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Ci arriveremo a metà strada?

Creato il 02 dicembre 2011 da Gifh
Ci arriveremo a metà strada?

Il mio francobollo da collezione!

Ho provato l’impulso irrefrenabile di condividere, nella lingua dei miei lettori (pochi, ma buoni), ciò che ho appena letto in un editoriale politico di Nature lanciato poche ore fa.

Nature che si occupa di politica? Ebbene si, l’editoriale espone una riflessione attenta e ragionata sull’importanza delle opportunità e le ripercussioni nel campo della ricerca scientifica, di cui le nuove squadre politiche europee dovranno occuparsi nell’immediato futuro.

Spagna, Italia e Grecia, tutte con nuovi assetti governativi e nuove regole per la ricerca, nonostante le pressioni della crisi economica, devono considerare che investire nella scienza adesso, potrebbe fruttare benefici enormi.

Scrive Nature:

Ci arriveremo a metà strada?
Tre paesi del Mediterraneo, fra i più colpiti dalla crisi economica europea – Spagna, Italia e Grecia – hanno poco in comune oltre ad una linea costiera  condivisa ed un basso profilo per quanto riguarda gli investimenti nella ricerca e dello sviluppo. Tuttavia negli ultimi anni, tutti e tre hanno mostrato una certa tendenza verso la riforma delle loro sclerotiche organizzazioni che si occupano di ricerca. E nel mese passato tutti hanno rinnovato, in un modo o nell’altro, il loro governo.

La priorità per questi governi è quella di trainare i loro paesi fuori dal baratro del disastro, in modo da prevenire il prossimo (eventuale) collasso dell’euro. Data l’enormità di questi sforzi e la loro importanza internazionale, ha ancora senso impegnarsi per favorire finanziariamente e politicamente la scienza, tramite le prossime manovre che i nuovi governi dovranno attuare all’insegna dell’austerità?

S’ha da fare, almeno per due ragioni. In primo luogo, ogni paese sviluppato privo di una ragionevole (e solida) base scientifica, si troverà ad affrontare un futuro incerto, anche se è un tormentone a cui siamo abituati, è la pura realtà. Gli scienziati di tutti e tre i paesi per anni hanno visto poche risorse finanziarie destinate ai progetti di ricerca, e quasi nessun processo di turn-over tra i ricercatori. I migliori scienziati ottengono giusto ciò di che sopravvivere grazie alle sovvenzioni internazionali, in particolare dalla commissione europea. I ricercatori greci e spagnoli possono lamentarsi anche più di noi, dato che le misure di austerity hanno tagliato di netto le loro buste paga, insieme a quelle di altri funzionari. Non è difficile immaginare che ulteriori tagli potrebbero portare con facilità ad un livello pericoloso di demoralizzazione.

In secondo luogo, tutti e tre i paesi si trovano ad un certo punto del loro cammino lungo il processo di emanazione o attuazione di nuove leggi che si applicheranno al modo in cui la ricerca viene organizzata e valutata, così da allinearsi ai criteri scientifici adottati nel resto d’Europa. Ci sono tutti i motivi per destinare le risorse politiche necessarie al fine di assicurare che queste riforme siano portate a termine  correttamente - e, dato che non costerà più di tanto, le ragioni per non farlo sono quasi del tutto irrilevanti.

Questi paesi del Mediterraneo hanno la tendenza a essere poco trasparenti nei loro sistemi di finanziamento e reclutamento in campo accademico, pertanto molto spesso il clientelismo è in grado di prevalere sulla meritocrazia. Le nuove leggi dovrebbero contribuire a risolvere questo problema, soprattutto con l’introduzione della revisione paritaria (peer review) e la valutazione. In Spagna e in Grecia, le nuove disposizioni dovrebbero anche introdurre per la prima volta le agenzie nazionali indipendenti, indispensabili per ripartire i finanziamenti per la ricerca di base in termini di competizione, secondo le linee guida proposte dal consiglio europeo della ricerca o dal National Science Foundation statunitense.

Ci arriveremo a metà strada?

Photo credit: Robert Mizerek

Il dibattito su queste norme dura da anni – la legge greca sulla ricerca, da anni promessa, non è stata ancora approvata, anche se ad agosto è stata approvata quella sulle università. In Italia, una legge per la ricerca è stata approvata alla fine del 2009 e quella dedicata alle università, giusto un anno dopo. La legge sulla scienza spagnola invece è passata lo scorso giugno.

Tutte queste leggi si differenziano negli scopi e nei dettagli, e sono perfezionabili in ciascuno degli aspetti che toccano. In tutti e tre i paesi, ad esempio, la maggior parte dei docenti universitari rimarranno dipendenti pubblici con un posto di lavoro che potrà durare tutta la vita, deludendo  coloro che speravano che le facoltà universitarie e i laboratori finanziati con fondi pubblici, avrebbero poi acquisito una maggiore flessibilità nelle assunzioni. Tuttavia qualunque sia l’entità delle loro risorse, se opportunamente implementate, ciascuna di queste leggi, solleverà la qualità della scienza migliorandone il rapporto costi/qualità.

Tutto questo è ancora più importante adesso perché in ciascuno di questi paesi sono spuntati improvvisamente una manciata di istituti competitivi a livello internazionale, insieme a piccole sacche di eccellenza, nonostante l’assenza di qualsiasi sostegno politico. I leader di questi istituti hanno scelto di operare attraverso la meritocrazia; immaginate quanto potrebbe fruttare questo approccio se diventasse obbligatorio per l’intera comunità scientifica di questi paesi.

I miglioramenti nel campo della scienza nell’Europa meridionale avrebbe benefici non solo all’interno dei singoli paesi in cui si verificano, bensì renderebbe l’Europa stessa, nel suo insieme, maggiormente competitiva. Eppure, senza nuovi fondi, il quadro giuridico potrebbe non essere in grado di raggiungere le meraviglie attese. Una nuova agenzia per il finanziamento della ricerca non sarà di molto aiuto senza un certo budget.

Adesso comunque non è proprio il momento per aspettarsi aumenti cospicui degli investimenti nella scienza, anche se piccoli aumenti potrebbero fare una differenza sproporzionata. A metà strada dal completamento delle riforme, la scienza in Spagna, Italia e Grecia ha bisogno di essere sostenuta, più che mai. Al pari della riforma fiscale, essa promette ritorni a lungo termine per quei paesi, e anche per tutto il nostro continente.

ResearchBlogging.org
Editorial (2011). Half way there Nature, 480 (7375), 5-5 DOI: 10.1038/480005a

 

Non che sia necessario aggiungere alcunché. il discorso è cristallino e più che ovvio, ma siamo proprio sicuri che non ci perderemo per strada? Basterà tutto questo finto ottimismo che dilaga? Oggi sono particolarmente ispirato da questa parola impertinente che mi gira intorno: l’ottimismo. Di questo passo ci seppellirà… se non agiamo.


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