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Ci sono città, Paesi, popolazioni, con le quali non scatta nessuna simpatia, nessuna curiosità, nessun fascino. Benvenuti a Copenhagen, città nella quale (se ne faranno una ragione i danesi) difficilmente tornerò. Una città per facoltosi turisti anziani ed universitari figli di papà. “Disordine interiore ma ordine nel paese” cantavano i Subsonica ed in questa frase ci ho rivisto molto di questa città dai giardini per bambini con prati perfetti ed i bagni degli stessi con cestini pieni di siringhe dei tossici. Ho visitato la città per qualche giorno durante la mia permanenza a Berlino (50 minuti di volo, 50euro a/r con easyjet) e, passatemi il paragone, è stato un po’ come essere in vacanza con Bianca Balti e decidere di staccare una settimana per passarla con la Pina del Rag.Fantozzi. Il paragone è stato impietoso.
Tra le varie mete che mi ero appuntato, quella che forse più mi incuriosiva, era Christiania o, per meglio dire, la Città libera di Christiania: una comunità indipendente creata negli anni 70 da un gruppo di hippie all’interno della città di Copenhagen, con varie leggi speciali tra cui la libertà di coltivare e vendere Canapa. Adoro questo genere di situazioni, l’indipendenza dallo Stato, l’autogestione, il socialismo interno ad un ristretto gruppo di persone, avevo grandi aspettative e la certezza che di un posto del genere mi sarei potuto innamorare.
Appena arrivato in città mi dirigo all’ostello, il Danhostel Copenhagen City (www.danhostelcopenhagencity.dk/ - [email protected]) , veramente ottimo per rapporto prezzo/qualità, non centralissimo rispetto ai canali ma proprio sopra i Giardini di Tivoli, e poi parto subito in direzione Christiania in modo che, se mi fosse piaciuta, avrei avuto modo di tornarci anche nei giorni seguenti. Il complesso si trova nel quartiere Christianshavn, conoscevo già alcune delle regole principali che si devono rispettare una volta entrati: niente foto, niente cellulare ed è vietato correre….i motivi potete tranquillamente immaginarli.
Camminando per le strade della comunità, il clima che si respira è tutt’altro che quello tipico degli anni 70, dei figli dei fiori, del fate l’amore non fate la guerra ecc ecc…(continuate a vostro piacere con tutti gli stereotipi del caso); quello che si respira è un clima di faida per il controllo dello spaccio, gli interessi finanziari, anche qua, la fanno da padroni (alla faccia del movimento hippie). All’interno è tutto un mercatino, un tentar di vendere a prezzi gonfiatissimi prodotti di pessima qualità (cibo, magliette, abbigliamento vario e per assurdo, pure hashish e marijuana) e proprio questa voglia di controllo del mercato, sfocia spesso in risse tra spacciatori (5 in 2 volte che ci sono andato…).
Uscendo dalla via principale (Pusher Street) il clima è decisamente più rilassato, ci sono grandi spazi verdi e specchi d’acqua, piccole casette dove, non a caso, vivono alcuni dei fondatori della città…. lontano dai giri che ho descritto poco sopra.
La piccola comunità della Città libera di Christiania non è esente dai difetti della società che la circonda all’esterno, se cercavate (come me) una realtà dove l’anarchia e l’interesse comune regnassero sovrani, avete sbagliato indirizzo.
E pure se cercavate della buona erba.
(foto presa dal web)