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di Francesco Sasso
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Chuck Kinder viene oggi considerato tra i massimi narratori americani di fine Novecento. Non so se ciò sia vero. Tuttavia il romanzo Lune di miele è divertente e riesce a coinvolgere il lettore. Chuck Kinder esordisce con Shakehunter (1973) seguito da The Silver Ghost (1978). Poi per 23 anni si dedica alla stesura di Lune di miele, sino a ritrovarsi tra le mani un manoscritto di 3000 pagine non ancora concluso. E qui interviene l’amico Scott Turow per una revisione. Quest’ultimo riesce a ridurre il manoscritto a 900 pagine, dimezzate poi, ulteriormente, prima della pubblicazione. Per comprendere di cosa stiamo parlando, basta ricordate Michael Douglas nelle vesti di Grady Tripp, alias Chuck Kinder, in Wonder Boys, film tratto dal romanzo di Michael Chabon – ex allievo di Kinder stesso.
Lune di miele è la storia autobiografica e romanzata dell’amicizia tra due aspiranti scrittori, Ralph Crawford e Jim Stark, (ovvero Carver e Kinder) nella California degli anni settanta. I due vivono di espedienti, bevono e si drogano in continuazione, fanno sesso, fuggono dai ristoranti per non pagare il conto, vivono in case sporche e mangiano male. La loro vita è regolata dal caos.
Il romanzo è incentrato sulle disavventure sentimentali dei due scrittori: Ralph tradisce la moglie Alice Ann con Lindsay; Jim lascia la prima moglie (entrambi frequentavano altri partner) per sposare Lindsay, mentre Ralph è ancora innamorato di Lindsay; anche Alice Ann tradirà Ralph per vendicarsi dei tanti tradimenti del marito, senza però smettere di amarlo e aiutarlo.
Tutti i protagonisti di Lune di miele vivono come dentro un romanzo:
«Ciò che Lindsay temeva di più era diventare un personaggio, la moglie, della raccolta di racconti di qualcuno, imbottigliata nella finzione narrativa. Dio ti prego, basta con gli inizi pieni di speranze, con le crisi, con gli atterraggi di emergenza. Dio ti prego, basta con i melodrammi in tre atti del cazzo».
Naturalmente in letteratura la realtà viene trasfigurata in romanzesco, ma Kinder sembra voler affermare che la forza della sua scrittura è tutta nell’onestà intellettuale e sentimentale. I protagonisti sono poi uomini fragili, coscienze dissonanti, che non si riconoscono nel mondo che li circonda e appaiono totalmente incapaci di dominarlo. Lune di miele è un’opera desolante e vitale, umoristica e melodrammatica.
f.s.
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