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Chris tenz

Creato il 01 dicembre 2015 da The New Noise @TheNewNoiseIt

CHRIS TENZ

Chris Tenz ha realizzato Nails Through Bird Feet durante un arco di tempo che quasi si perde nella memoria e in esso ha fatto confluire le emozioni più intime. Si è trattato di un processo delicato, che gli ha permesso di guardare al futuro con positività. Dalle note di cui è intessuto il disco trapelano una dolcezza infinita e il desiderio di ripartire lasciando che ad esprimersi sia il mondo interiore. Se il musicista canadese ha aperto uno spiraglio sulla propria esistenza, con questa intervista era nostra intenzione andare oltre il solito sguardo superficiale, nella maniera più sincera possibile.

Di solito ascolto musica diversa, ma cerco sempre qualcosa di profondamente emotivo. Sin dal primo ascolto, ho trovato Nails Through Bird Feet sincero come ogni disco dovrebbe essere.

Chris Tenz: Grazie per le tue belle parole e per il tuo interesse. Significa davvero molto e farò del mio meglio per rispondere. Devo avvisarti: non sono sobrio e di solito mi prende l’ansia quando devo parlare del mio lavoro. Domanda pure!

Sei nato  in Canada, ma ora vivi a Londra. Come ti senti a vivere in un altro Paese? C’è qualcosa che ti manca del tuo Paese natio?

A essere completamente onesto, non c’è molto che mi possa mancare… quantomeno non ancora. Mi mancano alcuni buoni amici, ma allo stesso tempo non sento il desiderio di tornare. Non mi sono mai sentito veramente “a casa” in Canada, ma apprezzo ciò che ho appreso dal tempo trascorso lì e  cerco di combattere il cinismo che provo nei suoi confronti. Suppongo fosse giunto il momento per me di andare avanti e così ho fatto. O quantomeno ho provato a farlo!

Che cosa puoi raccontarci di Londra e delle sensazioni che suscita in te? Quali sono i luoghi che preferisci nella tua zona?

Londra è un luogo strano. I miei stati d’animo nei confronti di questa città mutano rapidamente. Ci sono giorni nei quali amo vivere qui e altri in cui mi sento come se dovessi andarmene il prima possibile. Credo che ogni città di questa grandezza susciti un grande impatto sulle persone e questo mi affascina. A volte lotto attraverso la folla con un sorriso sul mio volto e nel momento successivo mi ritrovo a cercare un pub tranquillo in modo da godermi una birra e una sigaretta in pace. Amo la Gran Bretagna e non ho piani immediati di lasciarla, ma credo che vorrò migrare presto verso Nord… dove il ritmo di vita è leggermente più lento. Tuttavia sono felice del tempo che sto trascorrendo qui. Se lo desideri, in una città di queste dimensioni puoi fare o vedere qualsiasi cosa e dunque c’è molto che può ispirare l’immaginazione. Puoi anche chiamare le persone “mignotta” e lo prendono per un complimento, ed è un bonus non indifferente per me.

Osservando le copertine dell’lp e del bonus 7”, sembra che la natura costituisca una parte importante della tua vita.  Che cosa cerci in essa e che cosa ricevi in cambio?

Mi trovo attratto da paesaggi piuttosto desolanti e isolati, che sono una parte della “natura”, suppongo. Per quanto riguarda l’artwork, desideravo connettere luoghi di tutto il mondo che trasmettessero forti ricordi e ho fatto del mio meglio per renderli simili. Ho trascorso due anni vivendo sulle Montagne Rocciose Canadesi, in un piccolo villaggio sciistico. Mi sono spesso ritrovato a fare escursioni in montagna nel bel mezzo della notte, solamente per approfittare della solitudine. Lo scenario era bellissimo, ma non credo che fosse proprio per questo. C’è un lato di me che desidera ardentemente l’isolamento totale, che probabilmente lascia la mia mente in uno stato davvero caotico e dunque cerco di non indulgere troppo spesso nel bramarlo. Forse è soltanto un altro cliché; un ”artista” che cerca spazi isolati… ma credo che per me possa diventare davvero poco salutare esplorare troppo questo aspetto della mia personalità.

A volte le tue composizioni paiono provenire da un luogo lontano. Tratti di emozioni vissute di recente o piuttosto di ricordi del passato?

È difficile rispondere, ma normalmente cerco di trasmettere entrambe le cose, almeno credo. Questo disco è stato un tentativo di trasmettere le emozioni legate ai ricordi e lo ha fatto diventare piuttosto personale per me, nonostante in origine questo non fosse il mio intento. I testi incorporano ricordi di cose che potrei aver provato o fatto, quantomeno per parte del mio tempo. Emozioni fittizie create da falsi ricordi o storie, se vuoi. Però, quando ho messo insieme tutti i pezzi, in qualche modo doloroso l’insieme aveva un sacco a che fare con me e con il mio passato, e questo non è davvero qualcosa da cui io possa scappare ora.

In che modo hai scelto le canzoni da includere all’interno dell’album? Avevi già in mente sin dall’inizio quale sarebbe dovuto essere il risultato finale?

L’album ha iniziato a prendere forma cinque anni fa con me che cercavo semplicemente nuovi suoni e nuove idee e questo mi ha portato a realizzare l’ultima traccia (Nails Through Bird Feet Part 3).
Ho poi strutturato e lentamente costruito insieme il concept dell’album nel corso degli anni. Non è stata davvero questione di selezionare le canzoni, quanto più di lavorare a ritroso puntando alla prima traccia, cercando di disconnettermi interamente dall’album il più spesso possibile. Desideravo dimenticare le mie intenzioni originarie, in modo che quando fossi tornato su tracce per metà complete, me ne sarei potuto liberare, perché probabilmente le avrei odiate. Ho avuto presto l’idea di contattare alcune persone a contribuire ad alcuni di questi “frammenti”, e normalmente queste persone erano amici e artisti che mi hanno influenzato da un punto di vista personale durante quel periodo. È un grande onore averli tutti ad aiutarmi a vedere completate queste idee. Non è stato un tradizionale “processo di scrittura”, bensì più un assemblaggio di  parti e pezzi di canzoni e melodie e un trovare il modo di collegarle insieme. Non avevo idea di come avrebbe suonato, in quanto normalmente cerco nuove idee in corso d’opera. Non so comporre e non conosco la teoria, quindi gioco con gli strumenti e vari suoni fino a che qualcosa non sembra scattare. Se non lo odio troppo, allora continuo con i tentativi!

Che cosa puoi dirci a proposito delle bonus track?

Le bonus track del 7″ erano due pezzi che hanno preso vita durante questi cinque anni. Entrambi sono stati scritti pensando a ricordi difficili e ho cercato di utilizzare alcune delle stesse idee sulle quali stavo lavorando per l’album. Alla fine, non sembravano adattarsi per niente alla struttura del disco, così li ho messi da parte. Ora sono entrambi abbastanza vecchi, ma ho lavorato nuovamente su di essi l’anno scorso e ho pensato che dovessero essere pubblicati insieme al resto.

La cassetta contiene molti altri pezzi risalenti agli ultimi cinque anni che non sono mai stati completati o pubblicati, ma siccome il mio cervello è ossessivo, ho pensato dovesse essere un bene partire con la mente vuota. Sostanzialmente, desideravo  finire finalmente tutto e sbarazzarmene. Durante gli ultimi due anni sono stato ansioso di andare oltre queste idee e concetti e sentivo che fosse importante dare via tutto insieme, in un unico pacchetto. Ma probabilmente è solo indulgenza.

Le tue composizioni paiono collocarsi in uno spazio indefinito tra ambient e folk acustico. I due elementi sono spesso connessi e creano un’atmosfera pacifica.  Hai provato parecchie volte per completare le canzoni o è stato più un processo naturale?

È una bella domanda! Normalmente costruisco le tracce a strati e poco dopo realizzo che non riesco nemmeno a ricordare in che modo debba suonare le parti che ho provato. Suppongo sia maggiormente un processo naturale, se armeggiare cercando di suonare male può essere chiamato naturale! Non sono per nulla un vero e proprio musicista, quindi eseguire “bene” una traccia può portarmi via eoni. Con questo album ho cercato di ignorare gli errori e spesso li ho utilizzati… forse è pigrizia? Eppure sembra funzionare, così desidero solo cercare di lasciare che quella registrazione entri a fare parte di qualche traccia, anche se devo smontarla e modificarla per ore.

La tua musica è per lo più strumentale e le parole sono scelte con particolare attenzione. Credi che le parole siano necessarie oppure che la musica debba comunicare qualcosa per se stessa?

Sono sempre molto cauto con le linee vocali. Ho iniziato solamente eseguendo semplici parti strumentali, ma spingendomi (nonostante il mio terrore) a cantare almeno un po’. Amo molta musica strumentale, ma credo  che la voce rappresenti un modo per fare mutare l’umore e il significato di un brano, o raccontare una storia. Non so cosa sia meglio, ma adoro l’idea di incorporare sezioni strumentali e parti cantate in una stessa traccia. Con la musica strumentale, l’ascoltatore può interpretare spesso solamente la connessione emotiva, ma quando ci sono le parole sembra che ci si limiti a ciò che viene detto. Non credo che le linee vocali siano tanto importanti quanto molte persone credono che siano, ma per me sono soltanto uno “strumento” in mezzo a una gamma di suoni che possono essere adottati. Dio, sembro un hippie degli anni Settanta… chiedo scusa! Mi verso di nuovo la vodka e procedo. Sono certo che mi aiuterà.

C’è qualcosa che ti ispira oltre alla tua vita interiore? (film, libri, notizie dal mondo, …)

Certo, un sacco di cose mi ispirano. Un buon film, libri, dischi, concerti… Per lo più conversazioni con persone che ho incontrato lungo la strada. Qualcosa accade quando le persone ti raccontano la storia della loro vita. Sfortunatamente, comunque, mi ritrovo a essere sempre meno ispirato da ciò che incontro. Sto diventando un cinico che è sempre meno entusiasta del mondo. Sto davvero cercando di superare questo, comunque. Normalmente porgo semplicemente la mano alle persone e vedo che tipo di responso ricevo. A volte sono genuinamente sorpreso e mi ritrovo a volere scrivere a proposito di questo, documentare l’esperienza. Ma normalmente si perde nella memoria, credo. Se si fallisce, ci sono sempre del buon tabacco e del whiskey per fare andare avanti una persona!

Brani come “Left Glimpses” e “Pisco” sono davvero commoventi e profondamente personali. Come ti senti nel condividere le tue emozioni più intime con i tuoi ascoltatori?

A essere onesto, non so per quale motivo continuo a condividere cose in maniera così intima. Rimetto in discussione me stesso e il mio lavoro finché non riesco a dormire bene. Credo del resto che l’onestà sia una parte davvero importante e sottovalutata della vita. Combatto costantemente la mia voglia di nascondere quello che provo e credo che un giorno possa aiutare qualcuno, in qualche modo. Le persone prendono ciò che desiderano prendere da queste “canzoni”, ma c’è molto di me in esse. Mi lascia terrorizzato e con la sensazione di essere esposto, ma forse questo è il motivo per cui essenzialmente continuo a fare musica. Per condividere una parte di me con qualcuno.

Grazie per il tuo tempo. Sentiti libero di concludere l’intervista con qualcosa che ritieni importante e che le mie domande non hanno messo in risalto…

Desidero veramente ringraziarti ancora. Significa davvero molto per me che qualcuno voglia farmi delle domande riguardo questo disco e che lo supporti in qualche modo. Saluti!

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