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Da Wikipedia … glitch
Il termine glitch è usato in elettrotecnica per indicare un picco breve ed improvviso (non periodico) in una forma d'onda, causato da un errore non prevedibile. Per estensione è usato per indicare un breve difetto del sistema in vari campi di applicazione dell'elettronica.
Si pensa che la parola inglese glitch derivi dal termine tedesco glitschen (slittare) e dalla parola yiddish gletshn (scivolare, pattinare).
Un classico glitch audio è il picco prodotto da un cavo con le saldature che stanno per saltare. Od anche, il suono della puntina di un giradischi che salta sulla traccia, al termine dei dischi in vinile. Questo ultimo suono può anche essere imitato da una drum machine generato artificialmente da un software.
Al vocabolo glitch deve il suo nome il genere musicale Glitch. Quest'ultimo infatti è realizzato secondo le teorie dell'estetica dell'errore, usando spesso e ritmicamente errori digitali o analogici registrati o generati.
I suoi capisaldi possono essere rintracciati in un pugno di dischi: "Un peu de neige salie" di Bernard Gunter [1993], "Systemisch" degli Oval [1994], "+/- di Ryoji Ikeda [1996]], "A" dei Pan Sonic [1999], l'antologia "Clicks and Cuts" della Mille Plateaux [2000], "Souls Hit" dei Oat Politics [2001]. Un genere ormai codificato con una propria grammatica ed un immaginario per certi versi gia standardizzato, aveva gia perso la sua carica più innovativa nel momento stesso in cui venivano riconosciuti i confini del proprio dominio estetico, radicato all'interno di certe tecnologie, ma non legato in maniera esclusiva ed esse.
Nella schiera degli artisti che nella seconda meta degli anni novanta riescono a gettare un ponte tra il rumore e una nuova idea di suono e musica c'è anche Christian Fennesz, che non di rado compare. nei primi anni della sua carriera, in associazione con i nomi di Peter Rehberg e Farmers Manual (progetto al limite tra sound e net art), di stanza presso l'etichetta Mego, ubicata a Vienna. Di Fennesz si è parlato come di uno tra i primi musicisti che hanno restituito calore al glitch sound, proprio lui che aveva contribuito a definirne i canoni.
"Fennesz sta facendo alla musica quello che Stan Brakhage ha fatto con il film, modificandone la tessitura stessa e elevando il disordine e l'errore a suggestiva forma espressiva. La sua musica obbliga a nuovi livelli di percezione e consapevolezza, a guardare oltre il caso che sembra governare i gesti della vita per trovarne le strutture nascoste" Nick Southall
A dire il vero il chitarrista austriaco non è mai stato un purista, se pensiamo che persino in un lavoro come "Hotel Paral.lel", sempre incluso tra quelli che hanno caratterizzato l'estetica glitch, tutti i suoni sono generati a partire dalla chitarra e non tramite procedimenti sintetici. E' il 1997 quando la label austriaca Mego da alle stampe questo lavoro, primo vero esito di un percorso in fuoruscita dal progetto rock sperimentale del trio noise-jazz Maische, in tensione verso la ricerca solitaria. Gli stilemi precedentemente in definizione in casa Mego, ancora sospesi nel design di una nuova materia acustica, plasmata attraverso uno svincolamento progressivo da ancoraggi post-industriali, vengono qui deformati dall'interno fino ad esplodere nell'elaborazione di un suono nuovo, che amalgama frequenze distorte, barlumi ritmici ed impercettibili linee armoniche di chitarra: una compatta patina impastata di rumore, distorsione e battiti asincroni lascia appena trapelare un sottile movimento melodico sul fondo. Una sinfonia caotica in quattordici movimenti che apre vie nuove al suono digitale, distanti per costruzione dalle soluzioni rigorose e geometriche individuate contemporaneamente dalla sperimentazione di Noto ed Ikeda.
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