A Genova gli ultras rossoblu hanno di fatto preso in ostaggio lo stadio intimando ai giocatori di togliersi la maglia perché in quel momento stavano disonorando i colori del Genoa (la squadra stava perdendo in casa 4-0 con il Siena). Sono scattati, ovvi, i commenti scandalizzati: è inaccettabile, è stata la frase standard. È vero, è inaccettabile. Ma è inaccettabile anche che in Italia i cori razzisti vengano tollerati (Il Borussia Dortmund ha per esempio vietato l’accesso per tre anni a un gruppo di tifosi che avevano appeso uno striscione razzista). È inaccettabile che allo stadio vengano seuqestrate bottiglie e accendini ma, guarda caso, entrino fumogeni e petardi. È inaccettabile che giocatori e capi ultras facciano affari insieme, che si tratti di apertura di locali o di commercializzazione di magliette. È inaccettabile che alle feste dei gruppi ultras, dirigenti e giocatori siano sempre presenti, vicini a personaggi celebri per le loro connessioni con la malavita organizzata. È inaccettabile che le società calcistiche si servano degli ultras per fare presioni dulla federazione e sul mondo arbitrale. E su allenatori e giocatori non più graditi. È inaccettabile che le società coprano i giocatori che con gli ultras organizzano scommesse. È inaccettabile che un giocatore saluti la propria curva con un saluto romano, che sarebbe apologia di fascismo, e che la Federazione non abbia nulla da dire. È inaccettabile che i capi ultras di tante curve abbiano a disposizione biglietti gratis o scontati per le trasferte e che rivendendoli si facciano un sacco di soldi.
È inaccettabile che i giornalisti sportivi sappiano tutto questo e non denuncino mai un bel niente. Salvo poi dirsi scandalizzati quando l’ordine apparente viene alterato, come è accaduto a Genova.