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Chiusura della trota 2014

Da Pietroinvernizzi

Ansa del SesiaI colori passano dal verde pieno alle screziature di giallo e rosso. Il cielo si copre e l’aria si fa più frizzante. La fine della ricerca avanza come il nulla, inarrestabile, ineluttabile. La spensieratezza dell’estate si affievolisce, lasciando il posto a una consapevolezza che fa assumere al futuro prossimo toni nefasti: la trota sta per chiudere. Ma la Natura, nella sua grande saggezza, ha previsto tutto. E, in accordo con gli Dei della Pesca, ha strutturato l’anno per regalare ai pescatori di trote un ultimo periodo di straordinaria attività dei salmonidi, un ultimo bacio il cui ricordo faccia sorridere nella fredda e lunga notte invernale.
Con questo cocktail di emozioni agrodolci nello stomaco e poche ore di sonno alle spalle, io e Francis ci vestiamo a lato della strada prima dell’alba. Intanto Trota presa a ninfaPietro sta prendendo posizione in un tratto più a monte, Matteo anche, Franco e Francesco invece stanno per farsi la doccia. In albergo. I livelli, che dall’argine sembravano bassi, sono in realtà bassissimi e, arrivati a monte di una cascata dove bisogna spesso fare attenzione per non saltare con l’acqua quei tre metri, ci ritroviamo a zompettare allegramente sui sassi. Lo scenario non promette niente di buono, ma l’aria immota, la pressione bassa e la forte umidità riaccendono le speranze. E poi dai, è la chiusura, bisogna chiudere bene le tasche del gilet per evitare che le trote ci si infilino dentro!

Attraversata la sassaia iniziamo a lanciare, ma nessun segno di vita anima le pozze ancora al buio. Nessun colpo ferma la corsa dei nostri rotanti, nessuna testata blocca i nostri ondulanti, nessun fremito scuote le nostre canne. In compenso molte bestemmie affollano i nostri pensieri. Risalgo ancora qualche metro per provare la fortuna in un raschio, ma il primo lancio non dà frutti. Francis ne muove una che si slama subito. La seconda volta invece la passata dell’artificiale si arresta bruscamente, vedo una pancia arrotolarsi

Jacopo con marmorata del Sesia
più volte mentre la porto verso riva: una marmorata poco sotto i quaranta centimetri da colori meravigliosi e la zebratura orizzontale.

Intanto passano Franco e Francesco in macchina, diretti verso il tratto turistico, Franco perché vuole impratichirsi a mosca e Francesco perché si è riavvicinato alla pesca da poco. Pietro, galvanizzato dalle catture, scrive messaggi su quanto ci sarà da divertirsi. Ed è vero! Francis ne tocca un’altra e io, sul filo della corrente attacco un’iridea salterina che si slama durante un carpiato. L’acqua porta le tracce di bollate e cacciate a ripetizione. Ancora qualche altro metro verso monte e ancora una pancia che si arrotola alla fine della mia lenza, questa volta però è un ibrido, a chiara predominanza marmorata, dai colori scurissimi e una ferita tra le pinne pettorali. 

Francis, Pietro e Jacopo

Intanto inizia a piovere, si alza il vento e l’attività dei

Franco e Francesco
pesci si blocca come per magia, è il momento perfetto per ordinare un caffè al bar insieme a Pietro. La pausa si prolunga e, mentre aspettiamo suo zio, ci racconta delle trotelle che ha preso. Quando arriva abbiamo tempo solo per un breve spot in cui l’unico a toccare qualcosa è proprio lo zio di Pietro e poi tutti con le gambe sotto il tavolo per sfoggiare tutta l’ignoranza di cui siamo capaci davanti a piatti delicatissimi come i baci di Piode, il prosciutto d’oca o i porcini fritti. Fuori il vento rinforza e la pressione si alza con effetti davvero funesti sulle trote che rimangono inchiodate al fondo senza la minima intenzione di spostarsi. Le possibilità di attaccarne una sono davvero poche, ma se non ci avessimo nemmeno provato, avremmo avuto enormi rimpianti nei lunghi mesi di divano invernale.Ci separiamo di nuovo per non carambolare sul fiume in sette e torniamo a solcare le rive del Sesia. Quello che succede dopo non è emozionante, in ordine sparso:

  • Franco prende una trotella a secca;
  • racconto una storia poco interessante a Pietro;
  • Francis rovina sulle rocce mentre mima una nuova tecnica di recupero;
  • Pietro prende un paio di trotelle;
  • senza ricordarmi di averlo già fatto, ripeto la storia poco interessante a Pietro;
  • perdo molti artificiali e ne “spaletto” altrettanti;
  • il poco sonno induce uno stato di demenza compulsiva;
  • scarlighiamo su svariati terreni;
  • la terza volta che provo a raccontare la stessa storia a Pietro mi sorge il dubbio di averlo già fatto, ma vado avanti comunque;
  • vediamo Franco e Francesco driftare con la smart;
  • lanciamo fino a buio fatto sperando nel coup de… soir;
  • tornando alla macchina provo a raccontare per l’ennesima volta la stessa storia, ma vengo stranamente zittito.

Guidando nella notte verso Milano penso ai prossimi mesi, alla necessità di reinventarsi, cambiare perché nulla cambi: lucci, aspi, siluri, cappotti. Finché, come ogni anno, non aprirà di nuovo la trota e torneremo a vagare sulle sponde dei fiumi alla ricerca del nostro sogno.

Rock ‘n Rod!

Ansa del Sesia
Francis in pesca
Francis prova nuovi approcci
Jacopo e Francis escono dal bosco
Trota presa a ninfa
Piccola marmorata del Sesia
foto 24 copia
Francesco in pesca
Franco con una trota presa a secca
Franco e Francesco
Jacopo con marmorata del Sesia
Ibrido a prevalenza marmorata
Ibrido marmorata x fario
Francis
Francis, Pietro e Jacopo
Scorcio del Sesia
Jacopo e Pietro in pesca

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