Josh Trank gioca con una tecnica che negli ultimi anni ha avuto un boom senza precedenti e per realizzare Chronicle finge di mettere insieme solo pezzi di video registrati dai protagonisti della vicenda.
Il giochino funziona abbastanza ma non è il miglior esempio fin qui visto.
La trama di Chronicle è semplice.
Tre ragazzi si imbattono in un cratere nel prato durante una festa, ci entrano e vengono in contatto con qualcosa che ha effetti non indifferenti sui loro organismi.
In particolare riescono a gestire una fortissima telecinesi che tra le altre cose permette loro perfino di volare.
Il punto centrale del film è che una volta ottenuti i superpoteri i tre fanno quello che farebbero tre normali ragazzi nelle stesse condizioni: si divertono!
Fanno volare oggetti, fanno scherzi, sollevano le gonne alle ragazze… insomma non diventano supereroi pronti a salvare il mondo!
Ovviamente la nuova situazione si mescola con la loro vita precedente e la gestione diventa un tantino difficile, soprattutto per Andrew, che dei tre era quello vessato dai bulli, con una situazione difficile a casa e ovviamente problemi con le ragazze… finirà abbastanza in vacca.
Il centro della storia (questa la novità) è il tentativo dei ragazzi di gestire il loro potere, di nasconderlo agli altri, di darsi delle regole di utilizzo. Mai, nemmeno per un istante, viene loro in mente di schierarsi dalla parte della legge, di combattere il crimine, non hanno nulla a che vedere con dei supereroi.
Se vogliamo siamo dall’altra parte dello specchio rispetto a Super.
Addirittura la riflessione di Andrew lo porta a pensare di aver compiuto un passo ulteriore nell’evoluzione umana.
E poi i tre non indagano su quello che è loro successo, non cercano di capire cosa li ha trasformati, non sono interessati alla cosa, come non è interessato Trank, che si dimentica competamente della cosa.
Capitolo effetti speciali.
Sinceramente bruttini e per nulla naturali, ma di nuovo penso che non fosse quello l’interesse principale dell’autore.
Certo le cose diventano più spettacolari nel finale devastante (una specie di Carrie all’ennesima potenza) ma non è quello il punto.
Vi segnalo ancora la buona interpretazione di Dane DeHaan e il trucco con cui Trank insegna al suo protagonista a far volare la sua macchina da presa garantendosi così la possibilità di inquadrature un po’ più varie pur mantenendo il giochino delle riprese amatoriali.
L’impressione è che Chronicle rimanga un prodotto di quelli considerati giovanilistici, ma è decisamente meglio di quello che mi aspettavo.