piccola. Ho iniziato a leggere prima di andare a scuola (non sono andata alla materna) senza che nessuno in casa mia si ricordi chi mi ha insegnato, ma la mia mamma rammenta che stavo ore e ore coi libri di fiabe in mano e un giorno mi ha sentito parlare da sola. D'istinto voleva chiamare un esorcista, poi capì che stavo semplicemente leggendo. Mi appassionavo talmente tanto alle storie che leggevo che, appena ho imparato a scrivere, ho iniziato a scriverne di mio pugno. Storie fantastiche, surreali e a volte già molto romantiche per una bambina così piccola. E non ho mai smesso. C'è da dire che non le leggeva nessuno, ma a me bastava buttare nero su bianco tutto quello che mi passava per la testa. Sentivo la necessità di imprimere su un foglio impressioni, sentimenti, storie che altrimenti avrei perduto. Non un diario segreto, ma novelle vere e proprie. Sono passati trent'anni e il metodo è sempre quello.
Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo primo libro IL MALE MINORE?Questo veramente per caso. Il male minore è nato come un esperimento, era la prima volta che mi cimentavo nella stesura di un romanzo (anche se breve) e l'ho buttato giù, spinta da un articolo, dove la domanda finale era “E tu, sapresti scrivere la tua storia d'amore?”. È stata quasi una sfida e, infatti, ho ribaltato completamente la realtà dei fatti. Dopo averlo scritto, ho partecipato a qualche concorso letterario, vincendoli, e poi l'ho lasciato veramente in un cassetto. Fino a che una cara amica mi ha suggerito di provare con il self publshing. Ed è andata bene, nonostante tutto.Il romanzo l'ho letteralmente buttato in pubblicazione con un pensiero fisso “Tanto chi vuoi che lo legga”, invece è stato letto. E quando ho visto il riscontro positivo del pubblico, e preso atto delle mie potenzialità anche in questo campo, mi sono pentita di aver avuto troppa fretta nel pubblicarlo.
Il tuo secondo romanzo CHIUDI GLI OCCHI sta avendo molto successo, qual è il suo punto di forza e perché piace così tanto?Chiariamo una cosa: Chiudi gli occhi, anche se è il secondo romanzo, io lo considero il primo. Era una trama che avevo in testa da moltissimo tempo, era la mia storia, quella che avrei voluto leggere, quella che avrei voluto scrivere. E, infatti, alla fine ho preso coraggio e l'ho scritta. Dico coraggio perché sia la trama sia i temi che volevo trattare potevano sembrare, per un'autrice emergente, un filino ambiziosi ma la voglia di buttarla giù e farle prendere vita, ha avuto la meglio. Sono molto legata a questo romanzo che ho sognato, voluto, assaporato, amato con una passione viscerale e secondo me è questo il suo punto di forza: ai lettori arriva tutto questo con prepotenza. Come se tutto quello che io ho provato scrivendolo, fossi riuscita a trasmetterlo. Mi scrivono in tanti che durante la lettura del romanzo, si sono emozionati, divertiti, sorpresi, commossi e quello che mi viene ripetuto più spesso è “Mi sembrava di essere lì. Di viverla questa storia, non leggerla.” Per una che scrive storie, non c'è complimento più bello.
L'ambientazione scelta è l'Irlanda. Descrivi molto bene luoghi e abitudini del posto, tanto da sembrare di essere li. C'è uno studio dietro tutto ciò?Ecco, vedi? Anche tu confermi ciò che ho appena detto. I miei lettori sanno che ho una passione per tutto ciò che riguarda la Gran Bretagna e l'Irlanda: paesaggi, usi, costumi, tradizioni e ci metterei perfino il tempo, perché anche la pioggia, laggiù, ha un suo perché. Ogni volta che sono là, che mi aggiro tra il mercato per fare la spesa (prendiamo sempre una casetta), che percorro quelle stradine strette, che ammiro le distese di erica, le vallate punteggiate da pecore svogliate e il cielo cambiare faccia nel giro di dieci minuti, mi vengono in mente decine di storie. Chiudi gli occhi è nato grazie a questo: tante emozioni forti che mi hanno travolto sul posto. Non ho scelto l'Irlanda; è l'Irlanda che ha scelto me.
Raccontaci di quando scrivi. Sei per la "penna impulsiva" e scrivi di getto, o ti fermi a riflettere e a rileggere più volte?Quello che sto per dire fa di me tutto tranne che una scrittrice. Credo che lo scrittore abbia bisogno di un metodo, di una linea da seguire, di una certa abitudine e di costanza. Io invece scrivo di pancia.Alcune volte ho scritto appunti su uno scontrino mentre ero in coda al semaforo, solo perché avevo avuto un'intuizione. Altre volte i dialoghi dei protagonisti li ho scritti su brochure postali mentre aspettavo di pagare una bolletta. Quindi non importa di dove io sia, riesco comunque a isolarmi e inventarmi scene volando con la fantasia, proprio come quando ero bambina. Per tutto devo essere ispirata, devo avere voglia, devo essere motivata e divorare letteralmente la tastiera del pc.Ci sono stati giorni in cui non ho alzato le mie terga dalla sedia, roba che sembravo posseduta da Jessica Fletcher e la sera, avevo due occhi cerchiati che sembravo Zio Fester; e giorni in cui, pur avendo più tempo a disposizione, semplicemente non mi veniva niente da scrivere. O meglio: scrivevo, rileggevo, imprecavo e cancellavo. Quelli sono momenti in cui mi sforzo di continuare nonostante non senta la spinta, la scintilla, quel guizzo necessario di cui ho bisogno per scrivere bene. Io vivo tutto con molta passione e se, per alcuni progetti io non ce l'ho, so già che è meglio lasciar perdere.
Come nasce una storia?Una storia può nascere da qualunque cosa: da cosa vedi, da cosa senti, da cosa vivi, da un luogo (come nel caso di Chiudi gli occhi) ... a volte anche da un sogno o un incubo. Per far nascere una storia bisogna essere dei grandi osservatori ed io, avendo un passato da bambina molto timida, sono una grande osservatrice e oggi ne faccio tesoro. Alcuni, quando leggono i miei post sul blog su eventi condivisi insieme ad altri, mi fanno notare spesso proprio questa mia attitudine a cogliere dei dettagli che sono sfuggiti ai più. Tic nervosi, abitudini, il modo di muoversi, le parole pronunciate più spesso... tutte cose che io registro anche involontariamente e che ricordo con molta facilità. O magari mi dimentico l'appuntamento annuale col ginecologo, ma ti so dire di che colore aveva il pullover sotto il camice o il tipo di scarpe che indossava l'anno prima. Senza contare che, una volta entrata, magari mi scappa un “Ha spostato le foto? Ha un nuovo portapenne? Quella pianta l'anno scorso non c'era.” Poi a casa non so cambiare canale sul digitale terrestre, non so programmare la lavatrice per la notte, e ci metto due ore per cambiare suoneria sul cellulare. Ma sono dettagli, giusto?
Quali sono secondo te le caratteristiche che dovrebbe avere uno scrittore?E che ne so? Non c'è una domanda di riserva? Ah no? Okay, allora rispondo. Credo che una caratteristica fondamentale sia il riuscire a trasmettere qualcosa di forte. Negativo o positivo non ha importanza, ma che ti lasci il segno. Uno scrittore che sappia trasportarti e catapultarti dentro il romanzo a tal punto da farti dimenticare, durante la lettura, di girare il sugo e mandarti in malora la cena. Che sappia farti affezionare ai protagonisti fino a farteli sentire amici intimi. Che sappia farti sospirare affranto “Mannaggia, mancano dieci pagine alla fine... ” mentre vorresti che continuasse per sempre. Se ci mettiamo a riflettere abbiamo tutti più o meno dieci libri che ci hanno scaturito queste sensazioni. E sicuramente sono i nostri scrittori preferiti.
Com’è cambiata la tua vita dopo la pubblicazione dei tuoi romanzi?La mia vita? Ho lasciato il lavoro per dedicarmi completamente alla scrittura. Prendo appunti in veranda su una sedia a dondolo sorseggiando un tè al bergamotto, mentre la mia segretaria smista la posta e gli appuntamenti coi media. Solo la sera mi metto al computer scrivendo fino a notte fonda fumando una sigaretta dopo l'altra, fino a che il mio maggiordomo bussa delicatamente alla porta per avvertirmi che mio marito e mia figlia mi aspettano nel salone per la colazione. Mentre, avvolta in una caftano svolazzante, mi avvio verso una sacrosanta tazza di caffè, mi giunge la voce della mia solerte segretaria che mi avverte che l'editore l'ha aggiornata sulla classifica letteraria mondiale e che tutti, da Dan Brown a Patricia Cornwell, stanno rosicando perché la Fruzzetti è al primo posto da ben 28 settimane.Ergo: non è cambiata di una virgola. Continuo a fare le stesse cose di prima solo con qualche ora di scrittura in più. E senza segretaria che mi cambi in quattro e quattr'otto la suoneria al cellulare, mannaggia.
Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?Ho un'idea in testa che sta prendendo forma, sempre con maggiore convinzione. Ho ben chiari i personaggi, i loro nomi e cosa fanno, e pure la storia. Questo a grandi linee, poi come sempre, mi lascerò trascinare dalla penna e andrò, dove mi porterà il cuore.
Che consigli daresti a chi vorrebbe provare a seguire la tua strada?Lo dico sempre: il self publishing è una grande opportunità e per gli autori esordienti è una realtà da non sottovalutare, perché permette di testare il proprio talento sul campo.Se un romanzo ha del potenziale, avrà comunque un riscontro in rete. Inoltre le nostre storie e i nostri romanzi sono fruibili a tutti e non è poco.Se vi sentite pronti a lasciare la vostra 'creatura', (perché dal momento che la pubblicherete, è di tutti, meravigliosamente di tutti), buttatevi. E lasciate che prenda il volo.Che voli in alto come un' aquila reale o saltelli maldestra come una gallina padovana, non ha importanza: nessuno diventerà il nuovo Ken Follet, sia chiaro, ma regalerete emozioni con la vostra storia e non è poco.

Con questo post partecipo al Venerdì del libro di Homemademamma

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