Rachel Kushner a Le conversazioni
Ci sono più puri o più corrotti?
E perché i corrotti, nella narrativa, ci piacciono più dei puri?
Siamo sull’isola che ha ospitato alcuni dei più grandi corrotti della storia, a cominciare dall’imperatore Tiberio che controllava l’impero dall’alto della sua villa dedicata a Giove e buttava giù dalla rupe – il salto di Tiberio – tutti quelli che non gli andavano a genio. O il conte Jacques Fersen, ricchissimo dandy che fece costruire la sua villa vicino a quella di Tiberio, con tanto di fumeria d’oppio, e che compiva riti orgiastici con i giovani dell’isola nella grotta della Matermania (sembra la trama di un romanzo di Donna Tartt, anche lei presente a Le conversazioni). E poi ancora il magnate dell’acciaio Friedrich Alfred Krupp che a Capri fece costruire la bellissima via che porta il suo nome, ma fu coinvolto in un grave scandalo internazionale come corruttore dei giovani capresi e venne espulso dall’isola. Mi fermo qui perché la lista di quelli, artisti e non, che a Capri sono venuti a cercare libertà che non avrebbero avuto altrove, sarebbe lunga.
Capri, la scrittrice Donna Tartt, premio Pulitzer nel 2014 per ‘Il cardellino’
“Corruzione e purezza” è l’argomento delle Conversazioni che si sono svolte questo week-end a Capri fra la scrittrice australiana Anna Funder, l’americana Rachel Kushner (il cui romanzo I lanciafiamme è stato giudicato il più significativo del 2013 dal New York Times) e Don DeLillo, ospite d’eccezione. Le conversazioni si sono tenute nella piazzetta di Tragara, quella davanti ai Faraglioni per intenderci: un pezzo di paradiso. Organizzatori di questo bel festival sono Antonio Monda, amico dei più grandi scrittori e registi americani che in questi anni sono passati dal suo salotto di New York al festival di Capri; l’altro uomo di questa manifestazione è Davide Azzolini, napoletano, produttore di documentari. Andate a vedervi sul sito de Le conversazioni la lista degli scrittori che hanno partecipato al festival dal 2006 a oggi: è impressionante. David Foster Wallace incluso.
Anna Funder, australiana che ha studiato in Germania, ultimo libro C’era una volta la DDR (titolo originale Stasiland) parla della Stasi, quell’esercito interno che sapeva tutto di tutti, come abbiamo visto nello straordinario film Le vite degli altri. A lei Antonio Monda, che pur essendo cattolico praticante (ma forse proprio per questo) tifa per la corruzione, ha domandato: “I grandi scrittori raramente trattano di personaggi tutti positivi o di santi, viceversa trattano di personaggi tragici. Come mai un artista è attratto soprattutto da personaggi negativi?”“Nel mio romanzo C’era una volta la DDR, ho trattato della corruzione istituzionale di un intero sistema. Quello che m’interessa è la corruzione normale, nella vita di tutti i giorni. Nel romanzo Tutto ciò che sono parlo della gente che ha resistito al regime nazista. Parlo di quanto un ideale di purezza possa affascinare e attrarre ognuno di noi. Il desiderio di non dover più prendere delle decisioni ma di far parte di un progetto collettivo che avesse lo scopo di portare alla purezza era irresistibile. C’è un grande senso di liberazione nell’appartenere a un gruppo, a una comunità, a una setta, a un partito, a una scuola perché questo senso di appartenenza ci dà l’illusione di essere dalla parte del giusto e del bene e ci esime dall’assumerci delle responsabilità.Antonio Monda e Anna Funder
Se s’instaura una dittatura in un paese, è molto difficile, quando ritorna la democrazia, riuscire a stabilire a posteriori fino a che punto la popolazione ha voluto sottostare ai dettami della tirannia e fino a che punto è stata costretta a farlo. Avviene “una manovra d’innocenza” nel senso che c’è una corsa a definirsi “vittime”. Sul ponte blu di Dresda c’è una targa del 1945 che commemora “la liberazione dagli oppressori nazisti per mano dei nostri fratelli russi”. Fino a cinque minuti prima erano loro i nazisti che combattevano i russi. Dopo l’invasione russa non sono più nazisti, sono diventati fratelli dei russi che li liberano. Da chi? Da loro stessi. Così i tedeschi della Germania dell’Est si sono sentiti e considerati innocenti – almeno fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989 – e non hanno avuto una consapevolezza della loro parte nel regime nazista. E’ stata una grande manovra d’innocenza.
Dalla ricerca della purezza sono nati massacri e mostruosià, sostiene Antonio Monda, e non solo dalla purezza della razza. Sembra che gli ideali alti e nobili siano destinati a corrompersi non appena lasciano la sfera delle idee e toccano terra.
Anna Funder e Davide Azzolini
Elisabetta Rasy, che ha partecipato alle Conversazioni romane di giugno, distingue: “Se c’è un ‘noi’ contro un ‘voi’, la parola ‘purezza’ perde tutta la sua potenza positiva e indica invece uno schieramento, una fazione”. La Rasy cita Flannery O’Connor e si chiede: “Non è possibile che l’integrità di qualcuno si trovi in ciò che non è capace di fare? E che la qualità essenziale di un essere umano sia la limitatezza, intesa come integrità, contro la volontà di potere e dominio? In ogni caso noi viviamo Nel territorio del diavolo“.
Galli della Loggia, anche lui alle Conversazioni romane, pensa che il 90 per cento degli esseri umani se può fare del male, senza pagare pegno, lo fa. La corruzione è spesso l’incapacità di resistere al male più che la volontà di farlo. La sua dimostrazione è basata sull’evasione fiscale. In Italia, la dichiarazione dei redditi fedele la fanno solo quelli che vi sono costretti, tutti gli altri imbrogliano ed evadono. Ma essere obbligati ad essere puri non è un indice di purezza.
E’ d’accordo Roberto Andò che cita Simone Weil: “Bisogna fare il bene pensando che Dio non esiste perché la purezza deve essere gratuita”. Mi pare un criterio di purezza estremamente esigente per cui persino i santi sarebbero degli opportunisti.Tanti artisti sono intervenuti al festival e non posso raccontarli tutti. Di sicuro questo tema è molto interessante, soprattutto in Italia, soprattutto ora. Monda sostiene che nel carattere degli italiani la corruzione sembra esistere come una possibilità molto più ampia della purezza e la scrittrice Rachel Kushner, autrice di I lanciafiamme (ambientato in Italia durante gli anni di piombo), chiude Le Conversazioni con una riflessione su Schettino. Abbronzato, scintillanti occhi azzurro ghiaccio e lucidi capelli neri in cui sono state trovate tracce di cocaina – se l’è squagliata dalla propria nave lasciando morire 32 passeggieri. Per la Kushner: “E’ il più puro dei farabutti”. E noi lo disprezziamo!
Vorremmo risolvere la questione “purezza e corruzione” con il detto di San Paolo omnia munda mundis, come scrive Monda (qui c’è un alto rischio di bisticcio con le parole), ovvero tutto è puro per i puri, mentre per i corrotti non è puro niente, essendo contaminate le loro menti e le loro coscienze. Ma a questo ha risposto Anna Funder quando ha raccontato che 17 milioni di tedeschi della Germania dell’Est si sono auto-assolti dall’essere stati nazisti con una rapida “manovra d’innocenza”: è bastata una targa per trasformarsi da nazisti a puri fratelli dei russi.Dopo Roma e Capri, il prossimo appuntamento con Le conversazioni sarà a New York, a novembre, con Patrick McGrath e Zadie Smith. Chissà, forse andremo anche lì.
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A Don DeLillo, che è stato la star di questa edizione, dedicherò prossimamente un post a parte.