La pioggia cade senza sosta, fuori dal Bilbao Arena. Mi sto destreggiando (male!) tra le public relation del post-concerto quando il furgoncino grigio metallizzato fa la sua comparsa oltre la sbarra del parking.
Mi sarei aspettata qualcosa di veloce. Un finestrino abbassato. Un “Hola Chicos”. Niente più. Invece, Dani scende dai sedili posteriori. Non ha l'ombrello. C'è solo una camicia leggera a separarlo dal gelo della notte. Dalle ossa che si impregnano, come le mie, di un'umidità pressapoco assassina. Mi guardo attorno: Céline, Blanca, Carmen... le mie compagne di avventura, adesso, sembrano in tutto e per tutto reduci da uno sbarco clandestino. I capelli fradici incollati alla faccia, le chiazze di bagnato sulle giacche, un tremore incontrollato a scuoterle da testa a piedi. Il lato peggiore dell'immagine è che so perfettamente di essere molto, molto peggio di loro. Me ne preoccupo, in un istante passeggero di inutile vanità. Poi, peró, lui mi sorride. “Come stai, Ilaria?!”. Ricambio il suo abbraccio con la foga dei momenti importanti. “Cuánto tiempo!”, mi sfugge con forse troppo trasporto. E “Grazie di essere venuta”. La danza delle foto prende il via subito dopo, ché l'urgenza di documentazione, si sa, e piú forte anche delle intemperie. Vi assisto in disparte, imbarazzata come al solito dal rituale angosciante delle piccole folle. Come colonna sonora, la voce di Blanca. “Chiudi l'ombrello”, mi ripete come un mantra. “Chiudi l'ombrello”. Io sono troppo stordita per darle ascolto, o almeno capire il perché. “Altrimenti perdi l'occasione”Quando mi rendo conto che sta parlando di un altro scatto vorrei dirle che non mi interessa. Che ci sono momenti e momenti. Vorrei raccontarle, solidale alla sua gravidanza, di questo assurdo istinto pseudo-materno che ora mi divora dentro. Dani, entra in macchina. Copriti. Prenditi una sciarpa. Dai che domani hai un concerto, sú. Ecco, questo vorrei dire. Ma ormai è troppo tardi. Vedo Céline mettere una Reflex in mano al Road Manager. Blatera qualcosa, poi gesticola in direzione del cantante. Lui sta ormai rientrando in auto, il saluto da Papa ed il ringraziamento collettivo che mi aspettavo dall'inizio.
"Scusa, Dani, possiamo chiederti una foto?""L'ultimissima, davvero!!", aggiungo. Ed è allora che, con mia incredibile sorpresa, lui si scusa. Si scusa, capite? Per essersi dimenticato di farla prima, per averci lasciate per ultime, perchè se ne stava per andare. Forse anche un po' per il diluvio e la fame nel mondo, chissà. Qualunque sia la ragione, mi sembra tutto talmente paradossale che non farò che ripetere 'sta storia per il resto della nottata. "No, scusa tu". "Chiudi l'ombrello". Poi, il flash. Nella concitazione generale, l'immagine che immortala il momento ritrae: il mento di Dani Martin (si riconosce dalla barba), un braccio di Céline, e una ciocca dei miei capelli. Il tutto, su di uno sfondo di pozzanghere grigie. Aspettiamo il taxi assieme ad una folla sempre meno numerosa, che dopo circa sei vetture luci-verdi munite si riduce a noi e ai coniugi Martin. Suo padre, efficientissimo, gestisce i lavori di smistamento a seconda delle reciproche destinazioni. Sua madre, più defilata, fuma una sigaretta sotto alla tettoia. Quanto a noi, ci apprestiamo nei programmi a rendere fisica una barzelletta. "Ci sono un'italiana, una francese e una spagnola che vogliono cenare all'una e mezza di notte..."Risate. Compassione. Espressione perplessa del taxista. Al grido di "scusate, siamo chiusi" veniamo cacciate in quest'ordine da: Burger King, Mc Donal'ds, TelePizza, ristorante, ristorante, caffetteria, baretto.. Alla fine riusciamo ad accaparrarci un paio di triangoli di toast ripieni di uova fritte, salsine e bacon al bancone di un locale del centro. Sarà per l'ora tarda, la stanchezza, e l'indicibile gratitudine all'inventore del riscaldamento, ma mi sembra di non aver mai mangiato niente di più buono in vita mia. Ed evidentemente Carmen deve condividere la mia sensazione di euforia, visto che la sento profondersi in avance scherzose nei confronti del proprietario."Scusa se ti chiedevo di chiudere l'ombrello", mi riecheggia in testa una voce. Un paio d'ore e un sonno senza sogni dopo, stiamo socializzando con la donna delle pulizie, più semi-svenute che sedute sul divano di un hotel a quattro stelle. Strani scherzi del destino, è solo a pochi passi da quello in cui alloggiamo noi. "State aspettando...?", ci chiede la ragazza mentre passa il Mocio sui pavimenti già immacolati."Sì!""Chi?!", e ha già un'aria complice. "I cantanti!", dice Blanca. E il suo plurale mi dipinge nella testa un'immagine buffissima, in cui l'intero jet set della musica pop mondiale si raduna in questi pochi metri di atrio. Compresa Lady Gaga con lo stranissimo cappello stile anello di Saturno di quel video. Infatti scoppio a ridere, capirete. E tutt'intorno mi guardano male. "Aaaaaah!", esclama la donna delle pulizie, a sua volta piuttosto divertita (avrà immaginato Lady Gaga pure lei? ), "Stanno facendo colazione".
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