Ci si voleva lamentare. Quando le proteste diventano arte

Creato il 16 novembre 2012 da Ilovegreen @ilovegreen_blog

Tutto ebbe inizio quando, sette anni fa, una coppia di artisti finlandesi decise di mettere in piedi una video performance e di chiedere ai propri connazionali, attraverso il proprio sito web ed i vari Social Network, di realizzare dei cori spontanei da pubblicare poi su YouTube. Ne venne fuori un vero e proprio tormentone che ha contagiato tantissime città nel mondo: Tokyo, Singapore, Chicago, Copenaghen, Birmingham, Helsinki, San Pietroburgo, ecc.
Stiamo parlando dei Complaint Choirs, ovvero i Cori delle lamentele, all’interno dei quali ogni lamento viene musicato.
I want my money back / Why don’t they pay me more? / Life was so good before / And why is the beer so expensive in town?”, canta il coro di Birmingham.


L’intento principale è quello di trasformare l’immensa energia che le persone sprecano per lamentarsi in qualcos’altro, ugualmente potente. Un modo originale ed ironico, quindi, per denunciare quello che non ci piace, ma anche per prendere in giro quelle persone che, invece, si lamentano un po’ troppo: “La Milano da bere ci fa venire la gastrite / Il mio vicino di coro non sa cantare”, si ascolta a Milano, la seconda città italiana a portare avanti il progetto, dopo che nel 2008 era stata Firenze a cominciare.
Finally it is weekend…and then you get menstruations / Why is a hotline never really hot / My partner is so lazy / Why is torture sometimes okay? / You can not drink alcohol when you are pregnant”, lamentano le donne di Copenaghen.
Non ci sono intenti politici, ma semplice voglia di aggregazione e di poter elencare, in maniera pacifica, tutto quello non sopportiamo. Chissà che qualcuno, ascoltando i cori, non prenda nota e cerchi di migliorare alcune delle cose che i cittadini proprio non sopportano.


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