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Ci sarà mai una "Rivoluzione dei libri"?

Creato il 10 aprile 2014 da Marcodallavalle

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Esiste un'aura malsana sulla cultura. È quel l'idea antica che il sapere sia noioso, convenzionale, poco sensuale, addirittura dannoso. Sono consapevole che la scuola non aiuta a cambiare questo stereotipo, nonostante gli sforzi. C'è anche il rischio che, nel tentativo di modificare questo preconcetto, si danneggi la cultura stessa. Diciamolo sinceramente: non è possibile avere qualcosa senza sforzo. Come possiamo amare e apprezzare, ad esempio, uno scrittore senza saperlo collocare cronologicamente? Non dico conoscere tutte le date di nascita e morte, ma in quale periodo storico, in quale secolo e in che situazione socio-economica certamente sì. Un piccolo sforzo iniziale consentirà poi il godimento della successiva parte della cultura, quella che fa vibrare, che emoziona, che entusiasma, che infiamma, che rivoluziona il pensiero, che permette di inventare, di produrre noi stessi nuova conoscenza. Oggi ci sono due estremi: da una parte gli amanti assoluti della cultura, dall'altra i detrattori. Ma tutto questo deve cambiare. Potremmo chiamarla "Rivoluzione dei libri": le casalinghe spolvereranno con un libro in mano; i giovani decanteranno il loro amore recitando poesie; nei centri commerciali le commesse daranno, insieme allo scontrino, un aforisma d'autore; al parco giochi i bambini troveranno libri su ogni panchina; nelle case di riposo si terranno maratone letterarie aperte al pubblico; i politici terranno comizi non prima di aver letto un brano coerente con quello che stanno per dire. Sogno troppo?

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