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Chroniques birmanes / Guy Delisle. Paris: Editions Delcourt, 2007.
La lettura dell'ultimo albo di Delisle Cronache di Gerusalemme - pur consigliatissima - mi aveva lasciato una strisciante sensazione di inquietudine e un indefinibile senso di insoddisfazione. Soprattutto perché, pur riconoscendo lo stile inconfondibile di Delisle e la sua straordinaria vena documentaristica - quasi giornalistica - nei confronti delle realtà con cui viene in contatto, non vi avevo trovato l'approccio per così dire ludico che tanto mi aveva entusiasmato in albi precedenti come Pyongyang e Shenzhen.
Dopo aver comprato Cronache birmane, per di più in lingua originale (cosa che per i lavori di Delisle preferisco di gran lunga e visto che l'edizione italiana risulta introvabile), ho finalmente capito che mi erano mancati l'ironia tenera e il modo affettuoso con cui il fumettista canadese guarda a se stesso e al mondo circostante.
Per molti versi Cronache birmane ha delle somiglianze con Cronache di Gerusalemme visto che - in entrambi i casi - si tratta di viaggi fatti da Delisle al seguito della moglie Nadêge impegnata in missioni di Medici Senza Frontiere.
Tra Cronache birmane e Cronache di Gerusalemme corrono però alcuni anni. In questi anni innanzitutto la famiglia Delisle si è allargata: al piccolo Louis, protagonista assoluto del viaggio in Birmania, disegnato in modo adorabile soprattutto nei piccoli progressi della crescita, si è affiancata una bimbetta altrettanto vivace e divertente. In questi anni forse l’ironia di Delisle – vuoi anche per il progredire dell’età – è stata leggermente offuscata da un sotterraneo pessimismo, da una forma di disillusione e disincanto che tutti prima o poi sperimentiamo.
Certo, dipenderà anche dal feeling con i luoghi visitati. È curioso infatti come tremende dittature quali la Corea del Nord e la Birmania suscitino in Delisle un buonismo che Gerusalemme e dintorni non riescono ad alimentare. Il fatto è che di solito Delisle mostra una sincera compassione per le popolazioni, vittime di culture, regimi, vicende storiche che hanno determinato uno stato delle cose che essi stessi sono vivono in qualche modo con filosofia.
Dai racconti di Delisle si ha l’impressione che in Cina, in Corea del Nord, in Birmania la gente sia capace di non prendersi sul serio, e ciò ha un riflesso evidente sul modo in cui Delisle racconta se stesso e le sue avventure. Anche Guy riesce a ridere e sorridere di se stesso, delle sue paure, delle sue stupidità, delle sue idiosincrasie. Tutto questo non accade in Cronache di Gerusalemme dove tutti si prendono troppo sul serio e lo stesso Delisle non riesce ad applicare a se stesso un diverso registro.
In Cronache birmane il modo in cui il fumettista è in grado di raccontare la sua esperienza e, attraverso questa, le caratteristiche di un paese è straordinario. La capacità di cogliere il dettaglio ed amplificarlo per portarlo all’attenzione del lettore è sorprendente. La vividezza con cui ci si para davanti la sua vita di tutti i giorni e quella della popolazione locale è inimitabile per qualunque altra forma d’arte.
Grazie a Delisle e alle sue Cronache birmane due lunghi viaggi in treno si sono trasformati in una parentesi piacevole e divertente, ma anche densa di contenuti, in uno stile narrativo fluido e al contempo sintetico come nella migliore tradizione del graphic novel.
Gli episodi che hanno colpito la mia attenzione sono numerosissimi: le bizzarrie del meteo locale e la difficoltà di abituarsi ad esso, il rapporto con il figlio e la capacità di trasmettere gioie e fatiche del tempo trascorso con un bimbo così piccolo, le stranezze e le buffe abitudini dei locali, il variopinto e un po’ pretenzioso mondo delle ONG, la propria natura profondamente adolescenziale che viene fuori a più riprese, la capacità di estrapolare da insiemi complessi gli elementi essenziali o comunque quelli maggiormente degni di attenzione, i ritratti umani e molto molto altro.
Ho letteralmente adorato questo graphic novel. Arricchente e liberatorio.
Voto: 4,5/5
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