A proposito di cultura, competenza, studio, approfondimento, merito:
“La cultura non si mangia” è stato uno degli slogan dell’ultimo ventennio, ogni volta che un ministro si preparava a tagliare i fondi alla scuola o alla ricerca.
E invece è proprio il collasso culturale la prima causa dei guai italiani.
Da vent’anni abbiamo smesso di pensare, di studiare e quindi abbiamo smesso di crescere come Paese.
Il mondo cambiava in fretta, diventava sempre più complesso e in Italia si inseguivano le ricette più semplici. Le classi dirigenti si rinnovavano alla ricerca di leadership all’altezza, come sono stati nel bene o nel male i Clinton e i Blair, Chirac o Merkel, Obama o i neoconservatori inglesi, ma da noi si è assistito per vent’anni alla mediocre contesa tra un miliardario ignorante e uno dei più anonimi gruppi dirigenti della sinistra mondiale, destinati alla fine a governare insieme.
Per un ventennio la maggioranza degli italiani è riuscita a credere alle promesse puerili di Berlusconi, che si vantava in privato di trattare con successo gli elettori come “ bambini di undici anni, nemmeno tanto bravi a scuola”.
E quando il ridicolo sogno berlusconiano è fallito, milioni di brave persone non hanno trovato di meglio che votare per protesta un movimento cresciuto sulla base dei vaffa lanciati da un comico con un faticoso diploma da ragioniere e un tecnico di internet come guru.
Ma dove volevano andare?
Infatti non stanno andando da nessuna parte, sono lì a discutere di diarie ed espulsioni.
Ora abbiamo un governo di mediocri, per quanto guidato da un premier intelligente come Enrico Letta, che applica ricette mediocri come il precedente governo Monti. In pratica un altro governo fantoccio manovrato da Draghi e dalla Bce.
Ma è destinato a durare a lungo perché l’opposizione grillina è culturalmente mediocre, per non dire ridicola. Si vantano di non avere intellettuali e ci credono.
Quale intellettuale o meglio quale persona intelligente accetterebbe di prendere ordini da Grillo e casa leggio?
Abbiamo un’informazione mediocre, improntata sul modello di talk show che sono soltanto palestre per esercizi di narcisismo estremo.
Per finire il quadro c’è una classe imprenditoriale che invece di chiedersi come migliorare la produzione, implora aiuti di stato per il modello anni 80 della fabbrichetta del Nord con annesso capannone.
Come si esce da un simile disastro nessuno lo sa, ma ci vorranno anni.
Tanto per cominciare si potrebbe richiamare in patria i molti italiani intelligenti che in questi vent’anni, disgustati dal rimbecillimento collettivo del paese, sono andati a cercare fortuna all’estero. Ci vorrebbe un bel governo di oriundi, come la nazionale di calcio di una volta”.
Curzio Maltese da Il Venerdì di Repubblica