Magazine Cultura

Christmas Carol e il Natale nel tempo

Creato il 22 dicembre 2011 da Spaceoddity
Christmas Carol e il Natale nel tempoA Christmas Carol di Charles Dickens è davvero una storia che attraversa il Natale. Dal 1843, anche se inserita in una raccolta ben più ampia di racconti dello stesso autore, ha sbaragliato ogni avversario, diventando una specie di vangelo laico dalla portata universale. Come ogni storia che veda tra i suoi principali fruitori i più piccoli, Canto di Natale è in realtà un racconto amaro, di solitudine, che mostra senza infingimenti la grettezza, la solitudine e la povertà umana; volendo, potremmo anche dire 'spirituale', ma non è di Dio che si parla qui. Si parla di fantasmi.
Nella migliore tradizione inglese, o allargherei piuttosto a una sfera più genericamente e ampiamente gotica, i fantasmi popolano la narrativa del periodo natalizio. In questo caso, però, non abbiamo una frotta intera di anime dannate, svegliatesi all'improvviso per torturare chi ancora non è dei loro. Questi spettri non hanno fame di vita, sono apparsi a un uomo che non ci credeva perché cominciasse invece a credere nel Natale e nella gioia che dona l'apertura a una nuova era. In questo senso, se lo si vuole, A Christmas Carol è un meraviglioso apologo dell'Avvento. Ma non è necessario insistere su questo punto, soprattutto per un popolo di orfani, che stentano (spesso a ragione, talvolta a torto) a riconoscere la continuità del tempo e delle generazioni.
Non conosco la storia delle riduzioni teatrali del racconto di Dickens, che secondo me meriterebbe uno studio a parte. Ma ho visto molti film che hanno segnato il mio periodo natalizio, di quand'ero davvero piccolo e di quando ho smesso di esserlo; fin quando, per mia fortuna, non lo sono diventato di nuovo. In questo post parlerò di due produzioni in particolare, distanti nel tempo e nella concezione cinematografica. La prima delle due, quella che ha per protagonista la banda del Muppet Show, è una specie di scadenza obbligata, un momento in cui davvero mi fermo (ma, per ragioni che non sto a spiegare, ciò accade anche con Fanny & Alexander di Bergman, ma mi è impossibile comunicare quanto per me sia un film natalizio). Il secondo film è invece la new wave del cinema moderno, il 3D, e presenta un attore notissimo in una veste congeniale, ma davvero insolita.Christmas Carol e il Natale nel tempo
Ma partiamo dai pupazzi, se no che Natale è? Festa in casa Muppet (1992, tit. or. The Muppet Christmas Carol) è un episodio di una serie di lungometraggi in cui la celebre banda di burattini, creata nel 1976 di Jim Henson, si cimenta con le storie della letteratura popolare per l'infanzia. Non sempre i risultati sono stati all'altezza delle aspettative e, per esempio, la riduzione de Il mago di Oz è, a mio avviso, davvero orrenda. Nel caso del Christmas Carol, però, all'animazione c'è Brian Henson, figlio di Jim, ovviamente, e del tutto adderntro al meccanismo fantastico creato dal padre. Per me, che amo queste creature e le loro storie, per me che avevo un appuntamento giornaliero con loro, Festa in casa Muppet è un capolavoro.
Intendiamoci: il risultato più convincente di un simile progetto è l'incontro dell'animazione artigianale di burattini coerenti per disegno e di ottima fattura con attori di calibro eccezionale. In particolare, credo che lo Scrooge di Michael Caine sia straordinario: carattere deciso senz'essere macchiettistico, una lingua strascicata e decisa, affaticata e rabbiosa, un capolavoro di psicologia e umore - oltre che umorismo. L'uomo vive tra creature surreali senza neanche accorgesene, senza vederle, come volete che creda ai fantasmi, lui, figlio di un'era industriale e scientista? Eppure i fantasmi appaiono per riverargli il sovrannaturale che lo circonda. Trovo grandioso questo scivolare dal consueto all'imprevedibile: Scrooge, al termine della film di Brian Henson, continuerà a essere cieco di fronte alla diversità dell'altro, ma in questo caso non per disinteresse e sciatto menefreghismo, bensì per una sorta di filantropia, semplificata quanto si vuole, ma attenta all'essenziale di ciò che è e rappresenta l'altro.
Del tutto diverso, invece, lo Scrooge di Jim Carrey, nel film che Robert Zemeckis ha tratto dal capolavoro di Dickens. Basandosi sulla sua abilità di caratterista, l'attore ha accentuato tutti i tratti più spigolosi, rendendo la sua maschera malleabile, adattissima all'atmosfera e alla profondità che si hanno nel suo A Christmas Carol (2009). A scanso di equivoci, ammesso che non si capisca, non sono un fruitore dei film con Jim Carrey, ma devo riconoscere che Zemeckis non poteva optare per un interprete migliore. Il suo Scrooge è cinematografico quant'altri mai, non ha la raffinatissima teatralità di Michael Caine, ma sembra vivere in simbiosi con la macchina da presa. Christmas Carol e il Natale nel tempoBuca lo schermo, si direbbe, se non fosse che ci pensa già il 3D a farlo. Ma non è una sorpresa, tenendo conto che il 3D sembra mostrare al pubblico più la profondità della sala che le scie di ombre nei vari piani dietro i personaggi.
La sala è la reale terza dimensione di questo film proiettato in avanti e sembra che sia anche l'ambito su cui si sia investito di più. Se i pupazzi di Henson sono l'alterità che entrano all'improvviso nella vita del vecchio avaro di Dickens, gli spettatori di Zemeckis vengono coinvolti in una proiezione, diciamo così, ecumenica di un cammino verso il Natale. Jim Carrey e Robert Zemeckis radunano gli spettatori di fronte a un percorso di scoperta dellla festa della rinascita. Il regista, qui, ha finalmente una buona sceneggiatura per riscattare la prova secondo me molto infelice di Polar Express, con la quale aveva avvilito il Natale, appesantendolo di orpelli mitici della peggior specie. Direi, anzi, che liberatosi della necessità di dar vita a una buona storia, perché difficilmenter avrebbe potuto trovarla migliore di questa, ha potuto dar corso al suo estro geniale e anche anarchico, che ci sta pure, eccome. Certo, il suo A Christmas Carol, con la velocità a rotta di collo delle scene, con i suoi inseguimenti, con il suo lato tenebroso - a tratti angosciante e quasi horror - e difforme, fa sobbalzare più di quanto faccia sospirare (e, insomma, il Christmas Carol di Topolino è lontano mille miglia), ma non c'è modernità che possa impensiermi, perché anche qui il Natale, e non un suo fantasma, infine arriva.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :