Ringrazio la redazione di Argo e segnalo questo mio racconto, espansione narrativa di una cronaca vera, apparso oggi sul sito della rivista di letteratura.
Ho strangolato mia moglie durante il sonno. Soffro di sonnambulismo da quando ero bambino e al risveglio me la sono ritrovata accanto, fredda. Stavamo insieme da quarant’anni. Ho chiamato io stesso la polizia di Aberporth. Il tribunale mi ha assolto con formula piena per malattia, e i giornali hanno parlato di “amnistia dell’inconscio”. Ma sono stato io. Sono io ancora adesso.
Avevo sognato di battermi con alcuni ladri entrati nel nostro camper e ho scambiato Christine per uno di loro. Volevo essere condannato ma il processo è già finito, continuo a prendere le medicine ma i disturbi del sonno restano. Così come la mia ombra di assassino. Ho sessant’anni, e per i media un nuovo nome: “lo strangolatore dei sogni”.
Ieri sera ho sognato di addormentarmi nella nostra vecchia casa di campagna. Ci andavamo sempre, quando si aveva un momento libero, per stare insieme solo noi due, per staccare la spina. Christine amava occuparsi del giardino, e dato che abbiamo molte piante anche dentro casa, ogni tanto mi diceva “con questa pioggia le mie piccole staranno benissimo, caro, ma ci pensi a quelle in veranda?”. Era uno dei suoi tanti modi per chiedermi di andare.