Gentile, evocativo, delicatamente memorabile, dipinge la vita borghese della Danimarca post-napoleonica. A metà tra la bellezza misurata del neoclassicismo e le incertezze romantiche…
Celebrato nella natia Danimarca come uno dei maggiori talenti del “periodo d’oro” della pittura locale, Christen Købke (Copenhagen, 1810-1848) è per l’arte quello che il suo contemporaneo Hans Christian Andersen è per la letteratura. Ma al di fuori dei confini danesi pochi ancora lo sanno. E davanti alla serena tranquillità della Veduta del lago Sortedam (1838), che apre la nuova antologica della National Gallery, ci si chiede con stupore il perché.
Christen Købke – Ritratto di Frederik Hansen Sødring – 1832 – Den Hirschsprungske Samling, Copenhagen.
E per una volta il titolo risonante, Danish Master of Light, non mente. Ritratti, paesaggi e audaci prospettive di monumenti nazionali danesi dal sapore decisamente moderno, resi con una pennellata larga e carica di trattenuta emotività: Købke è davvero un maestro nel ricreare le delicate tonalità della luce chiara del Nord. Le sue tele sono piccoli capolavori di minuzia in cui nessun dettaglio – muschi sulle pareti, piante, ragnatele -, per quanto minuscolo, è lì senza un motivo. E le dimensioni ridotte si adattano bene al suo stile misurato, alla delicatezza dei suoi colori. Købke fa della quotidianità un’opera d’arte.
Ma proprio a causa di questa delicatezza è facile sorvolare sull’elaborata struttura della composizione, sulla sua finezza.
Quelli all’inizio dell’XIX secolo sono anni di intenso nazionalismo per la Danimarca che, relegata a un ruolo subalterno dal Congresso di Vienna dopo la sconfitta di Napoleone, deve rialzare la bandiera dell’orgoglio nazionale. Da parte sua, l’Accademia Reale di Copenhagen reagisce promuovendo in pittura l’immagine di una società tranquilla, semplice e ordinata, che celebra il paesaggio danese e i suoi monumenti.
Dal suo maestro Eckersberg, Købke apprende a osservare la natura dal vero. E lo fa con paziente costanza, dipingendo con devozione ossessiva i luoghi che conosce e che gli sono cari alla periferia di Copenaghen. Come la Cittadella, il Lago Sortedam, il Castello di Fredersborg: importanti simboli nazionali che rende con prospettive audaci, dal taglio quasi fotografico. Come per Constable, anche per Købke la ritrattistica è meno importante del paesaggio, ma costituisce una sicura fonte di guadagno. E come per l’inglese, anche Købke ama dipingere la famiglia e gli amici (molti dei quali artisti come lui, ad esempio l’amico-pittore Frederik Sødring), immortalandoli in ritratti affettuosamente informali che catturano la personalità dei soggetti con straordinaria finezza.
Christen Købke. A View from Dosseringen near the Sortedam Lake Looking towards the Suburb Nørrebro outside Copenhagen, 1838.
Købke non si allontanò mai troppo da Copenaghen. Cresciuto nella Cittadella, è con riluttanza che nel 1838 parte alla volta dell’Italia, pellegrinaggio di rigore per ogni artista degno di questo nome. Visita Roma, Pompei e Napoli, ma il sole accecante del Sud non si addice alla sua delicatezza nordica. La sua Arcadia è in Danimarca ed è qui che torna con sollievo nel 1840. E qui muore nel 1848, a soli 37 anni, stroncato dalla polmonite mentre i moti rivoluzionari che scuotono l’Europa mettono fine al periodo d’oro della pittura danese. Anche se forse sarebbe meglio dire al periodo d’oro di Købke.
Christen Købke, The North Gate of the Citadel, 1834
pubblicato su Exibart
paola cacciari
mostra visitata il 30 marzo 2010
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