Nel 1997 il pentito mafioso Carmine Schiavone illustrò alla Commissione ecomafie l’organizzazione dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici in Campania, in particolare nel territorio di competenza dei Casalesi. Scavi abusivi profondi circa 30 metri, anche a ridosso delle falde acquifere, sono stati riempiti con rifiuti tossici provenienti da svariate zone del centro e del nord Italia. “Fanghi nucleari” venivano anche dalla Germania.
È il 1997 quando Schiavone rilascia queste dichiarazioni, ma solo da una decina di giorni sono state desegretate. I giornali hanno sottolineato: «gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita», sostiene Schiavone.
Mentre cucino (sto nutrendo o sto avvelenando le mie figlie?) non posso fare a meno di chiedermi come mai informazioni del genere siano state lasciate nel silenzio. Cosa ha fatto lo Stato, nel 1997, dopo aver saputo? Avrà predisposto una qualche tutela segreta? Avrà attivato controlli, provveduto a sanare almeno qualcuna delle zone interessate? Ha vietato le coltivazioni, in quelle aree? Ha rivelato ai contadini ciò che i mafiosi nascosero loro, ovvero che il terreno con cui avevano alzato i campi era nocivo?
Carmine Schiavone, all’epoca delle dichiarazioni, ipotizzava che per bonificare l’area contaminata dal suo clan ci sarebbero voluti tutti i soldi del bilancio annuale dello stato.
Quanti soldi ci vorrebbero oggi?
I vent’anni sono quasi passati e, pur sospettando che dal ’97 ad oggi gli sversamenti non siano stati fermati, possiamo constatare che la profezia di Schiavone è caduta nel vuoto: il problema è spaventoso, però non ci ha veramente fatto morire tutti; i tumori sono in aumento, aumentano le morti per cancro, ma ancora si vive, si mangia, si lavora. Con una specie di ironia cinica rassicuro gli amici stranieri circa la nostra capacità di resistere e proliferare nellamunnezza, spiegando che siamo scarafaggi: ci adattiamo a qualunque condizione ambientale. Sopravviviamo.
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