Ieri abbiamo assistito a un colpo di stato necessario, alimentato da media e social network.
Quella dei mercati è stata l’occasione per liberarci in modo indolore e pacifico di un regime, durato un triste ventennio, in cui, dalla promessa del miracolo economico, siamo giunti al governo delle ragazze calendario che cominciò con la Pivetti presidente della Camera.
Se qualcosa di buono i vari governi Berlusconi hanno realizzato - non me ne intendo ma qualcosa magari avranno pure fatto - è stato oscurato, oltre che dall’immoralità del leader, dalla sua commistione fra letto e potere.
Peggio di divertirsi con le escort, peggio che ricevere prostitute clandestine minorenni nei palazzi pubblici, peggio di tutto questo, c’è stato elevare show girls al livello di ministri, sottosegretari etc, con tutto il rispetto per le varie Garfagna, Minetti, Brambilla, che, poverine, magari si sono anche impegnate, hanno cercato di fare quello che potevano. Inserire persone non competenti nei posti chiave - tanto poi “ghe pensi mi” - riempire il parlamento di gente ignorante che non sa cos’è lo spread o un’agenzia di rating, gente muta e comprabile, pronta a passare da una sponda all’altra per far numero di qua o di là, ci ha portato allo sfascio, a negare l’evidenza di una crisi che non è solo italiana, a nasconderla sotto il belletto televisivo, le gigionate internazionali, i bacetti alle giapponesine in divisa scolastica, le pacche sulle spalle a Sarkozy.
E poi c’è l’ossessione per la giustizia, il volere al ministero persone che facessero da blocco, da ostacolo “contro” e non a capo dei giudici. In un crescendo delirante fino all’ultimo, patetico, atto, di appartarsi con Obama per discutere del problema magistratura come se in Italia non si parlasse d’altro. Anni e anni persi a discutere in parlamento di televisioni, intercettazioni, niente che riguardasse la vita del paese, la gente comune, l’economia, l’industria, la sanità, la scuola.
Non abbiamo più credibilità, siamo diventati ridicoli agli occhi del mondo. Dobbiamo riconquistare, oltre alla possibilità di un’economia solida e di un futuro, anche la dignità, la serietà, i valori da trasmettere a chi viene dopo di noi.
Il colpo di stato, la spallata, era inevitabile. Speriamo solo che non si crei un precedente, magari contro governi migliori di quello che se ne è appena andato e che speriamo non torni mai più.