di Andrea Zaccariello
con Enrico Brignano, Burt Young, Francesca Inaudi
Italia 2013
genere: commedia
durata, 103'

Costruito su un impianto prevedibile, con la situazione di partenza destinata a ribaltarsi al termine di una serie di episodi che sembrerebbero confermarla, "Ci vediamo domani" dopo un inizio giocato sulla maschera tragicomica del suo protagonista, messo in mezzo da un losco faccendiere - un Ricky Tognazzi in versione Man in Black - ed in fuga dalla consorte che gli chiede gli alimenti, cambia improvvisamente faccia trasferendosi nelle atmosfere più sfumate e nei ritmi rallentati del piccolo mondo antico dove si compierà l'educazione emotiva e esistenziale del protagonista. Senza abbandonare del tutto la ricerca dell'aneddoto, soprattutto quando il film costruisce le peculiarità di una comunità immarcescibile e le conseguenze di un paradosso che finisce per demolire le credenze del protagonista - che finirà per ammalarsi al posto dei suoi clienti - "Ci vediamo domani" si allarga ad una professione di fede che riscopre (lambendo lo stereotipo) la saggezza della vecchiaia, e rilancia - in chiave laica - un ottimismo riassunto dal significato di un titolo, quello del lungometraggio, che esorcizza la fine ipotecando il tempo che verrà. Intento lodevole che il film realizza con dialoghi scontati e pieni di parole, intercalati da monologhi dello stesso tenore che tolgono ritmo alla storia ed imbrigliano la verve di Brignano, regalandogli una parte da mattatore dimezzato. Un peccato mortale che nessuna commedia potrebbe sopportare, a cui bisogna si aggiunge la mancata brillantezza dei dialoghi, ricolmi di saggezza poco divertente, ed una sottotrama che all'insegna dell'amore e della famiglia organizza un finale a sorpresa, a cui il film si aggrappa per provare ad invertire uno swing un pò troppo monocorde. E se anche esiste un accenno all'(im)moralità dei nostri tempi, colta nell'associazione tra l'ambiente clericale in cui si muove il personaggio di Tognazzi e lo strozzinaggio che lo stesso mette in atto nei confronti del protagonista, la sensazione è quella di una contestualizzazione volta ad aumentare per contrasto la forza taumaturgica dell'altrove provinciale più che a denunciare il malcostume nazionale. Ed allora pur riconoscendo a Brignano una volontà di cambiamento non possiamo non registrare l'ennesima delusione per un artista che sta ancora cercando il suo film.